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KM011. Le Arti a Torino. 1995-2011

Luca Beatrice e l’arte a kilometro zero

di Maria Cristina Strati


KM011
, ovvero l’arte a chilometro zero. Questo il titolo della mostra a cura di Luca Beatrice in corso, dallo scorso 11 febbraio, al Museo di Scienze Naturali di Torino e che non ha mancato di suscitare discussioni e polemiche. L’evento si propone infatti di promuovere l’arte “a filiera corta”, ossia nata sul territorio, selezionando artisti che hanno vissuto e prodotto a Torino negli ultimi quindici anni. 
Qualcuno si ricorderà la controversia sorta, non molti mesi fa, circa le nuove nomine dei direttori del Castello di Rivoli, quando si discuteva sulla necessità di compiere scelte global, local, oppure, coniando un improbabile neologismo, glocal. La questione non è dunque nuova. E, contestualmente, il dubbio che le vetrine cosiddette “intellettuali” e “di qualità” tendano spesso a privilegiare artisti dai nomi simili a quelli dei mobili dell’Ikea e dalla produzione neanche troppo originale, in semplice ragione di un vago sapore internazionale, serpeggia nei discorsi di molti già da qualche tempo.
 Con KM011 ecco, dunque, nascere un progetto che propone invece l’arte nata sul luogo: quella che, come sa bene chi frequenta le mostre sul territorio, ha spesso veramente fatto la storia artistica e culturale della città di Torino degli ultimi anni. 
Appare, invece, quanto meno doveroso riconoscere ad artisti del calibro di Paolo Grassino, Giulia Caira, Valerio Berruti, Maura Banfo e altri presenti in mostra, il valore e l’importanza di un lavoro serio e interessante svolto con costanza negli anni fino a giungere a risultati di ampio respiro e altissimo livello. Anche se non tutte le scelte curatoriali di KM011 sono completamente condivisibili (tra i giovani artisti la selezione poteva forse essere diversa, mentre dal punto di vista degli artisti più affermati si è notata qualche assenza, forse dovuta ad una scelta di gusto) occorre riconoscere l’interesse inequivocabile dell’idea che sostiene il progetto.
 Un’altra questione relativa a KM011 riguarda il costo dell’operazione stessa. Il chilometro zero insomma, costa anche meno e quindi conviene. Al di là delle scelte politiche, la mostra è dunque da leggersi come un invito a non sdegnare, ma a valorizzare la produzione di artisti che hanno fatto la storia della cultura e dell’arte a Torino, riconoscendo l’intensità e la serietà della loro ricerca.

Maria Cristina Strati: Luca, che cosa significa arte a kilometro zero?
Luca Beatrice: Nell’enogastronomia “chilometro zero” è sinonimo di qualità, soprattutto in Piemonte dove in questo settore siamo davvero un’eccellenza. Perché allora non porre la stessa attenzione sui nostri “prodotti” artistici e creativi, pressoché cancellati negli ultimi 15 anni da una scellerata politica che ha puntato solo sull’effetto vetrina internazionalista, quando le due cose sarebbero dovute andare di pari passo? Con il risultato che, oggi, da quando sono finiti i soldi, i musei si sono desertificati…

Tendenzialmente trovo positiva l’idea di valorizzare la produzione locale dal punto di vista artistico. All’estero, paradossalmente, tendono a lavorare molto di più in questa direzione. Secondo te quali artisti italiani e torinesi meriterebbero una maggiore attenzione? In che modo sarebbe possibile “storicizzare” il loro lavoro per promuoverlo anche in un ambito più ampio?
Tra gli artisti di KM011 ci sono individualità e correnti che andrebbero sostenute (non faccio nomi per non risultare indelicato). Penso che in questi anni sia mancata una strategia politica al fine di dar luogo a un qualche elemento simbolico del nostro fare, come accade invece in altre città. Non basta ospitare gli altri, bisogna anche proporre qualcosa di nostro.

Come hai selezionato gli artisti di KM011? Qual è la logica dell’esposizione e dell’allestimento? Molti si sono lamentati degli assenti… Tu cosa rispondi a queste critiche?
La scelta è stata piuttosto ampia, tenendo in considerazione tutti quelli che hanno attivamente partecipato alle mutazioni estetiche della nostra città tra il 1995 e oggi, considerando l’arte all’interno di un fenomeno più ampio che riguarda anche letteratura, cinema, architettura, musica ecc… L’allestimento è stato studiato insieme al Teatro Stabile di Torino e, personalmente, lo ritengo un valore aggiunto di questa mostra. Gli assenti? Può essere legittimo un rifiuto per qualsivoglia motivo, però finito il breve tempo della cronaca la storia ricorderà solo chi c’è stato. Le critiche? A me interessa solo la risposta del pubblico, unico inappellabile giudice. Lo so che altrove se ne fregano, ma è così.

A tuo parere è possibile identificare uno spirito o una ricerca comune nella produzione artistica italiana e più in particolare torinese degli ultimi decenni?
Torinese senz’altro, e credo sia visibile a occhio nudo nella mostra. Italiano è oggettivamente più difficile poiché il nostro è un Paese municipalizzato e niente affatto unitario, nonostante le celebrazioni dei 150 anni. Ed è il suo bello.

Si è detto che questa mostra sia “connotata” dal punto di vista politico. È così? Qual è il rapporto tra arte e politica in questo senso?

Quando l’ex Sindaco di Roma parlava di bella politica utilizzando la cultura come grimaldello, tutti a esaltarne l’originalità. Pare che la cultura sia di dominio esclusivo della sinistra. Io voglio rompere questo pregiudizio e questo luogo comune. Voto Berlusconi e la Lega eppure sono culturalmente più evoluto della maggior parte degli intellettuali di sinistra, almeno in questa città.

In un tuo libro recente sei entrato in polemica con un certo modo di pensare l’arte contemporanea: il concettuale, l’arte che viene dall’estero a tutti i costi (in ogni senso), ecc… Se dovessi condensare il tuo pensiero in poche parole, tu da che arte stai?
Ti prego, questa dilla tu…

Tanto per sdrammatizzare… che cosa pensi della Juve di quest’anno? Ti piacerebbe una Juventus “a filiera corta” o sei contento di avere Milos Krasic? (questa non so se me la lasciano dalla redazione, ma spero di sì!)
Tocchi una corda dolorosa, drammatica. Dopo il 2006 la Juventus sta rischiando di scomparire dal calcio che conta e per un bianconero doc come me è impensabile venir meno al codice genetico di Vittorioso. Stare a guardare altri che godono può essere interessante nella pornografia, non nel calcio. E noi ci stiamo trasformando nel Toro della serie A. Krasic? Ne deve mangiare di pastasciutta…

La mostra in breve:
KM011. Le Arti a Torino 1995-2011
a cura di Luca Beatrice
Museo Regionale di Scienze Naturali
Via Giolitti 36, Torino
Info: +39 011 4326354
www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali
www.mrsntorino.it
11 febbraio – 3 aprile 2011

In alto, da sinistra:
Diego Scroppo, “Black Dog”, 2008, Materiale semisintetico, resine, polisterolo, tassidermia, poliuretano, cm 310x165x85, collezione privata, Torino, courtesy Guido Costa Project, Torino
Giulia Caira, “Senza titolo”, 1996, cibachrome a colori, cm 107×67, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per lʼArte, Torino
In basso:
Guglielmo Castelli, “Che vinca la morte oltre la fatica e la sorte”, 2010, olio su cartone telato, dittico, cm 50×100, courtesy DAC – De Simoni Arte Contemporanea, Genova

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