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FIRENZE | Eduardo Secci Contemporary | 9 giugno – 13 agosto 2016

di SERENA RIBAUDO

La Forma della Città, veduta della mostra. Luca Pancrazzi Vedere, 2011 4 specchi elaborati e basi in acciaio 180x120 cm (cad9)Eduardo Secci Contemporary, negli spazi di Piazza Goldoni a Firenze, ospita La Forma della Città, a cura di Pietro Gaglianò. La mostra collettiva, come già da tradizione della galleria, è il primo appuntamento di una serie che si dispiegherà nei mesi successivi.

La Forma della Città trae ispirazione da un film breve realizzato da Pier Paolo Pasolini e Paolo Brunatto e prodotto da RAI TV nel 1973 per la rubrica Io e…: nel cortometraggio citato – che possiede tutta la parvenza di un’intervista – il letterato e regista di Bologna filtra attraverso la propria purissima visione intellettuale l’accelerazione e la consequenziale degenerazione architettonica della Città italiana post-bellica e capitalista, additando le cause di questo flusso torvo ed ineluttabile nella divaricazione tra comunità e produzione culturale.

Scrive Gaglianò: “La Forma della Città diventa così una traccia per una riflessione sulla facoltà critica dell’artista e sul modo in cui il suo sguardo può comprendere la storia: quella di un passato dinamico (e non l’artificio della pacifica compattezza immaginata da Pasolini), e quella del presente che prende forma anche grazie allo scarto di visione indicato dall’artista e dallo spostamento trasformativo dell’arte stessa. Tra bicromie e trasparenze, tra genealogie contestate e sottrazione della visione, i sette artisti definiscono con le loro opere un percorso ellittico, abbordabile in qualsiasi punto, e sempre nutrito da disincanto per le utopie e fiducia nella presenza, nella forma, dalla capacità di pensare l’impensabile”.

I sette artisti inviati dipartono dall’incipit pasoliniano per ampliarsi ad una valutazione artistica ed estetica della città indagata come luogo in cui si sviluppano tensioni sociali, trasformazioni culturali e il senso stesso della storia. Elena El Asmar, Andrea Galvani, Michele Guido, Margherita Moscardini, Marco Neri, Luca Pancrazzi, Giuseppe Stampone generano una trama densa ed eteroclita fatta di formule mirabili ed intuizioni, di eidotipi immaginifici e di audacissime fughe ottiche in una sapiente orchestrazione dove lo sguardo del fruitore viene costantemente invitato al sentimento di stupore.

La Forma della Città, veduta della mostra con opere di Marco Neri e Margherita Moscardini

La Forma della Città, veduta della mostra con opere di Marco Neri e Margherita Moscardini

A fare da introibo è Marco Neri con la grande installazione a parete Centro Abitato: una serie di trentacinque acrilici su carta dove la tediosa ripetitività dell’urbanistica contemporanea trasfigura in una straniante sintassi di pieni e di vuoti invitando il visitatore alla compartecipazione gestaltica e alla traslazione dei fainomena in una visione assolutamente interiorizzata. L’artista italo-libanese Elena El Asmar propone La Reverie, una coppia di arazzi facente parte di una più ampia serie di dodici tessuta a telaio Jacquard. Elena annoda paesaggi toscani e profili fenici per aprirsi ad un repertorio di invenzioni e di forme che è un’evocazione amorosa dei topoi dell’anima. Altresì ciò che colpisce dell’opera dell’Asman è come questa coniughi, con inclinazione fantastica, la sua alta poesia alla ludicità del divertissement.

La Forma della Città, veduta della mostra. Andrea Galvani, Higgs Ocean #5, 2009 C-print su alluminio montana su dibond, cornice di legno nero 188x236x2 cm

La Forma della Città, veduta della mostra. Andrea Galvani, Higgs Ocean #5, 2009 C-print su alluminio montana su dibond, cornice di legno nero 188x236x2 cm

Michele Guido presenta invece un approfondimento estetico sulla Città Ideale. Se come scriveva Friedrich von Schelling “l’architettura è musica nello spazio, una sorta di musica congelata”, nella raffinatissima installazione architettonica -che torreggia quasi come un  simulacro di inattingibile perfezione – Guido cristallizza forme purissime e classica euritmia. L’opera riproduce capziosamente la fortezza a sei punte teorizzata da Pietro Cattaneo su cui l’artista innerva la foto di un trifoglio disvelando un’archetipica rispondenza tra culturale e naturale. Luca Pancrazzi è un artista la cui ricerca appare estremamente trasversale  e versata nell’utilizzazione sempre efficace di vari media: ardita vertigine è la sequenza di specchi la cui superficie viene lavorata per forza di levare disegnando panoplie di segni lucenti e metallici. Una dilatazione poietica dove la pars destruens e la pars costruens coincidono alla ricerca di una meta-visione. Ed è proprio quest’ultima il trait d’union con l’acrilico su rete dello stesso Pancrazzi che dà vita ad un dialogo tra le due opere acuto e proteiforme. Per contrappunto Andrea Galvani, artista che vive e lavora tra New York e Città del Messico, ci immerge in oniriche dissolvenze. Galvani intride la propria opera di una percezione visiva dei contrari in una ri-lettura di significante e significato. In un ciclo di sperimentazioni, ove l’accidentale decanta come in un’alchimia artistica, la periferia americana si affranca dalla contingenza dei contenuti verificabili trasfigurando in universi spiritualissimi che si dilatano nell’immoto aion della sua fotografia.

La Forma della Città, veduta della mostra. Giuseppe Stampone, Tentativo fallito di una pittura utopistica, 2016

La Forma della Città, veduta della mostra. Giuseppe Stampone, Tentativo fallito di una pittura utopistica, 2016

Giuseppe Stampone diparte dal trattato De Perspectiva Pingendi di Piero della Francesca. La prodigiosa genialità di Piero e l’assolutezza formale del suo Cristo Risorto (qui riprodotto in piccolo formato) sono il pungolo per una ripida meditazione che giunge fino a Salò di Pasolini, manifesto di ricusazione della pornografia del potere. Destrutturazione, capovolgimento di sensi, ripetitibilità dell’icona si giustappongo in una densissima architettura visiva ove l’unico lampo d’accensione è dato dai frammenti di vita personale di Stampone: l’artista torna a ribadire con consapevolezza la centralità del suo ruolo e si riappropria della propria investitura di maieuta. C’è un filo rosso che si dispiega lungo tutta la mostra ed è l’opera di Margherita Moscardini. I disegni a matita e inchiostro su carta si iterano fino a condurci al wall paper che fa da fermeture al percorso espositivo e al contempo da volano per una rinnovata ed inversa fruizione dello stesso, suscettibile di molteplici e sempre stimolanti punti di vista. La Moscardini possiede  la sensibilità dell’antropologa ed è nella sua lucida e studiosa visione che l’uomo torna a prendere possesso degli spazi urbani tanto nelle brulicanti testimonianze di piazza Taksim del 2013 quanto, paradossalmente nell’assenza, nel progetto per la Chiesa di San Rocco a Como, qui in mostra come maquette.

Gli artisti hanno presentato le proprie rispettive bibliografie: un’interessante summa di libri che sono stati spunto ed oggetto di riflessione nella genesi delle opere in mostra e che altresì ampliano l’approfondimento individuale sulla forma della città. Questi sono disponibili in galleria per consultazione e vendita grazie a una collaborazione con la libreria Brac di Firenze.

La Forma della Città. Elena El Asmar, Andrea Galvani, Michele Guido, Margherita Moscardini, Marco Neri, Luca Pancrazzi, Giuseppe Stampone
a cura di Pietro Gaglianò

9 giugno 2016 – 13 agosto 2016

Eduardo Secci Contemporary
Piazza Goldoni 2, Firenze

9 giugno 2016 – 13 agosto 2016

Info: +39 055 661356
gallery@eduardosecci.com
www.eduardosecci.com

 

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