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Una poetica affascinante popolata di figure ludico-totemiche, capaci di mostrare ad ogni osservatore il proprio volto introspettivo, la sua essenza primigenia utilizzando la stessa tecnica che la leggenda attribuisce alle divinità per forgiare l’uomo e la sua terra. Personaggi fisici e tridimensionali, caldi come la vita eppure restituiti all’immaginario collettivo come bambole stranianti, inquietanti ad una prima occhiata, capaci poi di divenire portatori di suggerimenti riguardanti luoghi dell’anima altrimenti condannati a restare inviolati, perché troppo fragili per essere esplicati se non da realtà metaforiche. Luca Lanzi propone un progetto appositamente realizzato per la galleria L’Ariete arte contemporanea di Bologna, in cui alla ceramica si alterna un disegno superlativo, delicato nella giusta maniera, capace di aumentare gli aspetti poetici e sacrali che sottendono l’idea dell’esposizione.

Viviana Siviero: La nostra ultima conversazione ufficiale risale a non troppo tempo fa: allora mi illustrasti dettagliatamente il tuo superbo universo ludico-totemico e le sue motivazioni sorgenti. Adesso è venuto il momento di una importante mostra personale, che ci avevi preannunciato: ce la puoi raccontare per opere e poetica?

Luca Lanzi: La mostra presso i prestigiosi spazi della galleria L’Ariete di Bologna, ha come titolo Feticci, e sono infatti loro i protagonisti di questo progetto articolato tra sculture fittili e disegni di piccolo e grande formato. La magia di un momento sospeso, la purezza e il mistero, vogliono essere il filo conduttore che si dipana tra le diverse opere esposte, in un percorso introspettivo dove l’idolo fantoccio diviene la trasposizione simbolica di questi elementi.

Che cosa ti aspetti dal pubblico?
Un giudizio sincero.

«Le figure che rappresento nascono da un universo interiore, dai luoghi segreti dell’anima. L’immaginario da cui traggo i soggetti dei miei lavori è il risultato della trasposizione nel mito di tutto un repertorio di elementi riconducibili in generale alla sfera ludica». Queste le tue parole. Adesso vorremmo avere qualche esempio concreto che aiuti il lettore ad orientarsi e a subire ancor più la fascinazione dei tuoi personaggi stranianti. Indicaci, per favore, la geografia di alcuni fra questi luoghi segreti, suggeriscici il mito in modo che anche noi possiamo trasporlo nel nostro fanciullino privato…

Come suggerisce Flaminio Gualdoni, Caillois dice che mitico è l’oggetto sacro, sacro è tutto ciò che non è profano, profano è ciò che non ci coinvolge irrimediabilmente, in cui rimane estranea la parte più profonda di noi, che forse potremmo chiamare anima.
I luoghi dell’anima rimangono segreti sino a quando un particolare evento gli porta luce, ed allora si teme e si ama al tempo stesso.
In questi luoghi vorrei collocare i miei feticci, i cavallini con le ruote, le papere giganti, i fiori ipnotici.

«Più che avere una direzione, i miei personaggi vogliono essere un veicolo emotivo verso i luoghi sensibili di noi stessi e nello specifico, veicolo della mia sensibilità». In che modo le tue opere possono divenire “ognuno di noi” e abitare questi luoghi sensibili? Attraverso quale processo avviene tutto ciò secondo te?
Osservo percezioni molto differenti del mio lavoro da parte del pubblico. Penso che ognuno assimili il mio linguaggio in funzione della propria sensibilità e del proprio vissuto, spesso al di là di quelli che possono essere i miei intenti.

Sei in mostra alla Galleria Civica di Modena con Pagine da un bestiario fantastico, un progetto di grande bellezza e successo: che tipo di esperienza ed apporto hai messo a disposizione del pubblico in questo particolare progetto?
Sì, gli spazi e la mostra sono molto belli, e la curatela è stata splendida (Silvia Ferrari e Serena Goldoni, n.d.r.). La mia opera, è entrata a far parte della Raccolta del Disegno Contemporaneo, e rappresenta un cavallo da corsa su rotelle tipo giocattolo. Sul fianco ha raffigurata la costellazione dello scultore e la sua grande testa vitrea si trova al limite di una linea rossa che lo separa da uno spazio ulteriore. Rappresenta il dubbio, la paura e la speranza di chi, dopo lunghi percorsi, si trovi a temere l’ultimo passo, quello verso la pienezza di un nuovo stato d’essere e dei nuovi spazi in cui si troverà ad abitare.

Ti faccio una domanda che già ti feci, perché è passato del tempo: a cosa stai lavorando attualmente e quali sono gli impegni a cui ti stai dedicando adesso?
Il primo maggio inauguro alla Galleria Lorch-Seidel di Berlino una doppia personale insieme a Benjamin Bohnsack.
Per l’autunno 2010 con la galleria L’Ariete artecontemporanea stiamo preparando un catalogo monografico, la mia partecipazione con alcune sculture ad una importante mostra in un museo italiano e installazioni di lavori inediti in fiere nazionali.

La mostra in breve:
Luca Lanzi. Feticci
A cura di Alessandra Redaelli
L’Ariete artecontemporanea
Via D’Azeglio 42, Bologna
Info: +39 348 9870574
www.galleriaariete.it
Fino al 31 maggio 2010

In alto da sinistra:
Cavallino, 2010, tecnica mista su carta, cm 50×70
Doll, 2010, tecnica mista su carta, cm 50×70
Feticcio, 2010, tecnica mista su terracotta, cm 45x25x12

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