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«Una serie di disegni eseguiti a matita ben temperata, dalla quale esili silhouette si accingono a compiere l’atto crudele. Il candore del foglio bianco e la sua freddezza sono il preludio alla cattiveria offuscata soltanto dalle decorazioni degli abiti trasparenti che delineano l’anatomia di queste creature dalle movenze mai brusche. È così che gli uccellini, cigni e cerbiatti, con la loro docile esistenza e inutile bellezza, diventano vittime della loro stessa quiete, della loro innata debolezza» scrive Giorgio Rubbio. La mostra da Sansalvatore art project nasce da una poetica che si arresta ma non si blocca sui contrasti nati da un dialogo tra gli opposti che coinvolge la tecnica tanto quanto i contenuti…

Francesca Di Giorgio: Una docile esistenza, un titolo poetico e “lieve” come il segno morbido di una matita ma che nasconde ambiguità. A cosa si riferisce?
Giorgio Rubbio: Per questa mostra ho voluto un titolo che portasse fuoristrada, o meglio, che non facesse capire a chi si riferisce. Banalmente associo alla parola docile il carattere mansueto di un cerbiatto, per esempio, poi però capisco che il cerbiatto è solo vulnerabile mentre l’essere docile può anche essere crudele.

Tutto è giocato sull’equilibrio fra contrasti e armonie: scultura/disegno, uomo/animale, dolcezza/crudeltà… Chi sono i soggetti ritratti?

Ho sempre lavorato cercando di far dialogare gli opposti.
Sento l’esigenza di dire tutto e questo tutto per me è in primo luogo fare, poi mi accorgo che in questo fare ci sono dolcezza e crudeltà, contrasti e armonie. I soggetti ritratti sono solo delle mappe sulle quali trovare o cercare diverse traiettorie, nessuna è più giusta di un’altra, fanno tutte parte di un unico schema.

Dal punto di vista della tecnica qual è il punto di contatto tra la materia “greve” della scultura e la levità del disegno?
L’istinto è sempre quello di prendere in mano una matita e di temperarla prima ancora di cominciare a disegnare. Posso quindi pensare che il mio vero desiderio sia quello di fare una scultura passando attraverso il disegno. Benché non abbia una formazione da scultore considero sempre più spesso il disegno un luogo dove pensare per prendere delle decisioni, come fare una scultura. Devi pensare ad un elastico che tende all’idea, che tende al disegno che tende alla scultura.

Qualcosa di bello muore è, invece, il nome dato ad un progetto work in progress di cui fanno parte i tuoi nuovi lavori. Di cosa parla e come si inserisce nella tua poetica?
Un work in progress per me è un momento dinamico, l’atto creativo che porta con sé anche il preludio della fine. La bellezza è viversi questa continuità prima che l’atto si compia e muoia. Qualcosa di bello muore è semplicemente una riflessione sul mio lavoro più che un pensiero tragico, una specie di ossessione che mi distrae dalla tensione del fare per portarmi al fatto, che sposta l’attenzione sullo schianto invece che sulla caduta.

La mostra in breve:
Giorgio Rubbio. Una docile esistenza
solo project 04
SANSALVATORE artproject
Via Canalino 31, Modena
Info: +39 338 5053472 – 333 9403158
www.galleriasansalvatore.it
27 marzo – 17 aprile 2010
Inaugurazione sabato 27 marzo ore 17.30

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