LONDRA | Galleria Mazzoleni | 27 febbraio – 5 maggio 2017
Intervista a DAVIDE MAZZOLENI di Roberto Lacarbonara
Quella di Giovanni Mazzoleni e dei figli Davide e Luigi è una impresa italiana di straordinario successo nell’arte contemporanea. Gli ultimi 30 anni trascorsi accanto ai protagonisti del Novecento dimostrano la vivacità culturale e l’avanguardia di uno dei centri propulsivi del mercato e della cultura visiva, Torino. Da tre anni la Galleria Mazzoleni ha varcato il confine per raggiungere il famoso quartiere londinese di Mayfair e sostenere un confronto arduo ma avvincente con l’Europa. Ma la grande flotta di opere e autori, di ricerche e linguaggi approdati a Londra rappresenta una sfida culturale ed un confronto diretto con la storia: la costruzione di un orizzonte e di un immaginario visuale, costruito tra vocazione e sperimentazione.
La mostra Mazzoleni 1986-2016. 30 anni d’arte 30 artisti italiani a cura di Gaspare Luigi Marcone, è un percorso che, presentato nelle due sedi della galleria tra il 2016 e il 2017, attraversa un secolo di arte italiana definendo uno spazio privilegiato d’osservazione nei confronti delle maggiori vicende artistiche del XX secolo, rilette con grande attenzione attraverso i nessi, gli incroci e gli accostamenti privilegiati dal curatore.
Così il futurismo di Giacomo Balla estende la sua suggestione fino alla Pop art di Schifano e al visionarismo di Salvoo alla nuova estetica di Piacentino; la matrice metafisica di una piazza di De Chirico conduce fino alle prospettive di Paolini; il lirismo di Melotti dialoga con la “Tavola dei segni” di Pomodoro mentre mentre dalle rivoluzioni di Alberto Burri e Lucio Fontana generano le straordinarie ricerche parallele segno-materiche di Capogrossi, Afro, Turcato, Vedova e Dorazio fino alle pratiche di Castellani e Bonalumi, Crippa e Colombo. Un percorso che visualizza inoltre la tenace “resistenza” dell’arte italiana di fronte allo strapotere americano del dopoguerra, facendo di Torino un luogo di una rinascita eccellente.
Le tre sale espositive mostrano pienamente le ampie analogie e differenze tra gli autori ma, al di là del confronto storico e critico tra le loro espressioni, vi sono ovunque tracce della pertinenza sentimentale e biografica tra i galleristi e i singoli artisti. «Nel progetto espositivo – racconta Marcone – si sono privilegiate quelle opere che da molti anni appartengono alla collezione privata di Giovanni Mazzoleni oppure di artisti legati per vari livelli alla storia trentennale della galleria. Alcuni lavori presentati, oltre alla loro grandissima qualità, sono stati esposti nei decenni passati in luoghi istituzionali come la Biennale di Venezia o prestigiosi musei».
Il nostro incontro con Davide Mazzoleni, testimonia il forte coinvolgimento umano e culturale maturato in questi trent’anni di lavoro.
30 anni di una storia personale, 30 anni di ricerca e oltre un secolo di arte nella collezione Mazzoleni. C’è un’opera determinante, all’origine di questa storia?
Mio padre Giovanni Mazzoleni è stato affascinato dall’arte fin da molto giovane, e in una Torino degli anni ’50 è iniziata la sua frequentazione di artisti e gallerie e contestualmente la sua collezione. Inizialmente ha rivolto la sua attenzione alle avanguardie storiche, colpito da artisti come Balla e Casorati, de Chirico e Savinio, fino a che, come gli piace ripetere, è stato contagiato dalla “burrite” e dalla “fontanite”.
La sua prima conoscenza, diciamo indiretta, con Burri è avvenuta grazie a una pubblicazione del 1955. Un amico appena tornato da New York gli mostrò un articolo della rivista “Harper’s Bazaar” dove le opere di Burri apparivano in alcune fotografie per un servizio di moda, ne fu subito folgorato.
La sua passione per l’arte l’ha poi portato a metà degli anni ’80 a intraprendere il cammino di gallerista e ci troviamo ora ad aver festeggiato i 30 anni di attività e con una seconda sede a Londra.
Quali sono i compagni di viaggio in questo percorso, tra artisti, critici o semplici amici?
Il rapporto con gli artisti è senza dubbio fondamentale e di primaria importanza.
Collaborare direttamente con loro è per noi attestato di stima nei loro confronti, e seguire le loro sperimentazioni nel tempo è un privilegio. Abbiamo conosciuto molti degli artisti, sia italiani sia stranieri, che sono stati esposti in galleria, e con alcuni di loro abbiamo stretto rapporti di amicizia e di scambio prezioso sia a livello artistico che personale, come Enrico Baj, Agostino Bonalumi, Wifredo Lam, Gianfranco Zappettini per citarne alcuni.
Abbiamo collaborato anche con moltissimi critici, che negli anni hanno curato le nostre mostre. Per esempio, Fabio Carapezza Guttuso, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Alberto Fiz, Nico Orengo, Francesco Poli, Luca Beatrice, Francesca Pola, Vittorio Brandi Rubiu, Daniela Ferrari, Gaspare Luigi Marcone.
Un altro aspetto che è emerso maggiormente nel nostro lavoro degli ultimi anni è la collaborazione con le fondazioni o gli archivi degli artisti. Questo perché l’approccio curatoriale delle nostre mostre ha sempre alla base un rigore scientifico, che necessita di un confronto stretto e costante con le istituzioni di riferimento.
Da Torino a Londra, quali complessità ha affrontato nella ricerca di un mercato attento all’arte italiana?
Da sempre concentriamo le nostre attività sui grandi maestri italiani del secondo dopoguerra, e dai primi anni ’90 ci confrontiamo anche con le fiere nazionali e internazionali. Questo ha fatto sì che le nostre scelte espositive si focalizzassero con forza e coerenza sui nostri artisti italiani, che hanno contribuito negli anni a creare la nostra identità.
Abbiamo deciso di proporre questa linea espositiva anche a livello internazionale attraverso la sede di Londra, che ha accolto in tre anni di attività le opere di Fontana, Burri, Manzoni, Castellani e Bonalumi, per citarne alcuni. Una mostra della quale andiamo molto fieri è quella che mette a confronto in chiave inedita le opere di Fontana e Melotti. Il successo di critica ci dà fiducia a continuare in questa direzione.
La stessa ricerca viene portata avanti in tutte le nostre fiere, come i dialoghi tra artisti presentati alle ultime due edizioni dell’Armory Show: Burri/Nunzio e Alviani/Castellani.
Poi, curiosamente, quando esponi opere di Burri a Hong Kong scopri che il pubblico sembra ancora un po’ sorpreso dalla radicalità di queste ricerche…
Roma, Milano, Torino e gli anni del dopoguerra: sono indubbiamente il fulcro della collezione. Guardando alle nuove generazioni dell’arte, c’è ancora la forza dei linguaggi e delle ricerche di quegli anni?
Sì certamente. L’eredità dei grandi maestri, come Fontana, Burri, Manzoni è molto influente sulle nuove generazioni, pur garantendo a ognuno di compiere le proprie sperimentazioni. Per parlare di un artista italiano poco più grande di me che conosco da molti anni e che stimo molto, potrei fare il nome di Nunzio. Nel suo lavoro esistono sì dei collegamenti o dei rapporti con Burri, però è necessario sottolinearne l’autonomia, anche per il differente uso dei materiali rispetto al maestro umbro. Abbiamo presentato lo scorso anno una bipersonale su Burri e Nunzio all’Armory Show di New York, un progetto che ha avuto molto successo.
Proseguendo nella nostra ricerca sul secondo dopoguerra, da un paio d’anni abbiamo ampliato la nostra indagine per prendere in considerazione un gruppo di artisti, quelli della Pittura Analitica, che non appartengono alle nuove generazioni, ma che hanno iniziato un percorso negli anni ‘70 che secondo noi non è stato adeguatamente valorizzato, e che per la maggior parte continuano a essere attivi anche in anni recentissimi, permettendo quindi un confronto e un dialogo tra le opere degli esordi e gli esiti più contemporanei.
Ci sono artisti giovani con cui iniziate a collaborare?
Abbiamo naturalmente uno sguardo attento verso il contemporaneo di qualità e che riteniamo in linea con la nostra programmazione. Shigeru Saito è un artista giapponese con cui abbiamo iniziato recentemente una collaborazione, che ha tra i suoi grandi ispiratori il maestro Enrico Castellani. La sua ricerca sulla modularità degli elementi formali e l’armonia geometrica che impone ai materiali ci hanno affascinato.
Stiamo lavorando a vari progetti futuri con artisti importanti, ma non posso ancora svelare nulla.
Torino, Londra, e poi?
E poi si vedrà. Per ora ci confrontiamo con Londra, vera capitale internazionale dell’arte e città idonea per promuovere gli artisti italiani della nostra programmazione, parallelamente abbiamo un fitto calendario di fiere internazionali, da New York a Miami, da Basilea a Hong Kong passando da Parigi e Londra.
MAZZOLENI 1986 – 2016: 30 anni d’arte 30 artisti italiani
a cura di Gaspare Luigi Marcone
27 febbraio – 5 maggio 2017
Mazzoleni Art
27, Albemarle Street, Londra
Info: +44 20 7495 8805
london@mazzoleniart.com
http://mazzoleniart.com/
Torino
Piazza Solferino 2
+39 011 534473
torino@mazzoleniart.com