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LANA (BZ) | Kunsthalle West | Fino al 31 ottobre 2021

Intervista a GABRIELE SALVATERRA e ILARIA BIGNOTTI di Francesca Di Giorgio

L’autunno alla Kunsthalle West di Lana (BZ) ha visto succedersi due group-show. Il primo, a cura di Gabriele Salvaterra, ha indagato, per esplicita dichiarazione del curatore, quel “mondo brulicante e misterioso che esiste a dispetto della sua apparente invisibilità” sotto la superficie delle cose dette, viste e dichiarate. “Una dimensione che si sottrae all’evidenza degli occhi sotto molteplici aspetti: a livello sociale nelle sottoculture alternative, a livello mentale e psicologico in tutto il rimosso che preferiamo dimenticare o anche a livello fisico, semplicemente, in ciò che è precluso alla nostra percezione a causa della sua natura ‘celata’. Come è possibile esporre qualcosa che parli di sommerso e come può una mostra, dispositivo di messa in scena ed esibizione per antonomasia, raccontare l’invisibile sotterraneo senza farlo, in questo modo, diventare visibile ed emerso?”. Questa la domanda che Gabriele Salvaterra ha rivolto a otto artisti (Cecilia Borettaz, Renato Calaj, Massimiliano Fabbri, Igor Molin, Nicola Samorì, Thomas Scalco, Alberto Scodro, Mattia Zoppellaro), chiedendo loro di darne una risposta, “accettando la scivolosità della questione”.

There’s a World Going on Underground exhibition views – ph Gabriele Salvaterra

Dopo questa mostra, dal titolo There’s a World Going on Underground, Ilaria Bignotti inaugura una esposizione a tre voci che vede in scena artisti di due generazioni diverse: uno, mancato nel 2008, è Antonio Scaccabarozzi, protagonista della ricerca concettuale pittorica italiana, ben radicato tra il nostro Paese e il Nord Europa, in dialogo con le istanze concretiste e radicali d’oltralpe. Con le sue opere ultime, i polietileni colorati, stratificati e sagomati, dialogano le deviazioni percettive di Esther Stocker e le forme plastiche di Francesca Pasquali. La mostra si intitola EXISTENZ MINIMUM e indaga, appunto, la capacità dei tre artisti di adattarsi all’ambiente, tra progetto e desiderio.

EXISTENZ MINIMUM Antonio Scaccabarozzi, Labirinto

Sullo sfondo di un ideale passaggio di testimone tra Salvaterra e Bignotti, negli spazi della Kunsthalle West, abbiamo rivolto ai due curatori le stesse domande, perché in qualche modo, pur non essendosi confrontati prima di redigere il loro concept curatoriale, sembrano emergere punti in comune, pur nell’evidente diversità del risultato estetico di ciascun progetto…

Quanto ha influito sulla vostra idea curatoriale e sulla relativa scelta di artisti lo spazio di Kunsthalle West?
Gabriele Salvaterra:
Lo splendido spazio – industriale, grezzo, ampio e senza interruzioni – di Kunsthalle West mi ha portato a provare a calcare la mano sul numero di artisti invitati, con in mente sempre ben presente la necessità di lavorare in maniera installativa, progettuale e anche nelle tre dimensioni. Alla fine la pittura e i medium a due dimensioni hanno fatto comunque la parte del leone ma credo sia stato interessante forzare questo linguaggio verso modalità di allestimento alternative (Massimiliano Fabbri) o osservare il contrasto stridente tra opere che si rifanno alla dimensione storico-museale e l’ambiente così raw (Nicola Samorì). La stessa idea di Kunsthalle West, nata lontana dai principali centri artistici e nella periferia industriale di Lana, ha poi dato corpo a uno dei possibili significati di Undergorund, quello appunto urbano legato ai margini cittadini.

There’s a World Going on Underground exhibition views (Massimiliano Fabbri) – ph Gabriele Salvaterra

Ilaria Bignotti: inevitabilmente ha influito moltissimo l’identità di Kunsthalle West: un luogo industriale, al secondo piano di un ampio parcheggio, con quell’ingresso a saracinesca… Mi sono immaginata che gli artisti avessero potuto occupare lo spazio con un po’ di opere, vivendo il vuoto e cercando di adattarsi con i loro lavori. Ho forzato la mano e scelto opere molto dure, radicali, di ciascuno dei tre: opere che foderano o impattano, fatte di pochi materiali, industriali. Ho chiamato Roberto Bertoli, Architetto con il quale già ho lavorato a diversi progetti, a esasperare questa idea, riflettendo sulle relazioni, poi, tra queste opere e il pubblico: come si muoverà? Come incideranno lo spazio, i materiali, gli ambienti così costruiti, sul movimento e il tempo di visione del fruitore? Roberto Bertoli ha scelto nastri adesivi industriali e altri elementi. Non siamo stati accomodanti, ecco…

EXISTENZ MINIMUM-Francesca Pasquali, Kunsthalle West

Avete entrambi ragionato sull’esigenza degli artisti di adattarsi/opporsi all’evidenza dell’immagine e della posizione rispetto al tempo. Da quali angolature?
G.S.:
Nel mio caso credo che la bellezza del tema sotterraneo (commissionatomi in relazione alle iniziative legate al festival LanaLive che si è tenuto nella primavera 2020) riguardasse soprattutto la natura sfuggente e inafferrabile di questa dimensione. Ogni volta che portiamo alla luce ciò che non si vede, questo smette di essere sotterraneo e diventa evidenza, creando sotto di sé nuovi sotterranei che sfuggono via continuamente. Ogni artista ha declinato questa idea di scavo irraggiungibile come tensione inesauribile della propria pratica e della ricerca artistica in generale.
I.B.: Mi interessa sempre indagare come gli artisti ti permettano di avere uno sguardo diverso, occhi nuovi, spalancati sulla potenzialità delle materie, delle relazioni tra le cose. EXISTENZ MINIMUM rimanda alla versatilità di un progetto che razionalmente può essere rivoluzionario. Da qui la mostra, con un artista storicizzato, Antonio Scaccabarozzi, e due attuali, Esther Stocker e Francesca Pasquali che da sempre lavorano sulla meraviglia di un rigore progettuale che si declina in soluzioni inattese e che forzano il rapporto tra individuo e spazio.

EXISTENZ MINIMUM. Antonio Scaccabarozzi, Esther Stocker, Francesca Pasquali, Kusthalle West, Lana

Quanto ha influito la recente situazione pandemica e le conseguenti trasformazioni sociali sulle scelte curatoriali delle vostre rispettive mostre?
G.S.:
A livello pratico, banalmente, nel ritardo con cui il progetto ha potuto trovare realizzazione rispetto alla prima programmazione. A livello poetico-interiore forse le conseguenze non sono state poi così visibili, ma, appunto, siamo tutti cambiati completamente in modi impercettibili di cui forse ci renderemo pienamente conto soltanto in futuro.
I.B.: Credo che tutti i progetti curatoriali, così come le pratiche artistiche, siano profondamente influenzati dal tempo in cui sono concepiti e sviluppati. Dietro EXISTENZ MINIMUM c’è il problema dello spazio interno, della riprogettazione dell’identità ambientale, della resilienza delle cose e delle forme, del percorso guidato, obbligato e libero, della prossemica tra me e l’altro. Aspetti che abbiamo vissuto, nella vita, e che l’arte sa visualizzare. Non per ripetere, ma per riflettere.

There’s a World Going on Underground exhibition views (Thomas Scalco e Nicola Samorì) – ph Gabriele Salvaterra

Confrontandoti sulla concezione del progetto del tuo/della tua collega e osservandone le qualità intrinseche, che cosa ti piacerebbe “rubare” a livello di artisti, opere, processi, idee per inserirlo nella tua mostra?
G.S.:
Dato che in Underground la mostra ha preso una piega per certi versi abbondante e barocca, pur conservando, spero, una certa secchezza, direi che mi affascina molto nel concept di Ilaria quest’idea di elementi necessari e sufficienti, minimi, da cui partire per una nuova esistenza. Una sorta di tabula rasa in cui si può solo aggiungere, mai levare. Penso siano indicazioni su cui è interessante ragionare nei tempi in cui viviamo.
I.B.: Il calore della pittura, l’intensità della sua presenza, l’inevitabile seduzione dell’immagine. Gabriele ha scelto artisti passionali, appassionanti, non so come dire, vi è spesso nelle sue mostre questo senso che io perlomeno percepisco e ammiro… Io sono stata molto “dura” stavolta. Prossima tappa, “scaldare” la scena!

There’s a World Going on Underground exhibition views (Renato Calaj) – ph Gabriele Salvaterra


EXISTENZ MINIMUM. Antonio Scaccabarozzi, Esther Stocker, Francesca Pasquali
a cura di Ilaria Bignotti
In collaborazione con Archivio Antonio Scaccabarozzi e Francesca Pasquali Archive
Exhibit Architect: Roberto Bertoli

15 – 31 ottobre 2021
Inaugurazione venerdì 15 ottobre 2021, ore 19.30

Kunsthalle West – Eurocenter Lana
Via Industriale 1/5, Lana (BZ)

Orari: da venerdì a domenica, dalle 17.00 alle 20.00

Info: www.kunsthalle-west.org


Approfondisci qui la mostra There’s a World Going on Underground.
Cecilia Borettaz, Renato Calaj, Massimiliano Fabbri, Igor Molin, Nicola Samorì, Thomas Scalco, Alberto Scodro, Mattia Zoppellaro 

a cura di Gabriele Salvaterra

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