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BOLOGNA | OTTO Gallery | Fino al 16 APRILE 2022

Intervista a DAVIDE BENATI di Maria Chiara Wang

Lontano dal frastuono dell’inaugurazione della mostra Pagineavvenuta il 21 gennaio scorso presso la OTTO Gallery di Bologna, ho avuto occasione di conversare con Davide Benati e di cogliere, nella quiete piacevole della nostra conversazione, alcuni spunti che, in un secondo momento, gli ho chiesto di approfondire. È così che nasce il racconto seguente nel quale l’artista emiliano di fama internazionale ha riassunto – in prima persona le ispirazioni e i contenuti della sua ricerca che si è sviluppata nel corso di più di 40 anni di carriera. Benati in tale scritto fa riferimento al suo rapporto con l’arte orientale, alle tecniche impiegate, al sodalizio esistenziale con Antonio Tabucchi, alla sua interpretazione della natura e del concetto di bellezza.

Davide Benati, Terrazze, 1996, olio e tecnica mista su carta intelata, cm 190×190

«Alla fine degli anni ’70 ho desiderato pensare una pittura lontana, lontana dalla tradizione occidentale, dai suoi strumenti consueti, dai suoi codici. Il “grado zero” di alcune esperienze di quegli anni, messe in atto da artisti di una generazione precedente la mia, mi ha aiutato a instaurare un dialogo con un’arte orientale, forse immaginaria, fortemente immaginata. Un desiderio di “altrove” espresso partendo dall’utilizzo di strumenti minimi, insoliti, come la carta nepalese, l’acquarello, la consistenza del vuoto.

Davide Benati, Grande mattino, 2007, acquarello su carta intelata, cm 195×147,5

Dentro di me, come patrimonio, vivono le esperienze degli espressionisti astratti americani, la pittura analitica, il mondo fluttuante dell’arte giapponese dell’Ottocento che arrivò in Europa e si installò nella ricerca degli impressionisti, nella Mitteleuropa di Klimt. Ho messo così a punto un primo alfabeto privato che mi ha permesso di costruire una storia visiva, certamente insolita, solida, che si nutre di sollecitazioni letterarie, di echi e di silenzi. La frequentazione di scrittori come Tabucchi, che mi è stato amico per tanti anni, mi ha aiutato a decifrare il fascino indistinto e a volte ingannevole dell’Altrove”. Ciò che Antonio ha scritto per i cataloghi delle mie mostre ha illuminato aspetti del mio lavoro che non avevo chiari, ne ha rivelato interstizi nascosti sotto la pellicola cromatica, angoli visuali insoliti.

Davide Benati, Regina di Shangai, 2003, acquarello su carta intelata, cm 195×297,5 insieme (3 pannelli)

Col tempo, assecondando la natura dei miei strumenti operativi, l’alfabeto si è fatto cifra stilistica e poetica; le forme che utilizzo per raccontare la mia pittura sono semplici simulacri delle forme della natura che contengono tutte le opzioni possibili del colore: col variare delle tonalità, nella destinazione all’interno dello spazio e nel confronto impietoso col vuoto, determino il destino dell’opera. Ogni lavoro ha in sé l’enigma, a volte risolto o spesso soltanto inseguito, della presenza di un’idea di “bellezza” che avvolge, soffoca, inebria e inganna il lavoro del pittore». Davide Benati, Reggio Emilia, marzo 2022

 

Davide Benati, Oasi dell’acqua amara, 2018, acquarello su carta intelata, cm 130×180 insieme (3 pannelli)

Davide Benati. Pagine

21 gennaio – 16 aprile 2022 

OTTO Gallery Arte Contemporanea
Via D’Azeglio 55, Bologna

Orari di galleria: martedì – sabato 10.30/13.00 e 16.00/20.00, domenica e lunedì su appuntamento

Info: +39 051 6449845, info@otto-gallery.it
www.otto-gallery.it

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