BOLOGNA | RACCOLTA LERCARO | FINO AL 18 SETTEMBRE 2022
Intervista a LEONARDO REGANO e FRANCESCA PASSERINI di Maria Chiara Wang
CROSS COLLECTION. Collezioni a confronto – collettiva curata da Leonardo Regano e da Francesca Passerini presso la Raccolta Lercaro di Bologna – è una mostra che offre diversi punti di riflessione sul collezionismo moderno e contemporaneo, sulla sua pratica e i suoi contenuti. Nasce quindi un dialogo inusuale e fecondo non solo tra le opere in mostra, accostate secondo un criterio inedito che rompe gli schemi delle classificazioni espositive, ma anche tra i fruitori del progetto espositivo e chi lo ha ideato.
Inizierei con una domanda bonariamente provocatoria. Nel comunicato di presentazione della mostra si parla di rottura degli schemi delle classificazioni espositive e dei percorsi convenzionali, poche righe dopo, però, vengono descritte le cinque sezioni in cui essa si articola ognuna delle quali sviluppa un tema tra quelli che maggiormente ricorrono nelle varie esposizioni di arte contemporanea attuali. Di inusuale resta, quindi, l’allestimento? La relazione che si instaura tra opere apparentemente distanti tra loro? In che termini?
Leonardo Regano: Il cross collecting è una pratica oggi molto diffusa nel collezionismo, che prevede l’accostamento eclettico di opere d’arte; l’unica regola che regge le motivazioni di una tale collezione è il gusto di chi la compone, libero di mescolare epoche e stili, tecniche, visioni, intenzioni. Si crea così una sorta di Wunderkammer contemporanea – se così possiamo dire – che però resta nei confini delle arti visive.
Quello che hai letto nel comunicato stampa si riferisce proprio a questa pratica, che è tipica anche della Collezione del Cardinale Giacomo Lercaro che, come avrai potuto notare durante la visita, conserva al suo interno opere che vanno dalla seconda metà del Novecento a ritroso nel tempo fino a ospitare una sezione dedicata ai reperti archeologici e a quelli fossili. Questa raccolta oggi viene messa a confronto con una collezione anch’essa privata, di tutt’altro genere, che è invece rigorosa nella sua ricerca e che è rappresentativa di una parte importante dello sviluppo delle arti visive – in Italia e non – degli ultimi quarant’anni. “Inusuale” e “azzardato” è proprio aver messo in dialogo queste due collezioni così diverse e lontane tra loro, puntando su dei confronti e delle relazioni tra opere che vogliono testimoniare come, al di là della forma così distante, ci sia sempre una possibilità di dialogo tra presente e passato. Un esempio? Il dialogo tra l’opera di Ilario Rossi, il Grande Circo, e quella di Vanessa Beecroft. Tra quei corpi femminili stilizzati e “brutalizzati” nella loro resa eidetica si è creato un parallelo fortissimo e difficile da immaginare in un altro contesto.
Francesca Passerini: La riflessione che il museo offre, attraverso le mostre che propone, riguarda l’uomo inteso in tutte le sue manifestazioni; dunque, deve necessariamente passare attraverso le categorie che appartengono all’esistenza. Rompere le classificazioni espositive non significa rinunciare a quegli agganci concettuali che possono permettere l’innesco di un processo di riflessione, quanto piuttosto scegliere di operare accostamenti coraggiosi perché impensati, capaci di generare, nello spazio di libertà proprio di ciascun visitatore, nuove semantiche.
L’arte contemporanea è ancora in grado di sorprendere come singole opere e come progettazione espositiva nel suo insieme? Quale e quanto margine resta alla possibilità di essere originali e di fare la differenza?
L.R. Essere originali rispetto a cosa? Se a Venezia si è rispolverato il Surrealismo, credo che il mondo dell’arte contemporanea stia andando verso direzioni completamente diverse.
F.P. Il fine della Raccolta Lercaro è quello di suscitare attraverso l’arte una crescita individuale e spirituale nel pubblico. L’originalità e la capacità di sorprendere interessano nella misura in cui sono funzionali a questo e credo che la storia dell’arte insegni che entrambe sono davvero tali se fondate sul senso, non sulla speculazione o sulla spettacolarizzazione fine a sé stessa. Viste le tendenze emerse alla Biennale di Venezia e considerato anche il periodo storico che stiamo vivendo, forse oggi l’arte contemporanea ha più bisogno di recuperare radici dal passato capaci di offrire un fondamento solido. Io ci ho trovato tanta necrofilia e, di contro, una necessità forte di riscoprire la vita, di ritrovare la speranza e di ritornare a immaginare il futuro.
Se e come è mutato il collezionismo dell’arte contemporanea nell’ultimo decennio? Verso quale tipo di media e temi si sta orientando?
L.R. Direi che la pittura resta sempre il media più importante e ricercato, con una buona percentuale di interesse anche per la fotografia.
F.P. Sono d’accordo. Per quella che è la mia esperienza, la pittura resta sempre il mezzo espressivo più ricercato.
In quale proporzione il collezionismo italiano subisce il fascino – talvolta acritico – dell’esotico e in quale, invece, è capace di investire anche nei talenti nostrani?
L.R. Definirei meglio il concetto di “esotico”. Il sistema dell’arte è un sistema fondato su un mercato che è quanto mai interconnesso e condiviso, globale se vogliamo usare questo termine. Non credo che abbia senso parlare ancora di nazionalità e di preferenze esterofile del collezionismo italiano, ma di artisti capaci di soddisfare le richieste del mercato.
La domanda da farsi sarebbe al massimo: quanti artisti italiani riescono effettivamente a dare delle garanzie sull’investimento economico richiesto al collezionista? E se non ce ne sono tanti, perché?
Se poi non parliamo di investimento ma di gusto personale, quello, ovviamente, resta insindacabile.
Per concludere, in che modo collezionismo privato e pubblico/istituzionale possono sostenersi e valorizzarsi a vicenda?
F.P. Se i soggetti coinvolti da una parte e dall’altra concepiscono la fruizione dell’arte come bene comune capace di produrre valore sociale oltreché economico allora l’interazione tra privato e pubblico è possibile. Sembrerà forse un’ovvietà, ma la prima condizione è crederci. Poi naturalmente essere in grado di attuare forme concrete di collaborazione che prendano avvio da una programmazione condivisa fondata sull’onestà, ossia capace di mettere sul tavolo da subito gli obiettivi e i benefici per entrambi. E che poi si sviluppi mediante una sinergia di intenti e prenda forma concreta grazie a una disponibilità economica adeguata al progetto. In due parole: volontà, sguardo nella medesima direzione e soldi. Se i binari su cui far correre la collaborazione sono qualità e competenza, tutti ne possono trarre benefici.
Cross collection. Collezioni a confronto
a cura di Leonardo Regano e Francesca Passerini
ADEL ABDESSEMED, MARIO AIRÒ, GIORGIO ANDREOTTA CALÒ, STEFANO ARIENTI, FRANCESCO ARENA, MICOL ASSAËL, ROSA BARBA, VANESSA BEECROFT, NÏEL BELOUFA, MONICA BONVICINI, GIUSEPPE CHIARI, MARIO DELLAVEDOVA, FLAVIO FAVELLI, ANNA FRANCESCHINI, GIUSEPPE GABELLONE, FRANCESCO GENNARI, ADAM GORDON, ESKO MÄNNIKKÖ, EVA MARISALDI, MARGHERITA MOSCARDINI, FRANCIS OFFMAN, GIULIO PAOLINI, SISSI, KIKI SMITH, NICO VASCELLARI, VEDOVAMAZZEI, LUCA VITONE
5 maggio – 18 settembre 2022
Orari apertura museo: martedì-mercoledì 15-19; giovedì-venerdì 10-13 e 15-19; sabato-domenica 11-18.30
Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro – Raccolta Lercaro
Via Riva di Reno 57 (BO)
Info: +39 051 6566210
www.fondazionelercaro.it