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FIRENZE | HZERO | Dal 29 maggio 2022

Intervista a studio Karmachina di Chiara Canali

Firenze rinnova la propria vocazione di città aperta alla rigenerazione urbana e alla cultura con il nuovo e straordinario progetto museale HZERO, un dispositivo narrativo inedito che prende vita negli spazi dell’ex cinema Ariston ed esplora l’immaginario del treno a partire dall’imponente modellino ferroviario realizzato da Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano.

HZERO nasce come il connubio tra la maestria artigianale che ha reso possibile la realizzazione del modello ferroviario e le nuove tecnologie. Sin dalle sue origini, il progetto museale prende forma come un dispositivo narrativo immersivo concepito per avvolgere e interagire con il plastico ferroviario di San Giuliano, che diviene così non solamente visibile ma anche vivibile. Attraverso una sofisticata coreografia poetica di luci, suoni e proiezioni, a cura di KARMACHINA, lo spazio attorno al modello prende vita, realizzando un’ambientazione sensoriale e coinvolgente nata dalla collaborazione di diversi linguaggi creativi.

Abbiamo intervistato i componenti dello studio Karmachina per conoscere i dettagli di questo incredibile congegno multimediale.

HZERO_L_impresa ferroviaria in miniatura_Ph Karmachina

Il lavoro di drammaturgia studiato per HZERO presuppone un funzionamento a tre tempi che prevede la realizzazione di illustrazioni su carta ad opera di Maria Chiara Banchini, l’animazione digitale e la motion graphic di Sandra Hiralal, Natália Brondani e Silvia Marchetti e l’Art direction generale e la regia dei contenuti video a cura di Rino Stefano Tagliafierro di KARMACHINA. Mi raccontereste come queste tre competenze sono intrecciate tra loro per arrivare allo sviluppo finale?
Si è trattato indubbiamente di un grande lavoro di squadra. Una volta definiti con il curatore Alberto Salvadori il concept dell’intervento e le linee guida del trattamento è iniziato un lungo processo di progettazione che ci ha visto collaboratore con Sandra Hiralal, che ha curato l’ideazione e la direzione dello sviluppo grafico, l’illustratrice Maria Chiara Banchini e le animatrici Natália Brondani e Silvia Marchetti.
Dopo il confronto iniziale con Rino a proposito del mood e della struttura della narrazione video, Sandra ha curato la stesura dello storyboard. Lo scopo era quello di creare un ambiente intimo e quotidiano, nel quale chiunque potesse riconoscersi, e che riflettesse l’intimità delle scene all’interno del plastico.
Una volta delineata la narrazione, si è passati alla fase successiva: Maria Chiara, sempre attraverso la mediazione di Sandra prima e il confronto con Rino poi, ha realizzato le illustrazioni. In prima battuta ha prodotto degli schizzi su carta, al fine di ambientare paesaggio e personaggi nello spazio del museo e di cercare una coerenza visiva in tutta la narrazione; le illustrazioni sono poi state trasferite in digitale, in modo da fornire alle animatrici gli elementi necessari alla realizzazione dei filmati.
Un processo che è andato avanti per diversi mesi, viste la durata dello spettacolo e le dimensioni dello spazio

L’illustrazione è oggi un linguaggio visivo molto immediato e diretto che consente di creare uno storytelling di forte impatto comunicativo. Su quali personaggi e paesaggi si è focalizzato il racconto per immagini di Maria Chiara Banchini?
Il punto di partenza sono state le foto del primo sopralluogo. Volevamo ricercare una coerenza tra le immagini alle pareti e i luoghi rappresentati fisicamente nel plastico: in quest’ultimo, paesaggi ispirati all’atmosfera del nord Europa convivono con scene di vita quotidiana che sembrano svolgersi al di fuori di un momento storico preciso. È stata una sfida interessante pensare a questi due livelli di narrazione, sovrapposti uno all’altro ma con dimensioni e ritmi diversi.
Per rendere l’atmosfera più di impatto e per dare il senso dello scorrere del tempo, moltissima attenzione è stata riservata a luci e colori, utilizzando spesso forti contrasti.
Naturalmente tutto il lavoro è stato concepito dall’inizio immaginandolo in movimento, quindi in modo diverso da un’illustrazione editoriale statica: spazi, personaggi e oggetti sono stati pensati e realizzati in modo da permettere il lavoro di animazione successivo.

In che modo si inserisce in questo progetto visivo inerte il lavoro di animazione digitale e motion graphic di Sandra Hiralal e su che tempi di fruizione intende giocare?È stato subito chiaro che lo scopo delle animazioni fosse quello di creare un ambiente perpetuo, intimo e rassicurante, che non distraesse dal plastico ma che al contrario lo sostenesse, enfatizzando quanto questo trasmette con le sue scene e con i suoi dettagli. Il movimento doveva quindi risultare armonioso, non invadente: un ospite gradito.
Il dialogo e la coordinazione con il team di animatrici sono stati fondamentali. Un esempio: molte delle scene contengono personaggi i cui caratteri dovevano emergere in modo da creare situazioni familiari al pubblico e dettagli che facessero sorridere. Ciascuna delle tre grandi videoproiezioni doveva avere una durata di 35 minuti. In questo contesto, anche la fase di produzione delle illustrazioni è stata coordinata in modo tale che queste fossero funzionali all’animazione: l’ottimizzazione dei tempi di produzione era in questo caso essenziale.

Infine, la grande proiezione multimediale realizzata da Karmachina come interpreta le coordinate di spazio e tempo del Museo?
Quando abbiamo visitato per la prima volta il grande plastico abbiamo capito che ci trovavamo di fronte a qualcosa che andava oltre l’ordinario: stavamo osservando una moltitudine di situazioni e luoghi urbani e naturali che non avevamo mai visto prima ma che ci sembravano familiari, che sembravano appartenere al nostro vissuto, anche se era difficile dar loro un’esatta collocazione nel tempo e nello spazio. Con le grandi videoproiezioni abbiamo voluto enfatizzare quest’impressione.
La sottile narrazione che avviene alle pareti attraversa le quattro stagioni e si svolge nell’arco di una giornata; inoltre, le situazioni messe in scena sono ambientante di volta in volta in uno dei diversi paesaggi rappresentati nel modello ferroviario. Le coordinate spazio-temporali si perdono, o si ridefiniscono, proprio come avviene nel grande plastico.

HZERO_L_impresa ferroviaria in miniatura_Ph Karmachina

Quanto dura la proiezione e come si inserisce nel flusso del processo di fruizione percettivo e partecipativo dello spettatore?
La durata dello spettacolo multimediale è piuttosto ampia (35 minuti) perché sin dall’inizio si è deciso col curatore Alberto Salvadori che la multimedialità dovesse fungere da accompagnamento del pubblico nel processo di scoperta del plastico. Ciascuno degli elementi dello spettacolo – dalle videoproiezioni, all’ambiente sonoro di Tempo Reale, alle luci del light designer Angelo Linzalata – contribuisce infatti a creare uno spazio di fruizione fertile, dove le sensazioni del pubblico sono favorite e amplificate.
Abbiamo così progettato, grazie anche al supporto di Marina Cinciripini di Studio Dune, una successione di scenari animati che definiscono lo spazio scenico del plastico dentro cui si muovono i visitatori: delle quinte teatrali, delle finestre sui tanti mondi immaginari contenuti nel modello ferroviario.

HZERO_L_impresa ferroviaria in miniatura_Ph Karmachina

Solitamente, l’esperienza immersiva è un format di esposizione museale che si basa sulla sostituzione del manufatto artistico con la sua immagine digitale. In questo caso la mostra fisica del plastico ferroviario convive il racconto multimediale. Su quali aspetti e valori si basa questa relazione?
Quando abbiamo visto per la prima volta il grande modello ferroviario ci siamo persi nell’osservare tutti quegli incredibili dettagli: abbiamo subito capito che la sfida sarebbe stata quella di progettare un intervento multimediale che fosse sì suggestivo e immersivo ma anche capace di accompagnare, e non distogliere, l’attenzione del visitatore verso il fulcro dell’intera esperienza.
D’altronde, ne siamo certi, chiunque entrerà nel nuovo HZERO non potrà che perdersi in tutti i mille dettagli del plastico. Saremo felici se il nostro intervento avrà contribuito almeno in parte a favorire questo particolarissimo senso di stupore.

 

 

HZERO. L’impresa ferroviaria in miniatura
a cura di Alberto Salvadori

MUSEO H ZERO
Piazza degli Ottaviani 2, Firenze

Dal 29 maggio 2022

Orari: Dal lunedì alla domenica: dalle 11.00 alle 19.00. Chiuso: martedì.
Ultimo ingresso alle ore 18.30

Info: info@hzero.com
www.hzero.com

Facebook: @hzero_museum
Instagram: @hzero_museum

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