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VENEZIA | Arsenale Novissimo | 7 giugno – 23 novembre 2014

Intervista a MARICA MORO di Matteo Galbiati

Con Genesis second day l’artista Marica Moro (1970), presente allo Spazio Thetis di Venezia in occasione della 14. Biennale di Architettura, ha proposto una nuova grande scultura che pone al centro, fedele alla ricerca dell’artista, i temi legati all’uomo e alla natura. In occasione di questo progetto per il noto spazio veneziano, l’abbiamo intervistata, per avere una ricognizione sui contenuti e le scelte che l’hanno guidata alla realizzazione di questa recente opera:

Marica Moro

La tua mostra è presentata in occasione della 14. Biennale di Architettura come hai accolto questa proposta? Su quale scelte si è orientato il tuo sguardo?
Ho conosciuto lo Spazio Thetis, in occasione della mostra Culture Nature, alla quale avevo partecipato nel 2010, evento collaterale della Biennale di Architettura dello stesso anno, è stato quindi molto stimolante riprendere il dialogo con Antonietta Grandesso, curatrice dello Spazio, e partecipare attivamente anche al progetto preparatorio della mostra, proposta da Fortunato D’Amico e condivisa con Michelangelo Pistoletto. Mi sono quindi soffermata sul tema del dialogo tra arte e città, sul quale da anni sto lavorando attraverso diversi progetti. 

Su che opere ti sei concentrata e come ti sei rapportata al tema della Biennale?
In continuità con il ciclo di opere Greenhouse, legate al tema della nascita e della trasformazione, già parte della Collezione Thetis dal 2013, ho scelto di creare un’opera site specific con materiali naturali come l’argilla e i pigmenti ossidi, forniti per l’occasione dall’azienda Matteo Brioni, specializzata nella bioarchitettura.
Il tema di questa Biennale di Architettura, Fundamentals, ci riporta alla necessità di concentrare la nostra attenzione proprio sugli elementi principali del progetto architettonico, così come nelle mie opere sottolineo l’importanza di ritornare alle origini e alle necessità primarie dell’uomo, ancestralmente legato all’acqua, alla terra e al ciclo biologico naturale.

La riflessione si muove attorno alla “genesi”, cosa significa per te questo concetto? Come pensi si legga nella tua opera?
La genesi è legata indissolubilmente anche alla fine, intesa come fine di un ciclo: questa compresenza di vita e di morte è alla base dell’universo e della nostra esistenza. L’intuizione di questa parte della mia ricerca muove anche dall’acceso dibattito sulla sperimentazione genetica: mi sono immaginata una grande serra-laboratorio umano-vegetale, in cui vi sono alcuni vasi-provetta, da cui nasce la vita, e altri in cui si assiste invece alla morte del seme.
Genesis 2, in particolare, viene letta in questo momento critico di mancanza di valori e di punti di riferimento anche come messaggio positivo e di rinascita culturale, molto importante in questo periodo per l’azienda Thetis, per Venezia, ma anche per l’Italia in generale.

Che prospettiva suggerisce il tuo lavoro guardando ai quattro macro spunti che sollecita: arte, architettura, natura e uomo?
Ho sempre creduto nella contaminazione tra le discipline, nel senso di arricchimento reciproco, e negli ultimi anni ho cercato di proiettare la mia ricerca proprio in questa direzione, declinando il mio messaggio tra arte, design e architettura e coinvolgendo anche diverse aziende per creare insieme un dialogo costruttivo rivolto al continuo e necessario confronto tra uomo e natura.

Marica Moro, Genesis second day, 2014, Spazio Thetis, Venezia

L’immagine che hai proposto ha dei contenuti simbolici molto forti – anche nelle scelte cromatiche – ce ne spieghi il senso?
L’uso del colore è funzionale al significato dell’opera: il blu della base rimanda all’acqua, elemento primigenio, il rosso e il marrone riportano alla terra, il verde ricorda la clorofilla, infine il giallo della figura della pianta-omino, che si apre verso il cielo, è  simbolo di luce e di rinascita.

Come si ricorda questo tuo lavoro nel contesto della tua ricerca? Quali tratti distintivi conserva e quali aspetti nuovi esplora?
Genesis 2 è un punto d’arrivo di una riflessione sull’uomo, iniziata vari anni fa, che vorrebbe essere al tempo stesso anche nuovo punto di partenza, anche se è difficile ora prevedere dove mi porterà. Sicuramente il fil rouge che unisce i progetti degli ultimi anni è legato strettamente al vaso come metafora di contenitore-grembo che raccoglie e protegge, nel quale “costruire”, cercando di togliere il confine fra lo spazio della natura e quello del costruito.

Hai lavorato avendo accanto un’opera simbolo della recente ricerca di Michelangelo Pistoletto: Terzo Paradiso-Coltivare la città. Come ti sei relazionata a questo lavoro?
Michelangelo Pistoletto è un’artista poliedrico e geniale che ha saputo, arrivato all’apice di una carriera densa e articolata, rivolgere il proprio sguardo anche verso i reali problemi della nostra società, attraverso un uso più consapevole del design, della moda, dell’architettura e dell’arte, cercando concretamente di suggerire delle soluzioni migliorative nell’evoluzione del nostro pianeta.
Il Terzo Paradiso vuole idealmente riunire in un immenso abbraccio tutti coloro che contribuiscono, attraverso il loro lavoro, a rendere possibile tutto ciò: in questo senso mi sono sentita parte di qualcosa molto più grande di me. Collaborare con Michelangelo Pistoletto, molto selettivo nelle sue scelte, per me ha significato un vero traguardo professionale e artistico, dopo molti anni di ricerca.
Coltivare la città è anche il tema di uno dei miei ultimi progetti, Kitchengarden, un vaso-orto metropolitano, che ho realizzato grazie a un’azienda florovivaista, Edilgreen, e che ora è esposto al Superstudio di Milano. 

Marica Moro, Genesis second day, 2014, Spazio Thetis, Venezia (dettaglio)

Il pubblico delle due Biennali (d’arte e d’architettura) veneziane non sempre è lo stesso e, spesso, per quanto tangente uno all’altro, cambiano in ciascuno le prospettive, gli interessi, il modo di leggere i lavori proposti. Che riscontri e opinioni hai rilevato su questo tuo lavoro? Con che occhi viene visto?
In quest’occasione  la mia partecipazione è stata fortemente voluta, oltrechè dal curatore, da Antonietta Grandesso e dalla direzione di Thetis, in quanto la mia installazione simboleggia una sorta di rinascita culturale, legata al territorio.
Inoltre ho potuto partecipare anche alla iniziale stesura del progetto, dalla quale è nata l’idea di coinvolgere Michelangelo Pistoletto, che avevo avuto il privilegio di conoscere al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, dove ho presentato la mia prima opera Genesis, in occasione della bella mostra dedicata al grande artista e all’attività della sua Fondazione. Ho riscontrato che la mia installazione all’interno di questo parco è colta come messaggio positivo, anche perché riporta al tema dell’ambiente e del cibo, da cui Expo 2015 prenderà il via.

Dopo la mostra a Venezia quali sono i tuoi prossimi impegni?
Al momento sono molto assorbita dal progetto Superortopiù, una sorta di piattaforma culturale, oltrechè mostra-evento realizzata sul tetto del Superstudio di Milano, in collaborazione con Novacivitas, Cittadellarte Fondazione Pistoletto, che proseguirà anche nel periodo dell’Expo e che coinvolge Associazioni di categoria, aziende e professionisti del Design, dell’architettura e dell’Arte, ma anche musicisti del calibro di Luisa Prandina, prima arpista della Scala di Milano.
Inoltre sto collaborando come docente artista con il professor Roberto Rosso dell’Accademia di Brera e con il Museo d’Arte Contemporanea Paolo Pini di Milano a un workshop che coniuga scultura e fotografia, che sfocerà poi in una innovativa mostra-progetto.

Marica Moro. Genesis second day
a cura di Fortunato D’Amico 

7 giugno – 23 novembre 2014

Spazio Thetis
Arsenale Novissimo, Venezia

Orari: da lunedì a venerdì 10.00-18.30; sabato e domenica su prenotazione; aperto sabato 7 e domenica 8 giugno 2014
Ingresso libero 

Info: info@thetis.it
www.thetis.it
www.maricamoro.com


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