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ERCOLANO (NA) | VILLA CAMPOLIETO | 7 maggio – 14 novembre 2021

di STEFANIA TROTTA

Dopo più di trent’anni dalla “macchina per creare un terremoto continuo dell’anima”, la celebre mostra Terrae Motus dell’indimenticabile Lucio Amelio, Villa Campolieto ospita la mostra Così fan tutti con trentacinque opere del collezionista napoletano, Ernesto Esposito.
Dopo aver visitato una mostra di Andy Warhol al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi nel 1970, Esposito acquistò la Sedia elettrica, 1964, la sua prima opera d’arte, proprio grazie al gallerista napoletano Lucio Amelio.
La mostra, promossa e prodotta dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane che festeggia i 50 anni di vita, inaugura una serie di importanti ed ambiziose iniziative che, come ha ricordato il Presidente Gianluca Del Mastro, hanno la mission di valorizzare la grande bellezza delle Ville Vesuviane.

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. In primo piano Danh Vo, We the People (detail), Element L10, 2011, rame e, sullo sfondo, Alexandre Maxwell, Especial de Praia II, 2018, acrilico, maschera per capelli, grasso, bitume, pastello a olio e lattice su tela

L’esposizione, a cura di Marianna Agliottone mette subito sotto i riflettori, il dialogo tra antico e moderno. L’architettura e le pitture settecentesche di Villa Campolieto sembrano infatti fondersi perfettamente, tra giochi di luci e ombre, con le opere di grandi artisti della scena contemporanea mondiale come Trey Abdella, Anne Sophie Berger, Ron Gonchov, Damien Hirst, Daniel Knorr, Jannis Kounellis, Thomas Ruff, Matheus Rocha Pitta, Mariella Senatore, Rirkrit Tiravanija e molti altri.
Non è un caso che come la rassegna di Amelio, dedicata alla catastrofe che aveva devastato, il 23 novembre 1980, la Campania e la Basilicata, la mostra Così fanno tutti sia stata organizzata proprio nel momento di riscatto e di rinascita dell’arte e della cultura, dopo il buio dell’anno pandemico.

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. In primo piano, Thomas Ruff, Substrat 23 I, 2003, stampa cromogenica a colori montata su Diasec in cornice dell’artista e sullo sfondo: Matteo Montani (Roma, Italia, 1972), Studio per il quartetto per la fine del tempo, 2019, olio e polvere di bronzo emulsionata su carta abrasiva su tela

Una collezione dinamica ed eclettica quella di Ernesto Esposito – celebre designer di calzature di alta moda che ha collaborato con le aziende più famose del mondo, da Marc Jacobs a Karl Lagerfeld e Chloé a Louis Vuitton – che di recente ha inaugurato anche la piattaforma online Noh-art, uno spazio d’arte contemporanea che utilizza l’arte per creare un dialogo tra amanti dell’arte, collezionisti e curatori, ma che promuove anche artisti internazionali affermati ed emergenti.

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. In primo piano: Trey Abdella, In Rainbows, 2016, olio su tela e Patrizio Di Massimo, The black cloud, 2015, olio su lino e (sullo sfondo) Alexandre Maxwell, Especial de Praia II, 2018, acrilico, maschera per capelli, grasso, bitume, pastello a olio e lattice su tela

Il percorso espositivo sviluppato dalla Agliottone a stretto contatto con Esposito, ha richiesto un’attenta selezione di quella che è una collezione che conta più di 900 opere del XX e XXI secolo provenienti da tutto il mondo e spazia dalla fotografia alla pittura, dalle installazioni ai video fino ad opere monumentali.
Dopo aver attraversato lo scalone della villa vanvitelliana che ricorda, seppur in piccolo, quello della Reggia di Caserta, si arriva al piano nobile su cui  inizia l’esposizione.
La mostra già nel titolo – afferma Lucia Anna Iovieno, Responsabile Conservazione e Valorizzazione Fondazione Ente Ville Vesuviane – prova a coinvolgere il pubblico, dichiarandolo parte del gioco espositivo.

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. Da sinistra: Damien Hirst, Everes comyntas, 2009-2010, olio su tela, e Anna-Sophie Berger, Rumänien (Romania), 2018, legno compensato, pile, filo, viti e ruote in plastica; Anna-Sophie Berger, Österreich (Austria), 2018, legno compensato, pile, filo, viti e ruote in plastica; Anna-Sophie Berger, Deutschland (Germania), 2018, legno compensato, pile, filo, viti

La mostra inizia con l’opera We the people di Dahn Vo che prende il titolo dalle prime parole della Costituzione Americana e riproduce, nelle dimensioni reali, uno dei 250 frammenti con cui l’artista ha scomposto la Statua della Libertà e dialoga con le statue di Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi della sala; si chiude con la video installazione di Candice Breitz Double Whitney (I Will Always Love You) in cui la celebre cantante è come se si esibisse sotto il soffitto a botte del Salone delle Feste.
La lunga prospettiva del braccio settentrionale si chiude con il grande arazzo, prima opera su tela, del giovane artista brasiliano Alexander Maxwell in cui le immagini della favela interagiscono con gli arredi ottocenteschi del “salottino dorato”. La scultura di Satoshi Hirose, Beans of Mythology, diventa il centro della Sala degli Specchi, prima studiolo femminile, con la sua simbologia che tende verso una cosmogonia unica, attira a sé forze opposte che travalicano i confini iconografici e geografici.

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. Nella foto: Alexandre Maxwell, Especial de Praia II, 2018, acrilico, maschera per capelli, grasso, bitume, pastello a olio e lattice su tela

L’esposizione affianca opere che coprono un ampio arco temporale, da Spazio anche più che tempo di Carol Rama del 1971, a Three Jesus di Gilbert&George del 1980, fino ai lavori, realizzati per la mostra, Venus Lapilla di Alessandra Franco e Così fan tutti di Angelo Volpe del 2020, che sembrano voler condurre il visitatore in un viaggio dove, tra differenze e similitudini, si giunge in fine alla carta geografica, raffigurante la Grecia risalente al 1941, con aureole in foglia d’oro del Ritratto dell’Evangelista San Matteo di Giulia Piscitelli, che produce un interessante dialogo tra reale e spirituale.

«Questa mostra segna l’inizio di un nuovo percorso intrapreso dalla Fondazione che si apre al dialogo col territorio – afferma Roberto Chianese, Direttore Generale Fondazione Ente Ville Vesuviane – L’Arte ha il compito di suscitare emozione, riflessione, dialogo, a volte scontro».

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito, Villa Campolieto, allestimento, foto di Roberto Del Noce. In primo piano, Daniel Knorr, La Giustizia, 2009, gesso acrilico, pittura, ferro, tessuto e (sullo sfondo) Danh Vo, We the People (detail), Element L10, 2011, rame

Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito
a cura di Marianna Agliottone

7 maggio – 14 novembre 2021

Villa Campolieto, Ercolano

Orari di visita: dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle ore 17.00) dal martedì alla domenica
Prenotazione obbligatoria per il weekend: prenotazioni@villevesuviane.net
tel. 081 7322134

Ticket di ingresso: 5 euro e accesso gratuito nell’ultima ora prima della chiusura. 

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