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MILANO | Hangar Bicocca | Fino al 22 febbraio 2022

di ILARIA BIGNOTTI

Dopo le distopie tecnologiche, irriverenti e rumorose che invadono e si affastellano negli spazi che ospitano Digital Mourning di Neïl Beloufa, troviamo, varcata la soglia che fa da spartiacque, uno spazio vuoto. Silenzioso. Nerissimo.
Le altezze vertiginose e gli ampi ambienti di Hangar Bicocca, che di per se stessi già rendono trascendentale lo spazio, sono stati infatti forzosamente esasperati: il vuoto ci inghiotte. Il respiro, il nostro respiro di visitatore che attende di trovarsi davanti a Maurizio Cattelan, al suo pensiero, alla sua opera, si interrompe un attimo. Indugia, soffocato tra la sorpresa e lo spaesamento.

Dove ci troviamo? Cosa troviamo davanti a noi?

Maurizio Cattelan Breath, 2021 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021 Marmo di Carrara Figura umana: 40 x 78 x 131 cm Cane: 30 x 65 x 40 cm Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio

Un cono di luce, qualche metro più avanti, illumina due corpi a terra. Bianchi, in un’atmosfera lattiginosa: ci avviciniamo, perché li troviamo di spalle. Vogliamo sapere chi sono: come quando ci trovammo davanti ad All, le nove sculture di marmo, del 2007… Ricordate? Ricordate quel desiderio, aperto o inconscio di tutti noi, tragico e morboso, di sollevare i veli di marmo e vedere i cadaveri al di sotto?

Oggi vogliamo vedere questi due corpi, così piccoli in questo ventre nero, con un occhio di luce da tribunale teatrale puntato. Ci avviciniamo, e scopriamo una scena prosaica: un uomo, con la berretta di lana, la maglietta e i pantaloncini. Un cane – il suo cane? – sdraiato come l’uomo – il suo padrone? – a formare un cerchio. Dormono. Sembrano sereni, forse sono solo stanchi. Meritato riposo. Eppure ci inquietano.

Una certa memoria, fastidiosa – perturbante, sarebbe da dire, dato che Cattelan col nostro rimosso ci gioca da sempre – ci pervade.

Perché quei “due lì” potrebbero essere un clochard, un migrante, un sans papier, un senza tetto,  con il suo fido compare, stravolti e accasciati su un marciapiede o sulle grate di aerazione di uno shopping mall. Di solito li scavalchiamo – e non solo con lo sguardo; con i piedi. Si interpongono al nostra correre. Oggi gli facciamo il giro attorno. Dopotutto, è un’opera d’arte. Vogliamo vedere, vogliamo capire.
Cattelan ci punta il dito, e ci fa girare la testa. Dunque, delle persone non ci interessa molto; di due statue accasciate a terra, sì.

Attorno, ad alzare gli occhi, incombe sempre questo vuoto sinistro e nero, nerissimo. Un vuoto corrucciato, aggressivo. Procediamo, li lasciamo dormire. Davanti a noi si apre la grande navata lunga e percorribile.
Non vediamo bene subito cosa c’è esposto – abbiamo sempre bisogno di sapere “cosa andremo a vedere”, giusto? – e pertanto iniziamo a essere circospetti, scrutando oltre la cortina dell’oscurità.

Maurizio Cattelan, Ghosts, 2021, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021, Piccioni in tassidermia Dimensioni ambientali Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto: Agostino Osio

Ecco, li vediamo: piccioni. Una marea di piccioni: i Tourists di Cattelan sono anche qui. Dappertutto. Sui tralicci, lungo le pareti longitudinali, sulle travi che sostengono la grande navata. Illuminati appena, drammatici si affacciano, i loro colli piegati in varie direzioni.
Hitchkock avrebbe apprezzato. Facciamo con loro tutta la traversata dell’ambiente lunghissimo.
Non c’è molto da vedere: attorno allo scenario del vuoto – la fine della storia, l’assenza dell’immagine, e noi come migranti avidi del nulla che avanziamo, a cercare qualcosa – sono solamente loro, piccioni tassidermizzati.
Volevamo altro? Diciamolo: siamo in disappunto. Perché li conosciamo già? Forse.

Ma forse, e questo credo sia il grande argomentare di Cattelan dietro a questa mostra, che del resto si intitola Breath Ghosts Blind, il fatto è proprio che l’artista, al quale di solito si chiede di farci vede, vuole disattendere proprio questa aspettativa. E così, sferra un bel pugno allo stomaco pieno di consuetudini, rumors, e di aspettative; e così, riempie il nostro vuoto di vuoto. Solo il nostro respiro, il nostro incedere come fantasmi di notizie, fantasmi che rincorrono altri fantasmi: siamo noi le opere che vagano, inquiete, nella mostra.
E alla fine, ci schiantiamo su un’alta torre nera. Lì in fondo, tutto è luminoso.

Maurizio Cattelan Blind, 2021 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021 Resina, legno, acciaio, alluminio, polistirene, pittura, 1695 x 1300 x 1195 cm Prodotta da Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Courtesy l’artista, Marian Goodman Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio

Naturalmente luminoso. Eclatante: il fatto. Lo schianto del nostro sguardo sulle cose; lo schianto della storia, lo schianto dei popoli e dei credo. Uno schianto solido. Nerissimo. Un aereo che non vola, che pare anzi esser fatto della stessa pasta di cui è fatta una torre: non è abitata, non ha finestre, non ha porte. È un parallelepipede, non una torre.
Un altro fantasma, corpulento e metafisico, che a noi si para davanti. Questa volta gli giriamo attorno piccolissimi, e guardinghi. O forse rasserenati: riconosciamo di più questa immagine, icona della violenza che noi abbiamo plasmato, icona della fine di tutte le immagini, iconoclastia dell’umanità, rispetto a quei due corpi, di uomo e animale, a quei due feti di vita, bagnati da un cono di luce.


Maurizio Cattelan. Breath Ghosts Blind
a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolì

15 luglio 2021 – 20 febbraio 2022

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2, Milano

Orari Mostre: lun-mer chiuse gio-dom 10.30-20.30

Info: (+39) 02 66 11 15 73
info@hangarbicocca.org
https://pirellihangarbicocca.org

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