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ROMA | AlbumArte | 16 marzo – 22 aprile 2022

di NICOLETTA PROVENZANO

 

«Così della gran macchina del mondo
Le mura eccelse al fin crollate e scosse
Cadranno un giorno imputridite e marcie;
Poscia che il cibo dee rinnovellando
Reintegrar tutte le cose indarno;
Poichè nè sopportar posson le vene
Ciò che d’uopo saria, nè la natura
Ciò che d’uopo saria somministrarli.
E già manca l’etade; e già la terra
Quasi del tutto insterilita a pena
Genera alcuni piccoli animali,
Ella ch’un tempo generar poteo
Tutte le specie e smisurati corpi
Dare alle fiere».
Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, Libro II, 1144 – 1152

Una terra desolata e isterilita, un’atmosfera irrespirabile e arida, una vita che va esaurendosi in uno stentato resistere, in una lotta per sopravvivere in un mondo futuro distopico e inospitale, generato dai cambiamenti climatici innescati dall’uomo, sono al centro della riflessione futuribile della mostra personale WE ARE THE GARDEN di Oto Hudec, a cura di Lýdia Pribišová, presso AlbumArte a Roma.
Oltre l’epoca geologica attuale, condizionato dall’azione antropica, l’ambiente futuro viene rappresentato come risultato di un processo graduale, silenzioso e continuo di un collasso ecosistemico, a cui risponde un modulo architettonico orientato ad una sopravvivenza autosufficiente, generativo di un microclima chiuso che assicura ossigeno e nutrimento per una dimora abitativa.

Oto Hudec, WE ARE THE GARDEN, 2022, legno, terra, compensato plastica, foglio di alluminio, AlbumArte 2022. Photo by Alessandra Trucillo, courtesy AlbumArte

Oto Hudec conduce i fruitori in un racconto immaginato alla fine della “gran macchina del mondo” dove un uomo e una bambina vivono come unici superstiti della catastrofe naturale, in una precaria quotidianità strappata alle tempeste di vento frammisto a lapilli di cemento e plastica, alle temperature elevate, all’aria corrotta e tossica, alle scorte di cibo, affrontando l’esterno solo in tute di alluminio e maschere protettive, resistendo e improntando una piccola coltivazione all’interno di una serra collegata alla casa che fornisce ossigeno all’interno dell’abitazione e qualche piccolo nutrimento con cui sfamare la memoria di un sapore amato.
La terra invasa da incendi e ormai resa invivibile resta in oggetti ed elementi naturali salvati dalla distruzione, si rivela nella narrazione di un cataclisma che permane, nei detriti, nei ricordi e nei giochi inventati con le macerie trovate, ma è la serra a preservare la vita umana e vegetale: un fragile ed instabile equilibrio interdipendente dal suo costruttore.

Oto Hudec, WE ARE THE GARDEN, 2022, legno, terra, compensato plastica, foglio di alluminio, AlbumArte 2022. Photo by Alessandra Trucillo, courtesy AlbumArte

Esposta in scala ridotta, la riproduzione del cottage e della serra dell’artista, nella Slovacchia orientale, diviene una biogeocenosi artificiale, un sistema congeniale che pone l’accento sulla imprescindibile correlazione reciproca tra organismi viventi, sulla vitale necessità per il pianeta di un contrappasso che allontani lo scenario letale.
In questa atmosfera silente, la casa e la struttura bioclimatica introducono l’osservatore in un percorso narrativo, trasformandolo in lettore metastorico e abitante sovratemporale di una contro-utopia tangibile, attraversabile con lo sguardo, percepibile come volume fisico e realtà fenomenica possibile.
Tra libri, pitture e reliquie di una natura generativa e laboriosa, fruttifera e nutritiva, la fruizione intercorre l’interno e l’esterno di questo panorama tragico e rovinoso, riportando nel presente la storia da scrivere tra le immagini e le parole di un futuro deprecabile.

Oto Hudec, Cabinet, legno, compensato, vernice, piante, semi, 2021, AlbumArte 2022. Photo by Alessandra Trucillo, courtesy AlbumArte

Un video racconta il vivere giornaliero e isolato dei protagonisti nella landa e all’interno del rifugio che è riparo e, al contempo, cella da cui guardare un mondo perduto e inospite, uno spazio ostile e impenetrabile, in una rimembranza nostalgica di un tempo rigoglioso e verdeggiante, ormai lasciato alla fantasia.

Oto Hudec, Wave in front of the garden, 2020, HD video, AlbumArte, 2022. Photo by Alessandra Trucillo, courtesy AlbumArte

WE ARE THE GARDEN di Oto Hudec è storia di una fine e di una speranza, di una resistenza che si stringe in una volontà di adattabilità e di tenace persistenza, ma soprattutto sguardo consapevole verso l’oggi e le sue possibili strade.

 

WE ARE THE GARDEN. OTO HUDEC
A cura di Lýdia Pribišová
Progetto realizzato con il supporto dello Slovak Art Council e Istituto Slovacco a Roma
Partner culturale PILOT (Bratislava)

16 marzo – 22 aprile 2022

AlbumArte
Via Flaminia 122, Roma

Info: www.albumarte.org

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