Degli oggetti possiamo dire tante cose, parlare della loro forma, del loro peso, della precisione, della visibilità, della riproducibilità… Semplici e potenti allo stesso tempo, a volte così piccoli o così comuni da farci dimenticare la loro intelligenza, la loro incredibile capacità di raccontare storie. Gli “oggetti trovati” da Luana Perilli per la mostra personale da The Gallery Apart dicono molto di loro e di chi momentaneamente li ha resi “celibi”. Privati della loro funzione originaria, “orfani” dell’uomo che se ne circonda nel quotidiano, diventano una proiezione della sua stessa identità, una scoperta, una ricerca…
“Manutenzione sentimentale della macchina celibe”, 2009, veduta della mostra, The Gallery Apart , Roma. “Orfano di undici anni”, 2009, scultura materiali vari. Courtesy The Gallery Apart
Ne Le cose di Georges Perec il “catalogo” degli oggetti di una casa racconta una intera vita, una casa sovrabbondante di cose che arrivano ad inghiottire lentamente la coppia che vi abitava. In Manutenzione sentimentale della macchina celibe privati della loro funzione “abitano” – come video scultura e collages – la nuova sede di The Gallery Apart. Cosa raccontano?
Luana Perilli: Perec è un autore che amo molto e in effetti un gioco enigmistico e linguistico è anche alla base di questo lavoro. Nella serie di collages, che danno il titolo alla mostra, esiste un doppio lavoro relativo all’object trouvé: non solo la sua immagine ma anche il testo è in qualche modo “trovato”. Ho utilizzato infatti le didascalie delle immagini dei mobili, presi da vecchie pubblicazioni degli anni ’60 e, attraverso la cancellazione di sillabe e lettere, ho lasciato emergere dei piccoli testi poetici che raccontano le loro interazioni ed emozioni.
L’assunto principale di tutto il progetto ruota attorno ai concetti di privazione e distacco attraverso l’assente “fisico” per eccellenza: l’uomo…
Ricordo una poesia di Neruda
«… Vivi nella mia assenza come in una casa.
È una casa sì grande l’assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.
È una casa sì trasparente l’assenza».
L’assenza carica di significati ed atteggiamenti gli oggetti comuni fino a sostituirli alla presenza umana che li possedeva e li abitava. Ho voluto ritrarre l’abitare in quei momenti in cui proprio la mancanza del “soggetto” risignifica e decontestualizza l’oggetto.
Gli ambienti che si animano nel video Sì dolce è il tormento sono tutti ambienti in restauro e ricostruzione mentre la serie delle sculture le vedove e gli orfani prende in considerazione i mobili come “reperto” di un lutto, strutture non più abitate che prendono il posto e le attitudini dei loro proprietari.
Anche la tecnica dei collages è basata sulla privazione: le immagini sono costruite attraverso un sistema di sottrazione dei materiali più simile alla scultura che alla pittura. Non c’è nessuna aggiunta o elaborazione digitale ma tutto è ottenuto attraverso un sistema di tagli, spostamenti e cancellature.
Tutto riporta al vissuto degli oggetti tutt’altro che inanimato, capace di stabilire relazioni reciproche, non solo con chi le vive. Cosa si cela sotto la patina dell’abitudine domestica?
Credo che il contesto domestico nasconda e nutra tutte le relazioni. Osservando lo spazio che abita una persona si può dire molto sul suo modo di sentire.
La casa è forse la proiezione più elementare dell’individualità. Nel mio lavoro gli oggetti hanno comportamenti passionali e allo stesso tempo contraddittori, imprecisi, goffi.
Questo è il risultato del loro riprodurre e riferire in un unico gesto quello che hanno vissuto, le emozioni contrastanti di cui si sono caricati ma si tratta anche di una caratteristica scientifica della materia. Secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, infatti, il mondo fisico non esiste in una forma determinabile e deterministica, ma piuttosto come una serie di probabilità, o potenziali interazioni. Mi diverte e mi affascina pensare che un comportamento paradossale è in qualche modo legato anche alla natura stessa delle cose materiali o ai limiti che il linguaggio ha nel definirle.
“Manutenzione sentimentale della macchina celibe (ero sobrio e lontano)”, 2009, collage, particolare. Courtesy The Gallery Apart
Qual è il tuo rapporto con gli oggetti che incontri nella quotidianità?
A questo punto credo di non poter più nascondere la mia ossessione per gli oggetti domestici. lo ammetto: leggo spessissimo gli annunci economici per le case e per i mobili usati, guardo estasiata su internet foto di vecchi comodini e piantine di monolocali. Come se non bastasse soffro di un tremendo horror vacui, una propensione da vecchia signora a riempire tutti gli spazi con un onesto disordine al posto di graziosi soprammobili e che fa incontrare i pastelli e alcuni cavi elettronici con un fermacapelli (indubbiamente troppo brutto per essere usato) o un martello con l’aerosol. A casa mia le scarpe da sera con il tacco convivono pacificamente con un trapano avvitatore dentro un armadietto… mancano solo l’ombrello e la macchina da cucire di Lautréamont, ma forse, spostando qualcosa, trovo anche quelli…
La mostra in breve:
Luana Perilli. Manutenzione sentimentale della macchina celibe.
The Gallery Apart
Via di Monserrato 40, Roma (New opening)
Info: 06 68809863
www.thegalleryapart.it
Fino al 13 febbraio 2010