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ROMA | Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea | 8 marzo – 2 maggio 2021

di ANTONELLO TOLVE

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nonostante questi momenti di sospensione ormai un po’ sfiancanti (diciamocelo pure senza far peccato o torto a qualcuno), il lavoro procede a gonfie vele: a dimostrarlo non è soltanto il brillante programma Women Artists in the Collection (gli 11 pannelli che ne scandiscono analiticamente la curva di crescita sono in Galleria, entrando, nell’ala destra del bookshop, mentre sul sito si possono guardare tutti i materiali, compresa la video-indagine Sai nominare un’artista donna?) realizzato in collaborazione con Google Arts & Culture o A distanza ravvicinata o la Breve videostoria di (quasi) tutto o i vari episodi del reportage fotografico Roma Città Chiusa firmato da Anton Giulio Onofri, ma anche il nuovo palinsesto espositivo lanciato con coraggio nella prima decade di marzo che lascia percepire, appunto, tutto il desiderio di voler tornare a navigare tra le onde della cultura per sentire l’odore (il sapore) del sapere e avvertire sugli occhi il vento tiepido dell’ottimismo.

Out of focus, 2021, installation view, La Galleria Nazionale, Ph. Monkeys VideoLab.

Tra le mostre inaugurate, tutte legate appunto al filo sottile di una energica vitalità, vale la pena di porre l’attenzione sulla densità del progetto Out of focus curato da Anna Gorchakovskaya e Francesca Palmieri negli spazi che affacciano su via Ulisse Aldrovandi, dove è presente, in linea con la mission del museo (creare un dispositivo organico mi pare, un archivio degli archivi, uno spazio di tutti e per tutti, un ambiente di lavoro accogliente e polifunzionale e polifonico), un primo momento di ricognizione del «fondo del libro fotografico» (quello di Piero Cavagna), «acquisito dalla Galleria Nazionale nel 2018 e composto da oltre 7.000 titoli» in fase di attento studio e catalogazione e accurata riorganizzazione.

Out of focus, 2021, installation view, La Galleria Nazionale, Ph. Monkeys VideoLab.

Partendo dunque da una prima analisi dei materiali, Gorchakovskaya e Palmieri hanno collegato, raccordato montato alcuni piccoli e preziosi perimetri riflessivi, depositati di sala in sala in alcune teche tematiche dove lo spettatore può seguire una narrazione ricca di curiose ambiguità: può avvertire, ad esempio, una oggettualizzazione del corpo femminile in ambito pubblicitario («simbolo oggettivato in un universo di significati creati e disposti dall’uomo», secondo la precisa definizione di Lucia Marcucci) o magari rilevare alcune visioni della donna tracciate dall’uomo, come si evince dalla lettura del volume L’amore nella vita sessuale (1968) di Sha Kokken in cui sono indicate le posizioni che la donna deve assumere per agevolare il partner a una penetrazione più profonda e “avvincente” («offrendosi così, la sposa permette la massima penetrazione e la massima libertà di movimento, senza che nessuno dei due si affatichi» si legge nella pagina scelta dalle curatrici, la 72) – pensate che a pagina 136 del volume c’è la donna che mima una posizione maschile (in didascalia leggiamo «piegandosi un poco all’indietro, l’uomo può aumentare i movimenti e riceverne maggiore stimolo, tenendo con le braccia la vita o le cosce della sua sposa»).
L’itinerario offre davvero tante perle: c’è il Dialogo di una prostituta col suo cliente (1978) di Dacia Maraini, c’è Il profilo delle nuvole (1992) di Luigi Ghirri, ci sono Les tortures volontaires (1974) di Annette Messager, c’è l’ormai introvabile Abbecedario – Aeiou (1975-1976) di Tomaso Binga, la cui cover bianca e lattea e volutamente anonima e vuota, brilla nella saletta dove è presente tra l’altro un suo purissimo lavoro (Mater – Litanie Lauretane, 1976-2015) impeccabilmente allestito assieme alle opere di Mirella Bentivoglio, di Marina Abramović e di Carlo Lorenzetti.

Out of focus, 2021, installation view, La Galleria Nazionale, Ph. Monkeys VideoLab.

Accanto alle varie isole riflessive dove ritroviamo immagini, slogans, linguaggi variamente persuasori e mistificatori del sistema sociale contemporaneo, ad accompagnarci via via tra le varie sale e tappe di questo elegante cammino ci sono infatti le opere di 18 artisti – tra queste abbiamo i magnifici Sogno nel sogno (1991), Collina (1991-1992) e Assenza (2011) di Giulia Napoleone, l’Indicazione 11/15 (1971) di Germano Olivotto, In-out (Antropofagia) (1973) di Anna Maria Maiolino, il Nudo muliebre (1935) di Giovanni Prini o anche Les sept périls spectraux (1950) di Dorothea Tanningche rappresentano, nell’economia del plastico espositivo, non solo una forma di estroflessione o un rapporto di partecipazione tra il fondo del libro fotografico e le opere, ma anche un intervento di indispensabile completezza, un tocco di luce utile a colorare di complicità il tessuto del racconto.

Out of focus, 2021, installation view, La Galleria Nazionale, Ph. Monkeys VideoLab.

Nell’ultima sala di questo generoso viaggio che oscilla riflessivamente su un doppio sguardo (quello di donne viste dalle donne e quello di donne viste dagli uomini per essere proposte in molti casi agli uomini secondo un modello maschiocentrico), in una teca, poco prima di scendere le scale, tra le varie edizioni internazionali del volume L’isola delle pescatrici (1960, non rivedevo questo libro da circa vent’anni) che Fosco Maraini ha realizzato per darci idea della vita delle donne sull’isola di Hegura-jima dove, nella comunità degli Ama, alla donna era affidato il compito di pescare gli awabi – molluschi, buoni anche crudi, il cui guscio elegantemente forellato si apre come un ossuto ventaglio spiraliforme – è presente la Venus (1937) di Man Ray: e il racconto allora si illumina, si apre (si leggono magici intrecci che ci portano a riguardare e ripercorrere tutta la mostra), sembra ricordare e richiamare alla memoria, e non solo nel titolo, quel romanzo di Chiara Carminati (fuori fuoco, 2014) in cui sono narrate le vicende di alcune donne, di alcune immagini femminili che, «come foto perdute di un album di famiglia, scandiscono una narrazione basata su diari, testimonianze, cronache e documenti». Ma in questa storia tracciata alla Galleria Nazionale l’Out of focus rappresenta, a suggerirlo sono le due curatrici, un quadro critico sull’indizio evasivo, sul campo delle idee laterali, sull’umbratile: «prova a mettere a fuoco», infatti, «ciò che sfugge, che è sullo sfondo, che sta al margine, “un luogo di radicale possibilità, uno spazio di resistenza” così come lo definisce Bell Hooks».

Out of focus, 2021, installation view, La Galleria Nazionale, Ph. Monkeys VideoLab.

Out of focus
Il libro fotografico nelle collezioni della Galleria Nazionale

a cura di Anna Gorchakovskaya e Francesca Palmieri

8 marzo – 2 maggio 2021

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131, Roma

Info: https://lagallerianazionale.com/

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