SCICLI (RG) | Ex Convento del Carmine e Palazzo Bonelli Patanè | 4 settembre – 4 ottobre 2020
Intervista a ROSA CASCONE e LARA GAETA di Matteo Galbiati
La bellezza senza tempo dell’arte di Scicli (RG), riconosciuta come patrimonio UNESCO dell’Umanità, diventa la quinta superba che accoglie le sperimentazioni e le ricerche più aggiornate dei linguaggi del contemporaneo grazie a Ex Machina, progetto che vede protagonisti 10 artisti chiamati a proporre, in questi luoghi densi di storia e fascino, i loro interventi site-specific.
Parliamo di questo progetto con Rosa Cascone e Lara Gaeta che ne hanno seguito la direzione artistica:
Come è nato Ex Machina e chi coinvolge nell’organizzazione?
La rassegna d’arte contemporanea Ex Machina ha avuto origine da un’unione d’intenti ben precisa tra la realtà indipendente di Scicli, Site Specific e la galleria aA29 Project Room di Milano, Reggio Emilia e Caserta che condividono la medesima visione sull’arte contemporanea come dispositivo critico della società. Queste due realtà credono in un‘arte attiva e operativa sul territorio, che coinvolge il pubblico, che genera consapevolezza e che immagina nuove configurazioni del reale dove uomo, natura e tecnologia (o macchina) possono finalmente coesistere liberamente.
Ex Machina ha coinvolto numerosi artisti, curatori e direttori di musei, professionisti del settore, musicisti, associazioni culturali e cooperative attive sul territorio. Senza l’aiuto di ciascuno di questi, nei loro ruoli e specificità, la realizzazione della rassegna non sarebbe stata possibile. In particolare lo staff di Agire ci ha aiutato moltissimo nell’organizzazione delle tre giornate di rassegna e si occuperà di tenere aperti gli spazi dell’Ex Convento del Carmine per l’intero mese di apertura della mostra, fino al 4 ottobre. Siamo grati anche ai musicisti Crystal Bones, Lorenzo Brusci e Pietro Scardino, Trio Casamia che hanno animato le serate.
Come sono stati scelti gli artisti? Quali linee avete tenuto?
Gli artisti sono stati scelti tenendo in considerazione tre fattori in particolare, non per forza di cosa compresenti in ciascuno di essi: il legame con il territorio siciliano, con Scicli stessa o con la Sicilia in generale, lì dove è nato tutto; la matrice performativa dell’arte, intesa anche come attivismo e volontà di coinvolgimento e interazione con il pubblico e, infine, il carattere di teatralità e di drammatizzazione che riprende il teatro greco.
Quali specificità ha ognuno di loro e quali sono, invece, gli elementi comuni che condividono? Che progetti/opere hanno presentato?
Partendo dal concetto di Ex Machina, che presuppone una presa di coscienza e un distanziamento da ciò che è meccanico, automatico e ripetitivo, per riprendere invece il contatto con la natura e discernere i veri bisogni umani, abbiamo così individuato gli artisti.
Li abbiamo scelti in base al loro impegno sociale e politico, ma anche alla varietà e molteplicità dei mezzi espressivi impiegati: alcuni disegnano e dipingono, altri realizzano sculture o costruiscono ambienti spaziali, altri ancora sono fotografi o film-maker. Quasi tutti lavorano anche con la performance, che può essere individuale o partecipativa e dunque coinvolgere necessariamente il pubblico.
Così ci sono le fotografie in bianco e nero e senza tempo di Valentino Bianchi, la pittura a olio imponente, immersiva e intima di Francesco De Grandi, la drammatica teatralità del video di Alex Majoli accompagnato dalle musiche di Nick Cave and the Bad Seeds, l’espressività del segno e la danza vorticosa degli olii su tela di Lola Montes Schnabel, la riflessione sul focolare e il senso di comunità nell’azione dei Parasite 2.0, la funzione dell’acqua e della foresta per il mondo e i suoi ecosistemi nella pittura di Isabella Pers, le dinamiche di violenza e dominio sugli animali non-umani che stanno alla base delle scelte alimentari globali nelle tele di Tiziana Pers, l’importanza dell’atto di cura e di riparazione nella performance e nelle sculture di Matilde Sambo, il realismo ironico e pungente dei disegni a penna Bic di Giuseppe Stampone e il Multinaturalismo di Sasha Vinci, espresso attraverso differenti media, a ricordarci delle infinite possibilità di meraviglia e stupore presenti al mondo; e ancora il racconto d’amore narrato dai poster dell’artista emergente Stella Laurenzi.
Ci sono state “commissioni” nate da un dialogo con loro, oppure sono intervenuti in autonomia scegliendo cosa presentare del loro repertorio? Avete operato voi una scelta?
Il concept della mostra è nato in un momento di stasi condiviso e comune: il lockdown.
Gli artisti sentivano il bisogno di creare, di produrre e di esprimere in maniera differente gli stimoli e gli input che provenivano dall’esterno. Noi curatrici abbiamo cercato di aiutarli e indirizzarli verso forme artistiche che avrebbero contribuito ad arricchire il concept di Ex Machina, ma comunque ogni artista si è espresso diversamente, in base alla propria sensibilità e in linea con la sua ricerca. Abbiamo voluto valorizzare ogni artista per le sue specificità e per le sue qualità di pittore, piuttosto che di scultore o fotografo.
Anche le performance site-specific che sono state realizzate durante i tre giorni di rassegna sono inedite: The Campfire belongs to everyone dei Parasite 2.0 e Da l’Acqua o da Lo Specchio di Isabella Pers, che hanno visto la partecipazione del pubblico e Vita come saliente avidità di Matilde Sambo che invece è stata girata nel chiostro dell’Ex Convento del Carmine e che ha avuto una restituzione video all’interno dello spazio espositivo.
Ovviamente abbiamo poi selezionato e adattato il lavoro degli artisti alla sede espositiva, cercando di valorizzarlo, lasciandogli respiro e senza forzarlo.
Uno dei temi su cui avete insistito è il valore dell’arte come strumento di “meraviglia per una società in via di cambiamento”: come agisce l’arte sulla società odierna (o come dovrebbe agire!)? Che riscontri volete e cercate con il pubblico?
Con Ex Machina abbiamo voluto restituire all’arte la sua essenza più pura e semplice: la sua bellezza e dunque la meraviglia e lo stupore che essa produce. Questi due stati d’animo si provano già attraversando il centro storico di Scicli, gioiello barocco e patrimonio dell’Unesco, costruita con la pietra calcarea recuperata dalle cave delle colline circostanti. In questa città si avverte un’armonia eccezionale tra natura e architettura che si compenetrano. Arte è dunque bellezza, armonia, ritmo naturale e umano più lento e cadenzato, e infine attivismo sociale e politico. L’arte si deve chiedere del presente per preannunciare immaginari e scenari possibili nel futuro. Il riscontro con il pubblico abbiamo potuto sperimentarlo già nei primi tre giorni di rassegna: ci hanno fatto visita tante persone, sia gente del luogo che personaggi legati in vario modo al mondo dell’arte e hanno partecipato alle performance seguendo scrupolosamente le regole anti-covid in modo rispettoso e attento. In particolare per la performance di Isabella Pers, Da l’Acqua o da Lo Specchio, di sabato 5 settembre, le persone hanno partecipato numerose, ma l’energia che si è avvertita alla fine ha trasceso notevolmente il gesto di ogni singolo individuo di scrivere un pensiero all’acqua, dando origine a qualcosa di più grande e più forte, perché collettivo. Questa è l’arte: emoziona e fa riflettere, ma dovrebbe arrivare a tutti, incondizionatamente. Ci auspichiamo questo dalla mostra.
Voi avete puntato su “nuove possibilità d’azione e d’interazione” toccando questioni di notevole rilevanza per il nostro presente come “la sostenibilità, il tema dell’Antropocene, l’antispecismo, l’incidenza di totalitarismi e di colonialismi sulla storia contemporanea…” come sono veicolati e trasmessi nelle opere e in Ex Machina nel suo insieme?
Queste tematiche sono le diverse facce di un unico panorama: quello contemporaneo in cui le dinamiche ambientali e sociali sono il nostro mondo. È quasi impossibile e direi, necessario, che l’arte racconti la nostra realtà e aumenti la consapevolezza del fruitore che ricevendo il messaggio con un linguaggio/medium diverso reagisce. In tutta la rassegna abbiamo conservato questo spirito critico e crediamo nella forza del linguaggio dell’arte. In Ex Machina le opere parlavano tutte dei problemi attuali, con un linguaggio più o meno esplicito, portando il fruitore ad una consapevolezza diversa. Le azioni partecipative e il coinvolgimento in prima persona sono state il nostro punto di forza: sia con i Parasite 2.0 che con Isabella Pers il pubblico è stato chiamato a compiere un atto, a prendersi la responsabilità di quello che stavano facendo. Altre performance che si sono svolte a porte chiuse, come quelle di Matilde Sambo e Tiziana Pers, avranno invece un riscontro nel video che risulta testimone oculare di azioni delicate.
Avete voluto interpellare e collaborare anche con quelli che avete chiamato “osservatori”: Laura Barreca, Maurizio Bortolotti, Rossella Farinotti e Diego Mantoan. Che ruolo hanno all’interno del progetto? Quale è stato il loro contributo?
Gli Osservatori hanno svolto un ruolo determinante per Ex Machina: con i comizi d’arte ciascuno di loro, infatti, si è impegnato, anche in base alla propria esperienza e formazione personale, a produrre un contributo critico alla mostra. Le riflessioni nate durante i comizi d’arte saranno fondamentali e verranno tenute in considerazione anche per un eventuale sviluppo futuro del progetto.
Diego Mantoan ha prodotto un contributo audio che è stato trasmesso nel chiostro dell’Ex Convento del Carmine come incipit del primo comizio dedicato ad Attivismo, Performance e Territorio. Il suo Comizio Silente – così è stato definito – ha contribuito ad aggiungere una chiave di lettura al concept di Ex Machina, affrontando la tematica del SATIS – PLUS, che è strettamente connessa anche al lavoro e alla ricerca di Isabella e Tiziana Pers: la sazietà e l’ingordigia dell’uomo nei confronti della natura e nell’utilizzo delle sue risorse, in particolare quelle alimentari. La voce robotica e digitalmente modificata di Mantoan ha riecheggiato all’interno del Chiostro, costituendo per tutti i presenti un motivo di riflessione e di presa di coscienza interiori.
Laura Barreca con Maria Rosa Sossai hanno poi declamato insieme il Manifesto dei Musei dei Piccoli Borghi e dei Territori, scritto a molteplici mani e sottoscritto da tante altre realtà museali. Partendo da questo spunto abbiamo portato alcuni esempi di collaborazioni: pubblico/privato, No profit/istituzione, artisti e pubblico. Abbiamo visto tutte queste fasi in presenza, tra i partecipanti a Ex Machina, siano stati essi artisti o enti. Nel modello di museo descritto nel manifesto l’educazione ha un ruolo fondamentale per le nuove generazioni e per la costruzione della società attuale.
Durante il secondo comizio, dedicato invece a Immagine, Natura e Architettura, Maurizio Bortolotti ha dialogato con i Parasite 2.0, architetti di formazione ma che ampliano il loro discorso notevolmente, cercando nuove connessioni e interazioni tra uomo e spazio naturale e/o urbano e procedono alla decostruzione degli schemi e delle strutture imposti dalla società. Con loro abbiamo compreso il senso del termine ossimorico Primitive-Future.
Rossella Farinotti è, infine, entrata in dialogo con l’artista Giuseppe Stampone, discutendo sul ruolo dell’immagine oggi e sulla complessità del disegno che talvolta, nelle sue infinite stratificazioni, può essere considerato quasi pittura. Inoltre la curatrice, facendo riferimento alla performance di inaugurazione della rassegna, The campfire belongs to everyone dei Parasite 2.0, ci ha ricordato l’importanza del coinvolgimento del pubblico e di creare attraverso l’arte una comunità, non escludendo la dimensione rituale.
Siamo a metà del periodo espositivo quali reazioni e quali riscontri avete ricevuto?
Per adesso il riscontro maggiore l’abbiamo avuto durante i giorni di rassegna con la partecipazione da parte di un pubblico vasto che ha visitato la mostra e partecipato ai concerti e alle performance. Se ne sta parlando, in Sicilia soprattutto, ma anche nelle città dove la galleria aA29 Project Room ha sede ovvero Milano, Reggio Emilia e Caserta. Quello che ha più colpito il mondo dell’arte è stata proprio la scelta territoriale: portare la rassegna in una realtà come quella di Scicli valorizzando la città stessa e gli artisti che la abitano come Alex Majoli, Lola Montes Schnabel e Sasha Vinci, affermati e conosciuti internazionalmente.
Non essendo proprio inteso come la “classica” mostra tematica, potrebbe essere un progetto ripetibile in un’eventuale “seconda edizione”?
Questa è esattamente l’idea con cui abbiamo pensato la rassegna: un appuntamento annuale, un format da riprodurre e da ampliare con una programmazione anche più fitta. Invitare artisti da fuori a relazionarsi con Scicli e con i suoi palazzi, instaurare nella città un polo di riflessione e sperimentazione artistica in cui scambi continui alimentano l’opera stessa. La mostra è il lascito di quei giorni, è un memento per chi va a vederla e non è stato presente o per chi ha deciso di approfondire alcuni artisti o alcuni temi. È ciò che è ancora fruibile per nuovi spunti e per una sezione educativa più a lungo termine.
Stiamo già lavorando per l’anno prossimo.
Ex Machina
direzione artistica Rosa Cascone e Lara Gaeta
con il patrocinio di Comune di Scicli
partner Rizzuto Gallery, Associazione Culturale SEM, Cooperativa Sociale Agire, Scicli Albergo Diffuso, Leftover, Triumph Corallo Ragusa, Leo Nardin 1923, Pro Loco Scicli, Vira
ufficio Stampa Media Live
Artisti: Valentino Bianchi, Francesco De Grandi, Alex Majoli, Lola Montes Schnabel, Parasite 2.0, Isabella Pers, Tiziana Pers, Matilde Sambo, Giuseppe Stampone, Sasha Vinci focus dell’artista emergente Stella Laurenzi
Osservatori: Laura Barreca, Maurizio Bortolotti, Rossella Farinotti, Diego Mantoan
4 settembre – 4 ottobre 2020
Ex Convento del Carmine
Piazza Busacca 4, Scicli (RG)
Palazzo Bonelli Patanè
Via Francesco Mormino Penna 53, Scicli (RG)
Info: Site Specific
+39 380 51 34 687
infositespecific@gmail.com
www.sitespecific.it
aA29 Project Room
info@aa29.it
www.aa29.it