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Cecina (LI) | Fondazione Culturale Hermann Geiger | 9 luglio – 18 settembre 2016

Intervista a Enno de Kroon di Francesca Di Giorgio

L’arte Si fa con tutto sostiene Angela Vettese in uno dei suoi libri e, tra i tanti percorsi possibili all’interno del linguaggio dell’arte, traendo spunto da un’idea del semiologo Jean-Marie Floch individua una chiave per il contemporaneo. L’arte come bricolage, come «un dispositivo aperto, capace nella storia dell’arte di dilatarsi fino a includere non solo l’assemblage ma anche l’arte ambientale, l’arte di comportamento, l’arte centrata, appunto, sulla partecipazione dello spettatore». È qui, tra immagine e osservatore, nello spazio della visione, che incontriamo l’artista olandese Enno de Kroon, per la sua prima mostra personale in Italia, organizzata dalla Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina (LI).
De Kroon, dopo aver attraversato una fase da “pittore classico”, ha iniziato a sperimentare con un materiale di recupero insolito, i cartoni delle uova, che gli ha aperto nuovi scenari, possibilità espressive e raccolto l’attenzione delle “comunity” ecologiste su web che lo definiscono il Cubista del XXI secolo…

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Eggcubism farebbe pensare a un nuovo movimento d’Avanguardia, invece si tratta di un tuo modo personale di interpretare l’arte contemporanea e il tempo che viviamo…
Il mio obiettivo è di collaborare con l’osservatore a partire dalle caratteristiche cubiste della struttura dei cartoni delle uova e dall’uovo come fragile punto di partenza della vita.
Le mie opere a due dimensioni e mezzo, dipinte sui cartoni delle uova, inducono chi le guarda ad assumere un ruolo attivo e acquisire consapevolezza di determinate convenzioni a livello visivo e personale. Un paradosso interessante è che la natura immateriale e indifferente di Internet mi ha aiutato a diffondere il mio messaggio sull’importanza dell’unicità e il rispetto di ogni cosa materiale partendo ciascuno dalla propria posizione e dal proprio contesto.

Come ti è venuto in mente di iniziare a dipingere sui cartoni delle uova?
L’atto di vedere un dipinto è un processo fisico che fa riflettere, e il valore dell’opera non si manifesta solo nel momento in cui siamo di fronte ad essa. Quando sono pregevoli, le opere d’arte rimangono impresse nella mente per riaffiorare quando ne abbiamo bisogno. Queste convinzioni mi hanno portato a pensare di dipingere sulla superficie dei cartoni delle uova. Per me è stato un passaggio logico. Al volgere del millennio, ho capito chiaramente che avevo a che fare con osservatori competenti, abituati a interagire. Il mio scopo era renderli liberi e, in questo senso, ho ritenuto che la superficie dei cartoni delle uova mi offrisse delle possibilità. Nel 2004 ho osato “buttarmi” nell’impresa.

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Immagino sia una continua sfida per te…
Nella mia prima serie ho ritratto dei marinai. Come gli osservatori della nostra epoca, anche ai marinai manca un punto di vista fisso da cui guardare il mondo. Quindi, dopo aver constatato quali inaspettate deformazioni si venivano a creare con le occlusioni provocate dalla superficie ondulata dei cartoni, ho pensato di dipingere le loro immagini speculari nella serie Red Light District. In questa serie, le immagini sembrano seguire in maniera critica gli osservatori che le guardano per ragioni opinabili. Ho realizzato che dipingere sui cartoni delle uova può mostrare le persone da angolazioni diverse, evidenziarne alcuni aspetti psicologici e unire il tutto in un’immagine sublimata.

Come nasce nella pratica un tuo lavoro e quali “soggetti” fino ad ora sei riuscito a rappresentare?
Ci deve essere, alla base, un’idea solida e la realizzazione di un’opera deve ancora rappresentare una sfida capace di sorprendermi, di farmi salire di livello. E in questo i cartoni delle uova si sono dimostrati miei alleati. Devo imparare a misurarmi con le loro qualità. La maggior parte delle mie opere riguarda i rapporti fra le persone. Nel corso degli anni, il tavolo è diventato un tema, una sorta di palcoscenico del mondo, un punto d’incontro in situazioni decisive. Recentemente è stato un paesaggio ad ispirarmi. E sono interessato ai contenitori che entrano in rapporto diretto con i cartoni che servono a trasportare le uova. Ho realizzato molti vasi e bicchieri: una strana combinazione pittorica rispetto al cartone da uova, il quale di sicuro non è indicato per contenere liquidi.

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

La pratica del recupero nella storia dell’arte ha dato grandi risultati da un punto di vista concettuale. Hai dei punti di riferimento a cui ti piace pensare? In fondo nulla nasce dal nulla…
Mi piace l’arte che riflette l’atteggiamento volto a utilizzare solo quello che è necessario. Il riutilizzo di materiali esistenti è già stato proficuo per artisti come Duchamp e Picasso. Il loro approccio è stato ripreso negli anni Sessanta del Novecento da Rauschenberg e altri, e anche negli anni Settanta da Marcel Broodthaers, che aveva adottato lo “stampo” e l’uovo come motivo ricorrente nella sua arte, alla quale mi sono ispirato.

La mostra personale in Fondazione Geiger si inserisce in un filone di interesse portato avanti dalla Fondazione, attenta a temi quali ecologia e recupero. Pensi che questo sia il presente e il futuro dell’arte contemporanea?
L’arte del riciclo può aiutarci a sviluppare una certa consapevolezza dei nostri comportamenti permettendoci di individuare soluzioni relativamente al problema delle risorse e penso di poter contribuire a questo discorso generale. Ho ancora molte idee di opere da realizzare con i cartoni delle uova. In futuro, potrei anche sentire la necessità di passare ad altri materiali, o esservi costretto. L’innovazione potrebbe cambiare il modo di trasportare le uova. Le opere si sviluppano di continuo nella mia mente, devo proteggerne la natura fragile, e stare attento a non “bruciarle” nel tentativo di descriverle a parole.

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo, veduta della mostra, © Fondazione Culturale Hermann Geiger

Ironia (dal greco εἰρωνεία, eirōneía) significa dissimulazione e il tuo lavoro sembra centrare in pieno questo significato. La bi-dimensione della pittura cela una tensione tridimensionale?
Penso che questo sia uno spunto molto interessante per pensare e scrivere a proposito della natura della mia arte.

Enno de Kroon
Eggcubism. L’arte a due dimensioni e mezzo
a cura di Alessandro Schiavetti

Fondazione Culturale Hermann Geiger
Piazza Guerrazzi 32, Cecina (LI)

9 luglio – 18 settembre 2016

www.fondazionegeiger.org

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