VENEZIA | Gervasuti Foundation | Padiglione Maldive | 1 giugno – 24 novembre 2013
Intervista a CAMILLA BOEMIO e ALFREDO CRAMEROTTI di Francesca Di Giorgio
Il debutto del Padiglione Maldive alla 55. Biennale di Venezia si pone in grande sintonia con la filosofia generale di questa edizione: portare a galla il sommerso, fare luce su ciò che è poco conosciuto, stimolare una visione positivamente plurale dell’arte contemporanea e, non ultimo, riconsiderare il concetto di “natura” da punti di vista differenti… Portable Nation: Disappearence as Work in progress – Approaches to Ecological Romanticism è, senza dubbio, un progetto corale non solo per il numero di artisti e “curatori” coinvolti ma soprattutto per la trama dei temi centrali che lo attraversano e che ci facciamo raccontare da Alfredo Cramerotti, membro del curatorial team e da Camilla Boemio, curatore associato…
La statement della Prima Partecipazione Nazionale delle Maldive alla 55. Biennale di Venezia parte da un dato di fatto: “la storia artistico-estetica dell’Isola non è documentata”. Da cosa siete partiti allora? Qual è stato il vostro contributo per sanare i “vuoti di conoscenza”?
Camilla Boemio: Il cambiamento climatico, la natura, cosa sia realmente, i suoi punti di forza e di debolezza ecologici, cosa potrebbe accadere alle Maldive; sono stati i termini del topic del Padiglione; i lavori degli artisti fondamentali per tracciare una mappa nella quale i loro contributi hanno tracciato i “vuoti di conoscenza”, penso al video documentario di Christoph Draeger, Heidrun Holzfeind Tsunami Architecture / The Maldives Chapter Redux o al video documentario di Khaled Ramadan Maldives To Be or Not, o ad una visione geo-politica più ampia dei lavori: Deep Weather di Ursula Biemann e di For a Completely Diffrent Climate di Oliver Ressler.
Alfredo Cramerotti: Quello da cui siamo partiti è il fatto che le Maldive non sono conosciute per la loro storia dell’arte ma piuttosto per la bellezza dello scenario naturale, e per il turismo che è la principale fonte di reddito dell’arcipelago. Quindi ci siamo chiesti: che cos’è che differenzia un approccio (occidentale) scientifico-artistico-culturale da uno (più orientale, per cosi dire) naturale-estetico senza necessariamente essere artistico-sociale? E da lì siamo passati ad investigare l’Ecologismo Romantico.
Ecologismo Romantico, appunto… Di cosa si tratta?
C.B.: Il romanticismo ambientale contemporaneo sottolinea l’interpretazione della natura come fonte di esperienza estetica. Il pubblico può verificare le sue conoscenze e le proprie esperienze quotidiane avvicinandosi alla situazione ambientale. Viviamo in una fase di asettica corrispondenza nei confronti della realtà; il grande uso della rarefazione della realtà, l’uso (improprio) della televisione commerciale e del cinema blockbuster, ha portato ad una fase di entropia ed oblio nei confronti del reale.
A.C.: È un approccio, concreto e al contempo mentale, nel considerare la natura non come un qualcosa che dobbiamo adattare per far posto alla nostra cultura, ma piuttosto come un mezzo con cui avvicinarsi per capire meglio la cultura stessa – quello che produciamo, muoviamo, modifichiamo. È quasi l’opposto di quello che facciamo normalmente. Un approccio eco-estetico alla cultura, intesa come l’insieme delle attività umane, ma non in opposizione, bensì come strumento di comprensione.
Dietro a questo progetto, tenendo presente anche il numero considerevole di artisti coinvolti, esiste un team organizzativo e curatoriale molto composito e variegato… Chi siete e come vi siete coordinati?
C.B.: Il CPS (Chamber of Public Secrets, ndr) è composto da Alfredo, Aida Eltoire e Khaled Ramadan, e due Curatori Associati: l’austriaca Maren Richter e me. Molti curatori assistenti, tra i quali il canadese Dorian Batycka. Gli advisors Henry Meyric Hughes, presidente dell’AICA e responsabile del coordinamento delle mostre del Consiglio Europeo, Hedwig Fijen direttore della Fondazione di Manifesta. Fondamentale è stato ripartire i compiti ed armonizzare le tante scadenze e priorità che hanno caratterizzato le varie fasi lavorative.
A.C.: Essendo uno sforzo collettivo, è stato fondamentale suddividere le responsabilità principali in maniera da far funzionare il tutto secondo scaletta: io, Camilla e Maren Richter abbiamo lavorato sullo spazio, le scelte curatoriali in situ e la comunicazione in generale. Khaled Ramadan si è occupato della parte produzione dei lavori e sito web. Aida Eltorie è stata la responsabile per relazioni con gli artisti, marketing, pubblicazioni e design. Inoltre, la parte fundraising è stata intrapresa un po’ da tutti, io e Camilla, ad esempio, abbiamo poi finalizzato contratti e relazioni principali con gli sponsor.
Gli artisti selezionati per Portable Nation provengono da nazioni differenti. Come sono stati scelti?
C.B.: Il topic del Padiglione è indubbiamente il motore centrale del progetto. Sono stati scelti artisti che avessero dedicato la loro ricerca al cambiamento climatico. Ciò che rende ancora più interessante il progetto, ne connota le sfumature, è la loro provenienza globale, con un’attenzione particolare all’Europa e al Medio Oriente. Allargando le provenienze geografiche a ulteriori aree del mondo negli eventi satelliti, ad esempio: l’Australia, l’India, gli Stati Uniti con artisti/intellettuali/scienziati che partecipano a simposi, talks o a brevi mostre.
A.C.: In effetti questo non è proprio il classico Padiglione Nazionale della Biennale di Venezia; su 17 artisti, 2 sono maldiviani e il resto proviene da America, Medio Oriente, Europa e Australia. L’attenzione è stata focalizzata non su una specifica area geografica ma piuttosto su temi e pratiche artistiche che sono vicine ai soggetti di ambiente, scienza, attivismo, tecnologia sostenibile ed ecologia. È una scelta che implicitamente rende il progetto globale, dal momento che i cambiamenti climatici e questioni legate all’ecologia non sono ovviamente circoscritte a una singola nazione.
“Frammentazione” e “sparizione” potrebbero essere delle buone chiavi di lettura per leggere il progetto, ma anche…
C.B.: Archiviazione – Suono dell’Illusione – Dilemma – Strategie – Utopie – Prospettive.
A.C.: aggiungerei: Cambiamento – Flusso – Interdipendenza – Tattiche di Sopravvivenza – Fisica Quantistica.
Come vedete il vostro progetto in relazione al Palazzo costruito da Gioni? Avete rilevato collegamenti e sinergie interessanti anche con altre partecipazioni nazionali?
C.B.: Trovo che la 55. edizione della Biennale di Venezia sia strutturata in modo armonico, rimarrà come un’edizione tra le più interessanti degli ultimi anni. Riferendomi al sommerso ritengo sia il centro dell’arte contemporanea, lo è in una fase embrionale e in una successiva evolutiva. È una parte non totale dell’arte, quella che strizza l’occhio alla società dello spettacolo. Ed è in parte deviato pensare che sia l’unica rappresentante di un panorama variegato: nel quale la ricerca e l’underground fanno da padroni. Ci sono notevoli sinergie concettuali, se pur nelle differenze, con molte partecipazioni nazionali, tra le quali: Bahamas, Cile, Messico che indaga il linguaggio della natura con le onde elettromagnetiche, Estonia, Tuvalu.
A.C.: È molto interessante questa sinergia/sovrapposizione tra il tema generale della 55. Biennale e il Padiglione delle Maldive, ed è una cosa che è risultata da una sincronia di interessi e ricerca curatoriale, più che da una volontà precostituita. Mi sembra una buona cosa che sia stata percepita – per noi e anche per altri padiglioni, che indagano questa relazione tra natura e cultura, società e tecnologia, visibile e sommerso…
Portable Nation: Disappearence as Work in progress – Approaches to Ecological Romanticism
Artisti: Mohamed Ali, Sama Alshaibi, Ursula Biemann, Stefano Cagol, Wael Darwesh, Christoph Draeger & Heidrun Holzfeind, Moomin Fouad, Thierry Geoffrey (aka Colonel), Khaled Hafez, Hanna Husberg, Achilleas Kentonis & Maria Papacaharalambous, Laura McLean & Kalliopi, Paul Miller (aka DJ Spooky), Gregory Niemeyer, Khaled Ramadan, Oliver Ressler, Klaus Schafler, Patrizio Travagli, Tsipni-Kolaza, Wooloo
Commissario: Mr. Ahmed Adeeb – Ministry of Tourism Arts & Culture
Curatorial Team: CPS – Chamber of Public Secrets (Alfredo Cramerorri, Aida Eltoire, Khaled Ramadan). In collaboazione con Gervasuti Foundation
Curatori Associati: Maren Richter, Camilla Boemio
PADIGLIONE MALDIVE
1 giugno – 24 novembre 2013
55. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Gervasuti Foundation
Via Garibaldi, Fondamenta Sant’Ana, Venezia (Castello)
Info: www.maldivespavilion.com