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BERGAMO | Traffic Gallery | 15 dicembre 2018 – 15 febbraio 2019

Intervista a GIULIA DALL’OLIO di Isabella Falbo

“Noi stessi veniamo da un grembo materno dove la luce non c’è”. Giulia Dall’Olio da più di dieci anni porta avanti con la pittura, l’incisione e il disegno una ricerca incentrata sulla natura e sul paesaggio. È una natura potente, esuberante e rigogliosa, che si riprende il proprio posto sul pianeta ed emergendo da fondi neri riempie lo spazio pittorico dal quale sborda.

Giulia Dall’Olio, Live Set Up at Traffic Gallery, 2018. Courtesy Traffic Gallery

L’approccio al disegno di Giulia dall’Olio è inedito: dai primi lavori su tavole di legno di tanganica e pioppo che copriva di carboncino ed andava ad incidere tirando fuori il disegno e la luce, ai disegni a carboncino su carta incollati su tela, ai quali si sta dedicando in questo periodo.
L’artista bolognese lavora per sottrazione: il disegno viene fuori dal buio, un magma primordiale dal quale, attraverso cancellature, emerge la forma della natura.

“Colature, linee, sfumature, incisioni sono la parte più importante del lavoro, anche se rimangono inizialmente in secondo piano per lasciare spazio alla bellezza”.

La bellezza del dato naturale è la prima cosa che arriva guardando il lavoro di Giulia Dall’Olio e solo successivamente si percepisce una nota di fondo che fa giungere alla coscienza il messaggio forte che vuole dare l’artista: il mancato equilibrio tra Uomo e Natura. Le incisioni e le colature che solitamente Giulia esegue su legno, nei disegni sono sostituite da interventi a pastello, tracce, sulle tonalità del blu e del verde, che vibrando manifestano una trasformazione e, unitamente ad effetti “spugnosi”, si fanno metafora delle cicatrici causate dall’uomo sulla natura.
Per scelta non sono rappresentati in maniera invasiva, non sono interventi traumatici sull’opera, “perché l’attenzione dell’osservatore si deve soffermare prima di tutto sulla bellezza e sulla sacralità della natura”.

Giulia Dall’Olio, g 19][112 d, 2018, carboncino e pastello su carta, 25×30 cm. Courtesy Traffic Gallery

Hai 34 anni, stai avendo importanti riconoscimenti a livello internazionale, una tua opera è stata scelta come immagine icona dell’edizione 2018 di Art Wynwood a Miami, le tue opere fanno già parte di collezioni importanti pubbliche e private fra cui la collezione del Minneapolis Institut of Art, in Minnesota, sei rappresentata da tre gallerie: una in Italia – Traffic Gallery, Bergamo – e due all’estero – Galerie Isabelle Lesmeister, Regensburg, Germania e Massey Klein Gallery, New York, USA. Cosa significa tutto questo per te?
Tutto ciò che di bello sta avvenendo è solo un punto di partenza, non esiste un traguardo, esiste una necessità che viene snocciolata ogni giorno con la pratica quotidiana della pittura e del disegno. Non sono in grado di dare un significato a tutto questo ora e penso sia molto prematuro cercarlo adesso, però sono molto grata a coloro che stanno sostenendo e apprezzando il mio lavoro perché non c’è emozione più grande che toccare con gli occhi la materia di un disegno o di una pittura e fruirne nella forma e nel contenuto de visu, così nella mia disciplina come per tutte le altre discipline artistiche. Avere la possibilità di mostrare il mio lavoro dal vivo, di condividerlo con altri occhi, con altre menti e di poter lasciare un segno, una riflessione, un pensiero, un’emozione nella persona che osserva è la chiosa finale alla mia ricerca che auspico possa essere il punto di partenza per qualcun altro o per qualcos’altro.

Giulia Dall’Olio, g 19][115 d, 2018, carboncino e pastello su carta, 84×59 cm. Courtesy Traffic Gallery

Le tue opere scaturiscono da ritmo, rigore, disciplina, un lavoro fisico e mentale faticoso, da cosa nasce questo tuo approccio metodologico?
Ho praticato la disciplina del Judo per quasi vent’anni, tutti e tre i maestri che ho avuto non gradivano che un allievo saltasse gli allenamenti o che si sedesse perché era stanco durante gli stessi perciò penso di essermi portata dietro il ritmo e il rigore di quella disciplina anche nella pratica quotidiana della pittura e del disegno. Judo significa “via della cedevolezza” quindi il cedere all’energia dell’altro e usare la sua stessa energia per l’esecuzione della tecnica, nelle mie opere avviene la stessa cosa, uso l’energia della natura nelle sue varie forme per eseguire le mie opere e trasmetterla a chi le osserva. C’è un’altra affinità curiosa tra la disciplina artistica e quella marziale e cioè la ripetizione dello stesso gesto per tantissime volte, per anni, per una vita, in modo da arrivare ad un automatismo che nel momento di massima stanchezza porta alla perfezione, in quanto la mente non si deve più preoccupare del movimento, che nella pratica artistica si identifica con la forma, ma solo del contenuto.

La tua ricerca ruota intorno a questa natura rigogliosa che si riprende il proprio posto e cerca di ritrovare il suo equilibrio nel rapporto con l’uomo. Da cosa parte la tua ricerca, perché proprio la natura, da cosa scaturisce questa esigenza?
Le esigenze scaturiscono sempre da delle mancanze che non penso siano solo mie, a me manca il suono dell’acqua, quello delle foglie mosse dal vento, mi mancano i colori della natura, mi mancano gli odori e il tempo lento della natura. Siamo visivamente ed emotivamente sovraccarichi di artifici umani: il colore del cemento, i suoni di clacson, telefoni e automobili, spazi ristretti, tempi stretti. Urge la necessità di re-interagire con essa, di ridedicarle la giusta attenzione, di ritornare a viverla e di ristudiarla perché è una importantissima fonte di educazione. Nel mio lavoro la tecnica viene guidata da un immaginario che ritrova i suoi riferimenti negli studi di erbari come quelli di Ulisse Aldrovandi, nei meravigliosi e sapienti paesaggi di Antonio Basoli, negli studi della pittura decorativa parietale bolognese di Rodolfo Fantuzzi, di Vincenzo Maritinelli, di Giacomo Savini che hanno creato delle meravigliose “boscherecce” che sono stanze completamente decorate a paesaggio dove gli alberi fanno da padroni alla visione, nelle pitture di Leonardo Cremonini e Davide Benati e ovviamente dall’osservazione del paesaggio che circonda Bologna.

Giulia Dall’Olio, 19][116 d, 2018, carboncino e pastello su carta, 84×59 cm. Courtesy Traffic Gallery

Attualmente stai lavorando molto sul disegno. In occasione della mostra Ségnica, a cura di Leonardo Regano alla Traffic Gallery di Bergamo, il nucleo principale di opere consiste in opere su carta quasi tutte inedite, a parte tre opere che sono state esposte ad ArtVerona. Ci puoi dare qualche anteprima?
In mostra sarà presentato un ciclo di lavori completamente nuovi a cui sto lavorando già da tempo, circa una quindicina saranno i lavori inediti oltre a quelli già presentati in anteprima ad ArtVerona. Sto riscoprendo in questi anni la bellezza del disegno e del suo segno che lo contraddistingue dalla pittura, pertanto la maggior parte delle opere hanno a che fare con la tecnica del carboncino e pastello su carta. Saranno inoltre presenti due disegni di grande formato che si fanno portatori di un particolare incollaggio su tela che appartiene al mondo del restauro, per il cui montaggio mi sono avvalsa della professionalità del Laboratorio degli Angeli di Bologna.

Giulia Dall’Olio. Ségnica
a cura di Leonardo Regano

15 dicembre 2018 – 15 febbraio 2019

Traffic Gallery,
Via San Tomaso 92, Bergamo

Info: +39 035 0602882
info@trafficgallery.org
www.trafficgallery.org

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