ROMA | LA GALLERIA NAZIONALE | Fino al 26 febbraio 2023
di BEATRICE BENFORTI
Il mondo brucia e l’arte contemporanea si sta dimostrando pronta a mostrarcelo con gli artisti che si rivolgono alla nostra attenzione. Questo sta succedendo alla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma con la mostra Hot Spot. Caring for a burning world a cura di Gerardo Mosquera, aperta fino a domenica 26 febbraio 2023.
Il titolo della mostra si è ispirato dalla prima istallazione che si vede entrando dentro la Galleria: di Mona Hatoum Hot Spot” (2013), un mondo fatto di led rossi e ferro. L’impatto con la luce rossa di Hot Spot è forte e l’istinto di toccarla viene fermato dalla paura di bruciarsi. Proseguendo per la sala ci troviamo in mezzo a opere di tutti i tipi: materiali e approcci sono diversi. Il tema della crisi socio-ecologica è esposto in maniera puntuale e non politica.
Hot Spot. Caring for a burning world ha riunito opere polimateriche nell’intento di promuovere una lettura democratica dell’arte e di quello che l’arte sta raccontando.
Lo si può intuire con la rinascita del pianoforte fiorito di Glenda Leòn posto davanti alle fotografie documentarie del fotografo da quarant’anni impegnato socialmente Gideon Mendel, che raccontano la devastazione che le sempre più frequenti inondazioni lasciano nei Paesi di tutto il mondo. Fotografie quadrate e esposte una a fianco all’altra per fruire nel modo più immediato della narrazione che Mendel fa ogni volta che ritrae le persone che sceglie. Con le loro pose e con il punto di vista ormai riconoscibile del fotografo, gli sguardi dei personaggi ritratti, richiamano la nostra comprensione richiedendoci, forse, anche una presa di posizione nei confronti di qualcosa a noi lontano ma che comunque ci riguarda.
“È naturale che l’arte affronti temi così scottanti: molti artisti nel corso della propria carriera lo hanno fatto in modo militante, reattivo e pertinente, ma questa mostra partecipa alla critica ecologico-sociale in modo più indiretto. Il percorso espositivo non considera la questione come qualcosa di specifico, ma la apre e la amplifica esplorando altri aspetti. La speranza di una rinascita dell’ambiente naturale è alimentata dalla resilienza della vita sulla terra” ha spiegato il curatore Gerardo Mosquera.
Nell’arte, nella musica e nella poesia e quindi nella vita tutta, l’uomo si pone ciclicamente nella stessa maniera di fronte alla bellezza della natura. Con iniziale distacco dovuto dalla venerazione del bello e quasi intimorito, finisce poi per volere la bellezza tutta per sé cedendo alla dominazione e al controllo ed è ciò che Beldessarri vuole raccontare con il suo video del ’72 Teaching a Plant the Alphabet in cui insegna l’alfabeto a una pianta. Ma ci sono anche persone che riescono a dialogare rispettosamente con la natura, che si fermano alle fasi iniziali di dialogo e di ispirazione ed è quello che il videoclip del duo Ibeyi sembra racconti con i canti delle due protagoniste, rivolti alla dea dell’acqua Ochún.
Con La coturnice”del 1930 di Filippo de Pisis esposta sulla parete dietro a Cinque tronchi divisione moltiplicazione del 1996 di Pistoletto, vicino alla la spazzatura fotografata da Chris Jordan la mostra riesce ad accostare ai contemporanei opere di artisti che nel corso della storia, non così remota ma neanche attuale, hanno realizzato e dimostra quindi come l’attitudine e lo sguardo dell’arte sia sempre rivolto a ciò che succede e ciò che succederà. L’arte ci guarda e ci restituisce, come se fosse uno specchio duro ma anche speranzoso, l’immagine di quel che resta delle nostre azioni.
Le opere della mostra pensata appositamente per gli spazi della Galleria, presenta le opere di 26 artisti provenienti da tutto il mondo: Ida Applebroog (Bronx, New York, 1929), John Baldessari (National City, California, U.S., 1931 – Los Angeles, California, U.S., 2020), Renata Boero (Genova, 1936) Johanna Calle (Bogotá, Colombia, 1965), Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), Alex Cerveny (San Paolo, Brasile, 1963), Sandra Cinto (Santo Andre, Brasile, 1968), Jonathas de Andrade (Maceio, Brasile, 1982), Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956), Mona Hatoum (Beirut, Libano, 1952), Ayrson Heráclito (Macauba, Brasile, 1968), Ibeyi (Lisa-Kaindé Diaz e Naomi Diaz, Parigi, 1994), Chris Jordan (San Francisco, California, U.S., 1963), Juree Kim (Masan, Corea del Sud, 1980), Glenda León (L’Avana, Cuba, 1976), Ange Leccia (Barrettali, Francia, 1952), Cristina Lucas (Jaen, Spagna, 1973), Cecylia Malik (Cracovia, Polonia, 1975), Gideon Mendel (Johannesburg, Sudafrica, 1959), Raquel Paiewonsky (Puerto Plata, Repubblica Dominicana, 1969), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), Alejandro Prieto (Guadalajara, Messico, 1976), Davide Rivalta (Bologna, 1974), Andrea Santarlasci (Pisa, 1964), Allan Sekula (Erie, Pennsylvania, U.S., 1951 – Los Angeles, California, U.S., 2013), Daphne Wright (Longford, Repubblica di Irlanda, 1963), Rachel Youn (Abington, Pennsylvania, U.S., 1994).
HOT SPOT – Caring For a Burning World
a cura di Gerardo Masquera
Fino al 26 febbraio 2023
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, Roma
Ingresso accessibile via Gramsci 71
Orari: da martedì a domenica 9.00-19.00
Info: T +39 06 322981
gan-amc@beniculturali.it
https://lagallerianazionale.com/