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FIRENZE | Palazzo Medici Riccardi | 6 – 29 marzo 2018

Poco più di una settimana per poter visitare la mostra Francisco Smythe e Firenze, in corso a Palazzo Medici Riccardi – promossa dal Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Ministero Degli Affari Esteri del Cile, Istituto Italo-Latinoamericano, Ambasciata del Cile in Italia
L’Ambasciata del Cile in Italia/Affari Culturali vuole ricordare questo importante artista, omaggiandolo nella città dove produsse una parte importante delle sue opere, esposte a Palazzo Medici Riccardi, e che costituiscono importanti collezioni Toscane, Laziali e dell’Emilia Romagna.

Francisco Smythe sull'Arno

Francisco Smythe sull’Arno

Francisco Smythe (Puerto Montt, 1952 – Santiago, 1998), visse i cambiamenti culturali dei brevi e intensi anni della Unidad Popular, durante i quali, all’impegno politico ed etico, si aggiunse un’apertura delle frontiere visive – come l’arte informale spagnola – che segnarono la sua attività artistica. Visse anche i primi cinque anni del Cile della dittatura, dove fu uno dei padri dell’arte concettuale, che più tardi negli anni ’80 si chiamò la “Escena de Avanzada”. Arriva in Italia, a Firenze, nel gennaio 1979, con una borsa di studio del governo italiano presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Istituto di Storia dell’Arte e Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, osservando la nascita della Transvanguardia e un paese in cui la gioia e i colori prevalevano nettamente in quegli anni.
Artisti come Smythe si sono ritrovati a operare a Firenze,  in questa città emblematica, aggiungendo aspetti significativi alla ricerca visiva del tempo. Ci ritroviamo in presenza di un atteggiamento artistico decentrato, letteralmente eccentrico, frutto di individualità autonome che, nel giro di trent’anni, avevano dovuto affrontare un tale vortice di avvenimenti estremi e opposti fra i quali si tentava, a fatica, di ristabilire un equilibrio.

Bellissima la sua incursione tra le montagne: qui fa esplodere il colore ed è singolare la spontaneità con cui crea la messa in scena; è attraverso la bellezza che ci fa entrare in una sorta di sguardo fatto di connessioni paradossali tra futuro e passato in un tempo svanito.
Figure simboliche, altisonanti e cariche di storia, splendide e mistiche, figure sfarzose, quasi fossero teneri esorcismi con cui crearsi una mitologia autobiografica. Lentamente cresce in lui l’esigenza di riappropriarsi del tessuto urbano, del paesaggio nebuloso e mattiniero, dei muri desolati, dei fiori desolati, delle ombre dietro ai cuori in cui si nascondeva una realtà sempre più intima e personale: la sua malinconia.
Francisco è riuscito, a seminare segni, perché la sua parola visiva aveva bisogno di comporsi, di organizzarsi continuamente, così come continuo è stato il bisogno di evitare i ristagni, le soste prolungate, i ritardi; un affanno quasi di precederci e di sorprenderci, che ha fatto non soltanto profumare il suo pensiero, lo ha fatto diventare profondo.

Francisco Smythe e Firenze
a cura di Antonio Arévalo, Paulina Humeres

6 marzo – 29 marzo 2018

Palazzo Medici Riccardi
Via Cavour 1, Firenze

Orario: dal lunedì alla domenica ore 9.00 – 12.00 (chiusura mercoledì)

Info: Segreteria Culturale Ambasciata del Cile in Italia
+39 06844091213
agaetem@minrel.gob.cl

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