VENEZIA | Peggy Guggenheim Collection | 9 aprile – 26 settembre 2022
È possibile che una mostra storica di approfondimento su una delle innumerevoli chiavi di lettura del Surrealismo diventi anche qualcosa di diverso, che non parli soltanto del passato ma dia anche indicazioni sullo stato dell’arte attuale e su sensibilità sociali ed estetiche della contemporaneità? È quanto sembra accadere in Surrealismo e magia. La modernità incantata, aperta alla Peggy Guggenheim Collection a inizio aprile e visitabile in itineranza anche a Postdam, al Museum Barberini, a partire dal prossimo ottobre.
Si tratta di un focus che – in continuità sia con i temi più noti del Surrealismo sia con l’allestimento permanente dell’istituzione veneziana (Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani, ndr) – getta luce sugli elementi magici, esoterici, alchemici e spirituali sottesi a diverse pratiche degli artisti riunitisi inizialmente attorno alla figura di André Breton nel 1924, anno di fondazione del movimento. Se dunque gran parte di quest’estetica, soprattutto nelle prime fasi, vive una felice doppiezza tra psicanalisi e impegno politico (si parla infatti di Surrealismo al servizio della Rivoluzione), la rassegna veneziana presenta un mondo più privato, ermetico e misterico, che non rinuncia comunque a tentare di esercitare il suo potere trasformativo e immaginifico sulla realtà.
L’incipit è rispettosamente affidato a Giorgio de Chirico che, pur avendo sempre espresso una burbera avversione per la compagine surrealista, ne ha profondamente influenzato gli esponenti più iconici come Salvador Dalì, Max Ernst e René Magritte. I loro capolavori esposti sono molti ma la vera caratterizzazione, all’interno del discorso magico, sta nell’inserimento di una serie di personalità lievemente eccentriche come Wilfredo Lam, Kurt Seligmann, Wilhelm Freddie e Victor Brauner, assieme alle grandi “amazzoni” della sur-realtà come Leonora Carrington, Leonor Fini, Dorothea Tanning e Remedios Varo. Il risultato è un’amplificazione dell’immagine surrealista canonica che si proietta ben oltre il solito asse Europa-Stati Uniti, andando a coinvolgere anche l’America Latina e i Caraibi, e che propone una visione più aggiornata della donna all’interno del movimento, richiamando attenzione a temi molto attuali di fluidità, trasformazione, permeabilità tra mondo animale, vegetale e minerale.
In questo senso la mostra, aperta due settimane prima della Biennale, – anch’essa nata sotto il nume tutelare di Leonora Carrington – evidenzia il retroterra poetico che ha contribuito a far nascere il dibattito su cui si discute nell’attualità di oggi. Oltre a ciò, osservare in questi artisti la fiducia in una figurazione trasognata e ossessiva, spesso intrisa di folklore, linguaggio popolare e ingenuità, aumenta la sensazione di un collegamento latente, involontario ma lampante, con la narrazione che Cecilia Alemani ha allestito non lontano nella città lagunare per Il latte dei sogni.
Se ciò non bastasse a determinare l’interesse della mostra veneziana, in sottotraccia rispetto al racconto incantato sulle possibilità trasformative, ibride, alchemiche e fantasiose degli elementi, si può notare uno stato di continua crisi dovuta agli eventi bellici globali del 1939-1945.
I Surrealisti sognano nonostante tutto ma l’instabilità della Seconda guerra mondiale li costringe a continui spostamenti, a vivere in clandestinità o tentare avventure in nuovi continenti. È questo stesso stato di cose a favorire l’innesto internazionale del Surrealismo, vero movimento d’avanguardia mainstream del secolo passato, di cui si trovano tracce in tutto il mondo. Capolavori di quella fase come L’Europa dopo la pioggia II (1940-1942) di Max Ernst, La fine del mondo (1949) di Leonor Fini o l’ultima sala dedicata alle forze nascoste e pluridimensionali della realtà rendono evidente questo mutamento di contesto. Il centro del mondo artistico internazionale diventa New York dove espatriano molti protagonisti dell’arte precedentemente europea, il vecchio continente appare come una distesa di macerie da ricostruire e i semi del movimento di Breton stanno già gemmando in qualcosa di più vicino all’Espressionismo astratto nei lavori di Roberto Matta e Wolfgang Paalen. Il sogno e la magia rimangono comunque centrali.
Surrealismo e magia. La modernità incantata
A cura di Gražina Subelytė, Associate Curator, Collezione Peggy Guggenheim
una mostra organizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim, dove rimarrà aperta fino al 26 settembre, 2022, con il Museum Barberini, a Potsdam, dove si sposterà successivamente, dal 2 ottobre 2022 al 16 gennaio 2023.
9 aprile – 26 settembre 2022
Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701, Venezia
+39 041 2405 415
guggenheim-venice.it