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LA SPEZIA | CAMeC Centro arte moderna e contemporanea | 30 novembre  2019 – 22 marzo 2020

Intervista a MICHELANGELO PENSO di Stella Cattaneo

Al CAMeC di La Spezia è stata inaugurata la personale di Michelangelo Penso, curata da Leo Lecci e visitabile fino al 22 marzo 2020. Dimensioni infinite mette in mostra le ricerche condotte dall’artista veneziano al confine tra arte e scienza. Lo abbiamo incontrato per approfondire insieme questo binomio, declinato attraverso opere relazionali, materiali industriali e visioni straordinarie...

Michelangelo Penso, Pelagibacter, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Le tue opere sono affascinanti installazioni a tema scientifico. La tua formazione è però artistica e allora viene da chiedersi da dove nasca la tua attrazione per la scienza. Quale pensi che possa o debba essere il rapporto tra arte e scienza oggi?
Credo fortemente che sia necessario uscire dal proprio ambiente per sondare modi di vedere diversi. È dunque la stessa sperimentazione artistica ad avermi spinto verso questo “territorio”, scoprendo le affinità tra arte e ricerca scientifica, soprattutto quando quest’ultima si muove nel campo dell’astrazione. Nel 1959, sessant’anni fa, l’inglese Charles Percy Snow denunciava l’avvenuta separazione tra «le due culture», quella scientifica e quella umanistica e sosteneva con forza la necessità di ricucire la scissione benché desse per scontato che la rottura si fosse ormai inesorabilmente consumata. Molti intellettuali, in Italia e all’estero, furono colpiti dalla provocazione di Snow e reagirono. Primo Levi, per esempio, scrisse che se davvero esiste una «schisi» tra scienza e arte, si tratta di una «schisi innaturale»: questa separazione, difatti, non era conosciuta né da Dante né da Galileo e neppure da «Empedocle, Leonardo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, né Michelangelo; né la conoscono i buoni artigiani d’oggi, né i fisici esitanti sull’orlo dell’inconoscibile». Ancora oggi, e anzi oggi più che mai, siamo costretti a misurarci con la provocazione di Snow dal momento che la rottura non è ancora stata sanata. Dovremmo assumere l’approccio di Primo Levi: la separazione tra arte e scienza deve essere eliminata in quanto entrambe le discipline formano un unicum di sapere.

Michelangelo Penso, Cronòtopo, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Hai già dichiarato in altre interviste qual è la valenza del colore nel tuo lavoro e, per quanto molto spesso la componente cromatica delle tue opere risulti accattivante e accesa, in realtà essa ha a che fare con l’osservazione scientifica puntuale delle strutture nanometriche. Mi domando dunque se sia unicamente un discorso formale ed estetico a spingerti verso la traduzione plastica di realtà infinitamente grandi e infinitamente piccole rispetto all’uomo.
Il mio lavoro artistico si basa su una puntuale osservazione di particelle ed elementi microscopici. Per questa ragione la mia relazione con il colore non è emotiva, non mira a un’esplorazione della sua potenzialità espressiva ma semmai ad approfondire la sua natura fisica. I materiali che utilizzo per la creazione delle mie opere sono già di per sé colorati e rispecchiano i colori reali della materia. Allo stesso modo ciò che mi spinge a mostrare elementi che non fanno parte delle nostre esperienze comuni è la curiosità dello scienziato e la volontà di porre una forte attenzione a dimensioni a noi visivamente sconosciute. L’intento è quello di forzare la nostra attitudine verso la conoscenza di determinati ambiti nell’ottica di un umanesimo allargato dove l’umanità non è sola ma è testimone rispettosa e attenta di ciò che la circonda. 

Michelangelo Penso, Cronòtopo, installation view, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Il formato delle tue opere permette di vivere esperienze non comuni: nell’allestimento del CAMeC possiamo passeggiare tra i pianeti in Cronòtopo e siamo dominati dagli imponenti batteri Roseobacter e Pelagibacter. Così come avviene anche nei Carnets in cui i microrganismi invadono piazze e monumenti nazionali di tutto il mondo. Che rapporto hai con la dimensione delle tue opere? Come decidi che dimensione dovrà assumere un’opera?
Le mie opere sono per lo più site specific ed è dunque il luogo che ospiterà il mio lavoro ad imporre in qualche modo la dimensione che l’opera dovrà assumere, seguendo una determinata scala di ingrandimento che porta a visualizzare forme viventi che altrimenti sarebbero invisibili all’occhio umano. I Carnets, invece, sono idee progettuali. I monumenti, le piazze e i paesaggi che essi contengono sono ipotetiche visioni delle forme architettoniche della materia, di strutture molecolari che non assumono forma tridimensionale ma restano cristallizzate con disegni a matita su vecchie pagine di testi di biologia o guide di viaggio.

Michelangelo Penso, Roseobacter, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Cronòtopo è un’installazione sonora in cui il visitatore può percepire le frequenze emanate dai pianeti, registrate nel 2012 dalla sonda Voyager I della NASA. Ricorda visivamente Vibration tree (2019) e in parte Colonna sonora (2017) e come Corridoio del tempo (2019) è un’opera fortemente relazionale in cui il passaggio del visitatore addirittura altera e integra la “voce dei pianeti”. Quale rapporto immagini debba esistere tra le tue opere e il fruitore?
Quando progetto e realizzo questo tipo di lavori penso al contatto diretto con lo spettatore, si può dire che le opere nascano appositamente per entrare in relazione con il fruitore che di volta in volta è portatore di background culturale diverso. Cronòtopo è l’esempio tipico di opera che difficilmente può essere raccontata o fruita in una maniera diversa da quella concepita per l’allestimento di un determinato spazio. Lo spettatore, camminando attraverso le diverse parti dell’opera, attiva, con la sua massa e la sua temperatura, suoni e vibrazioni ogni volta differenti. L’installazione Cronòtopo si basa sempre su presupposti scientifici ma è fortemente tesa ad instaurare una relazione con il pubblico. 

Nessuna delle opere esposte al CAMeC mostra la tua firma, tranne le rappresentazioni scultoree tridimensionali delle frequenze dei pianeti che, fissate alle pareti, costituiscono un accompagnamento di Cronòtopo. Cosa ti ha guidato verso questa scelta?
In realtà tutte le mie opere sono sempre firmate ma preferisco che la firma non sia visibile e non contamini la fruizione dei lavori. Nel caso delle otto frequenze tridimensionali dei pianeti, invece, l’etichetta che riporta titolo e dati di frequenza è parte integrante dell’opera, come l’appunto di catalogazione che potremmo ritrovare in un comune vetrino in un laboratorio a seguito di un esperimento scientifico. 

Michelangelo Penso. Dimensioni infinite
a cura di Leo Lecci

Mostra promossa da
Comune della Spezia
Sindaco e Assessore alla cultura, Pierluigi Peracchini

e prodotta da
CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea
Dirigente Servizi culturali, Massimiliano Curletto

in collaborazione con
DIRAAS Dipartimento Italianistica Romanistica Antichità Arti e Spettacolo – Università di Genova
AdAC Archivio d’arte contemporanea – Università di Genova

30 novembre 2019 – 22 marzo 2020

CAMEC Centro arte moderna e contemporanea
Piazza Cesare Battisti 1, La Spezia

Info:+39 0187 727530
http://camec.museilaspezia.it

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