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BERGAMO | GAMeC | Dal 22 marzo 2020

Intervista a LORENZO GIUSTI di Matteo Galbiati

Non potevamo non sostenere gli amici di Bergamo, città che sta drammaticamente affrontando l‘emergenza del Covid-19 con un prezzo carissimo in termini di vite umane, sostenendo con passione l’iniziativa di Radio GAMeC, radio nata in seno all’omonimo museo cittadino come risposta alla chiusura forzata. Vuole essere una voce concreta, un segnale di vicinanza stretta dell’istituzione culturale all’intera comunità locale (e non solo), una presenza che dichiara la “continuità” delle attività del museo vestendole di un’altra forma, un supporto efficace, differente che risponde pienamente agli hashtag #iorestoacasa e #lartenonsiferma. Apprezzando questa notevole e lodevole iniziativa, anticorpo di cultura che dalla difficoltà del presente guarda già ad un altro, diverso, futuro, abbiamo raggiunto Lorenzo Giusti, l’apprezzato direttore di GAMeC, avvicinandoci a lui non solo per il suo ruolo istituzionale, ma per un rapporto autentico con un amico che, in un momento di condivisa difficoltà, necessita di sostegno a nome di tutta la realtà che rappresenta. Ringraziandolo per la disponibilità gli rivolgiamo l’espressione di una vicinanza e di un affetto veri che vengono da chi scrive e dall’intera redazione:

Lorenzo Giusti © Foto Paolo Biava

Come è nata Radio GAMeC, la nuova piattaforma per il live streaming della GAMeC, in che tempi siete riusciti a organizzare tutto?
Dopo l’ordinanza del 23 febbraio, con tutto lo staff della GAMeC e i nostri collaboratori esterni più stretti (Lara Facco e lo studio Temp nello specifico) abbiamo affrontato subito il problema della chiusura obbligata della Galleria e inizialmente abbiano immaginato soluzioni piuttosto canoniche, come i tour virtuali delle mostre in corso, gli approfondimenti sulle opere della collezione, l’affidamento di spazi digitali agli artisti (cosa che peraltro stiamo comunque facendo con Antonio Rovaldi e con l’edizione online di Artists’ Film International). A Bergamo, però, nel giro di pochi giorni, la situazione è precipitata e presto siamo sprofondati nello stato di massima emergenza che tutti conosciamo. Troppi morti intorno a noi. Troppa desolazione. A quel punto abbiamo cambiato radicalmente rotta, interpretando la vera natura del nostro museo; un museo civico, “della” e “per la” città. Occorreva un impegno differente. È allora che l’idea della radio – un progetto che è sempre stato nella mia testa, ma che per una ragione o per un’altra non avevamo mai trovato il modo di realizzare – è diventato una possibilità concreta. Uno strumento semplice e diretto per diffondere informazione, creare ponti di comunicazione, porre le basi creative per una riprogettazione del domani e, soprattutto, dare forza alla nostra campagna di sostegno all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, che abbiamo fatto partire ancora prima della radio. Per il momento tutto avviene su Instagram, con la disponibilità successiva dei podcast, ma presto il progetto si evolverà in una vera e propria trasmissione radiofonica.

Pensavate già ad un progetto del genere?
Avevo un’idea di massima, ma la struttura del programma così com’è è nata dal fondamentale confronto con Lara Facco prima e con Leonardo Merlini subito dopo, a cui poi abbiamo affidato la conduzione delle dirette. Ogni giorno ospitiamo una voce, una storia dal mondo. Sempre in italiano tranne il sabato, quando la trasmissione diventa serale e si apre alla presenza di ospiti internazionali. Un modo per unire e condividere. E soprattutto per cercare di dare una mano alla comunità. Ogni giorno alle 11.30 proponiamo mezz’ora di informazione e approfondimenti che spaziano tra cronaca, arte, letteratura e società. Rilanciamo un flusso di voci che, da vicino e da lontano, ci tengono uniti e continuano a farci “creare”. È stata una risposta determinata dall’emergenza e voluta da tutti noi; in relazione a questa tragedia che abbiamo sotto gli occhi e che ci tocca davvero tutti, come singoli uomini e come collettività.

Dan Perjovschi, MUSEOSPEDALE

È stata paragonata a Radio Londra, che affinità sentite di condividere con la storica radio che ha sostenuto gli animi di molta gente durante la Seconda Guerra Mondiale?
Ci siamo molto interrogati sull’opportunità di ricorrere a un lessico di guerra. Ci siamo definitivamente convinti che questa scelta non solo non era fuori luogo, ma, anzi, era necessaria, quando la cruda realtà ci ha toccato ancor più profondamente. Cioè quando a Bergamo sono sfilati i camion dell’esercito che trasportano altrove le bare di chi non ce l’aveva fatta. Questa immagine ha respinto le nostre esitazioni e titubanze, ha sciolto le riserve e ci ha fatto uscire dalla consuetudine del nostro linguaggio, che è sempre stato sobrio e istituzionale. Abbiamo scritto “tra Radio Londra e la celebre canzone dei Queen Radio Ga Ga” nel cui video, tra le immagini di Metropolis di Friz Lang, si vede un bambino con la maschera antigas che accende la radio. E la radio dona luce e speranza.

Cosa prevede il suo palinsesto? Come poi potrà essere sviluppata in futuro, sulla scorta di questa esperienza?
La radio ci permette di avere un collegamento quotidiano con la nostra comunità e di mantenere attiva e impegnata la struttura del museo. Il messaggio che vorremmo che passasse non è che dobbiamo esserci in qualche modo, ma che vogliamo assolutamente esserci, attivamente. Anche se il museo è chiuso e anche se stiamo a casa. Non astraendosi dal contesto, ma vivendolo il più intensamente possibile. Poi, quando l’emergenza sarà rientrata – e a Bergamo ci vorrà sicuramente ancora molto tempo – potremo pensare a un format più sostenibile e a contenuti più organizzati. Sarà comunque una radio moderna, che si potrà vedere oltre che ascoltare, per quanto sia al suono che vogliamo rivolgere l’attenzione maggiore.

Leonardo Merlini

Hai dichiarato che “il ruolo di un museo a Bergamo, in questa fase, non è solo quello imprescindibile di stringersi attorno alla sua comunità: è anche quello di aiutarla ad alzare lo sguardo e a lavorare fin da subito alla sua rinascita”. Che previsioni fai sul dopo, rispetto a questa situazione? In generale come cambieranno le cose?
Sto vivendo questi giorni con una grande carica emotiva. Ho deciso di parlare poco e di ascoltare molto. Il martedì, infatti, con Leonardo, facciamo in radio il punto della settimana. È il momento in cui cerchiamo di trarre insegnamento dagli interventi dei nostri ospiti. Non mettiamo altra carne al fuoco, ma proviamo a sistematizzare i discorsi, a collegarli tra loro e a mettere in risalto i concetti e le idee più forti. È chiaro ormai a tutti che non dovremo lavorare per un ritorno alla normalità, perché la normalità è parte del problema. Dovremo invece sforzarci di riprogettare il presente, percorrendo strade più solidali, più umane e più sostenibili. Se questo vale per la società tutta, a maggior ragione deve valere per il museo. Riscopriremo il valore del nostro civismo e ritroveremo il contatto con le comunità. Ci saranno meno mostre e più condivisione.

Radio GAMeC
conduce Leonardo Merlini

Dal 22 marzo 2020

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso 53, Bergamo

GAMeC invita tutti a contribuire con una donazione al lavoro dell’Ospedale della città, impegnato strenuamente a fronteggiare l’emergenza Coronavirus attraverso la sottoscrizione:

#PLEASEDONATE
ASST Papa Giovanni XXIII
IBAN:  IT52Z0569611100000012000X95
Swift Code: PosoIT22
Causale: Donazione Covid-19

Leonardo Merlini è critico letterario e culturale, caposervizio milanese dell’agenzia di stampa nazionale Askanews. Cronista nel mondo dell’arte contemporanea, Merlini ha scritto due guide alla lettura di Franz Kafka e David Foster Wallace. Scrive regolarmente per Minima&Moralia e collabora con Internazionale, Ossigeno, IL Magazine e Vanity Fair. Conduce su Radio Raheem il programma di libri Tralfamadore.

Info: +39 035 270272
www.gamec.it

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