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Dark quel tanto che basta a far crescere d’un tratto caratteri distintivi forti che si annidano dietro ad una serialità – uomo/attributo sessuale, donna/vestito lungo, bambino/piccolo – mai replicante e ribadita semmai con sagace e pungente ironia.
Un disegno che torna sempre sul proprio “luogo del delitto”, che sia la carta o la tela. Fausto Gilberti con il nero disegna e dipinge alla stregua di un qualsiasi altro colore. E mentre l’animo da rockettaro dark emerge con più evidenza negli ultimi lavori… Chi l’avrebbe mai detto che possiede un’auto rossa, una bici gialla e che in casa ama circondarsi di oggetti multicolor?

Francesca Di Giorgio: Ci racconti com’è strutturata Just a little bit dark, la monografia presentata in occasione della personale omonima da Ronchini Arte Contemporanea?
Fausto Gilberti: Just a little bit dark documenta circa dieci anni di lavoro, partendo dalla mia prima personale dal titolo Laura Palmer Paintings, realizzata alla galleria Perugi artecontemporanea sul finire del 1999 a Padova, per arrivare agli ultimi disegni e dipinti “rockettari” esposti da Ronchini adesso. È illustrata una selezione di dipinti, disegni, installazioni e altro che rappresentano, in modo abbastanza esaustivo, il mio percorso artistico. La monografia è corredata da un testo di Luca Beatrice che reputo, tra i critici italiani, quello che, data la sua ecletticità culturale artistica-musicale-cinematografica-letteraria, sa meglio interpretare la mia opera descrivendola dalla giusta prospettiva. Infine c’è una “conversazione su rock, cucina ed altre amenità” tra me e Omar Pedrini, cantante e chitarrista, leader dei Timoria, gruppo rock bresciano, che ha lasciato una profonda traccia nel panorama della musica rock italiana.

Molti dei tuoi lavori recenti sono colmi di particolari e l’istinto è quello, dopo una visione d’insieme, di perdersi a sezionarli parte per parte scoprendo cosa c’è in primo piano sullo sfondo, ai margini… Di solito scegli un punto preciso da cui far partire la composizione?

Non troppo in alto perché sono alto un metro e settanta scarso. Non troppo in basso perché a stare piegato mi fa male la schiena, ormai non sono più un giovane artista, quest’anno compio 40 anni.
Non mi trovo bene né a destra né a sinistra. E se fisso il centro mi gira la testa.

Il tuo è un segno molto riconoscibile e identificabile, come lo hai rinnovato nel tempo e che peso hanno i riferimenti letterari, cinematografici e artistici nella tua ultima produzione?
L’ho rinnovato prima andando verso la sintesi estrema per poi sporcarlo, in un secondo momento, e renderlo più espressivo e ricco.
Da sempre la musica, il cinema e in piccola parte anche la letteratura sono state fonte di ispirazione e di stimoli sensoriali.

I tuoi personaggi hanno il corpo simile a pinnacoli gotici, sviluppati in verticale e ridotti all’essenziale con linee spigolose eppure tutti sottilmente differenti…
Io continuo a vederli riconoscibili solo grazie a dettagli stereotipati: uomo-attributo sessuale, donna-vestito lungo, bambino-piccolo. Per il resto sono del tutto simili.
Ma gli altri mi dicono che non è così… probabilmente la mia predisposizione “autistica” mi impedisce di riconoscere le espressioni emotive dei miei omini!

Luca Beatrice, nel testo pubblicato in catalogo, racconta del tuo spiccato «senso per il nero». Ci spieghi in poche parole, se puoi, la tua vocazione al “total black” o quasi?
In realtà dipingo in nero ma mi piacciono i colori: auto rossa, casa verde e blu con suppellettili coloratissime, tessuti Marimekko, TV Brionvega arancione, bici gialla!
Per dipingere però mi piace utilizzare il nero, misurarmi con la sua essenzialità e sfidarmi nella ricerca delle sue potenzialità espressive.
A me sembra che il nero possa essere usato come un colore: disegno con il nero e coloro con il nero.

La mostra in breve:
Fausto Gilberti. Just a little bit dark
Ronchini Arte Contemporanea
P.zza Duomo 3, Terni
Info: +39 0744 58816
www.ronchiniarte.com
Fino al 30 aprile 2010

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