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CARRARA (MS) | sedi varie | 7 luglio – 10 settembre 2017

A Carrara protagoniste le opere di 14 artisti internazionali: Stefano Arienti, Gianfranco Baruchello, Mike Bidlo, Gea Casolaro, Sam Durant, Cyprien Gaillard, Debora Hirsch, Thorsten Kirchhoff, Myriam Laplante, Mauricio Lupini, Aleksandra Mir, Vik Muniz, Luis Felipe Ortega e Daniel Guzman.
La mostra Le immagini reinventate al CAP-Centro Arti Plastiche di Carrara, a cura di Lucilla Meloni, in corso fino al 10 settembre, nell’ambito di Carrara Marble Weeks 2017 è prodotta e organizzata dal Comune di Carrara.

Gea Casolaro, Still here, L'air de paris Quai d'Orleans, 2009-2013

Gea Casolaro, Still here, L’air de paris Quai d’Orleans, 2009-2013

Le immagini reinventate vuole offrire, attraverso le opere di una selezione di internazionali un percorso concettuale incentrato sul tema della rielaborazione/reinvenzione delle immagini provenienti dalla storia dell’arte, dalla storia del cinema e dal mondo della comunicazione. Nell’arte contemporanea il tema della rivisitazione delle opere del passato, sia attraverso le pratiche della citazione che dell’appropriazione, occupa un posto centrale a partire dagli anni Sessanta/Settanta. Gli artisti in mostra, in prevalenza, fanno parte di quella generazione che inizia a lavorare tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso: artisti per i quali lo sguardo sulle opere di altri autori, su specifiche poetiche o mezzi di comunicazione, si inserisce in quella totale libertà espressiva caratteristica della nostra contemporaneità e viene perseguito secondo una sorta di montaggio, attraverso la pittura, il cinema, il video, la fotografia, la stampa, l’immagine sintetica.

Le immagini Reinventate, Thorsten Kirchhoff e Sam Durant. Foto: Mauricio Lupini

Le immagini Reinventate, Thorsten Kirchhoff e Sam Durant. Foto: Mauricio Lupini

Da Verifica incerta (1964-65), unica opera tra quelle in mostra realizzata negli anni Sessanta, il capolavoro cinematografico di Gianfranco Baruchello e Alberto Grifi, qui presente in quanto capostipite di tutte le citazioni prese dal cinema, agli enigmatici film di Thorsten Kirchhoff, che uniscono nel montaggio citazioni musicali e iconografiche, allo scenario messo a punto nelle opere fotografiche di Myriam Laplante Limbo, dove convivono pittura, cinema, performance, fino al lavoro fotografico di Gea Casolaro Still here (2009) dove coesistono attraverso l’assemblaggio fotogrammi filmici e immagini contemporanee, si assiste al trasmutarsi dell’universo cinematografico che, decontestualizzato, smontato e rimontato, l’artista contemporaneo riattualizza.

Thorsten Kirchhoff, Massimi sistemi, 2007, olio su tela e freccia, 90 x 145 x 38 cm

Thorsten Kirchhoff, Massimi sistemi, 2007, olio su tela e freccia, 90 x 145 x 38 cm

Dall’intervento operato da Stefano Arienti sulle riproduzioni (manifesti o cartoline) di pitture del passato, attraverso l’applicazione della plastilina sul supporto o la sua traforatura, quanto su diapositive che vengono graffiate e manipolate, ai “rifacimenti” pittorici effettuati da Mike Bidlo, dove solo il titolo indica l’autorialità, come in Not Morandi 1948 (1985), all’ alterazione dell’immagine pittorica originale, ottenuta mediante diversi mezzi e infine fotografata da Vik Muniz, come in Pictures of Dust (2000), alle pitture di Kirchhoff ispirate dalle pellicole cinematografiche, come Massimi sistemi (2008) tratto da La Notte di Michelangelo Antonioni, all’evocazione messa in campo da Mauricio Lupini quando con il suo Diorama Penetrable cita il Penetrable di Soto, fino al remake ante litteram delle performance storiche, realizzato da Luiz Felipe Ortega e Daniel Guzman nel video Remake (1994), si assiste a un ininterrotto dialogo con le opere del passato.

Mauricio Lupini, Diorama Penetrable, 2014. Foto: Mauricio Lupini

Mauricio Lupini, Diorama Penetrable, 2014. Foto: Mauricio Lupini

Ma il passato è anche quello che ci consegnano le riviste, le cartoline, i dischi in vinile, le fotografie analogiche, le diapositive: anche a questi ambiti si ispirano opere quali Fiera Campionaria di Lupini, composta da sagome di oggetti di design tratte dagli inserti pubblicitari di vecchi numeri della rivista “Domus”, quali il disegno di un L.P. realizzato da Aleksandra Mir facente parte della serie Vynil (2010), quali l’intervento operato da Stefano Arienti su una diapositiva, graffiata e manipolata: Cavallo del 1997.

Alla viralità delle immagini (e alla potenza della cultura popolare) guarda il lavoro di Debora Hirsch donotclickthru (Santo Expedito) (2015-2016): una narrazione che, partita dalla diffusione dell’immagine del Santo brasiliano, riflette anche sull’impatto delle tecnologie digitali sulla nostra esistenza. Anche la storia, recente e meno recente, è un territorio di confronto, come attesta Propaganda of the Deed: i 6 busti in marmo realizzati da Sam Durant, che sulla scia dei ritratti degli Uomini illustri, raffigurano le effigi di 6 anarchici, come il lavoro di Cyprien Gaillard Untitled (New York Marble Sculpture): un pezzo di marmo di Carrara proveniente dal World Trade Center.

Piero Gilardi, Mare, 1967

Piero Gilardi, Mare, 1967, poliuretano espanso, 178×190 cm, collezione privata

Fino al 26 agosto, invece, Estetiche dell’Antropocene propone un incontro con l’opera di Piero Gilardi (Torino, 1942), in cui il rapporto uomo-natura, o più precisamente il rapporto natura-cultura nella sfera antropica, è il nucleo problematico delle elaborazioni teoriche e delle conseguenti espressioni artistiche dall’inizio degli anni Sessanta a oggi. Attraverso una selezione di 9 lavori, di cui sette grandi Tappeti-Natura e due installazioni interattive, l’esposizione crea un paesaggio tra natura e artificio – in cui voli di gabbiani si uniscono a campi di cavoli innevati, vegetazione tropicale a spiagge sassose – che coinvolge lo spettatore portandolo ad essere maggiormente attento alle bellezze ambientali e sensibile ai pericoli dell’industrializzazione e ai cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento. Questa distesa organica di una natura improbabile quanto vivace va a riempire il centro dell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Un ambiente circondato da gessi ottocenteschi e sospeso nel tempo, che negli scorsi anni ha accolto le opere di Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Ettore Spalletti, Stefano Arienti, Daniel Spoerri.
L’Antropocene, ovvero l’era geologica attuale nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Ma la sua arte si pone anche come prefigurazione immaginativa e simbolica di nuove pratiche etiche di vita individuale e collettiva, e in questo senso continua la narrazione del vivente e della sua bellezza, che risiede soprattutto nell’operatività generativa e cooperativa dei processi evolutivi della biosfera.

 

LE IMMAGINI REINVENTATE
Stefano Arienti, Gianfranco Baruchello, Mike Bidlo, Gea Casolaro, Sam Durant, Cyprien Gaillard, Debora Hirsch, Thorsten Kirchhoff, Myriam Laplante, Mauricio Lupini, Aleksandra Mir, Vik Muniz, Luis Felipe Ortega e Daniel Guzman.

a cura di Lucilla Meloni

CAP-Centro Arti Plastiche
Via Canal del Rio, Carrara (MS)

7 luglio – 10 settembre 2017

Orari: da martedì a domenica 9.30-12.30; aperture serali da giovedì a domenica 20.30-23.30; lunedì chiuso

Info: +39 0585 779681
centro.arti.plastiche@comune.carrara.ms.it
www.musei.carrara.ms.gov.it/centro-arti-plastiche/


PIERO GILARDI. Estetiche dell’Antropocene

Con il Patrocinio della Regione Toscana
Organizzata e promossa da Comune di Carrara, Accademia di Belle Arti di Carrara e MIUR, Accademia di Belle Arti di Carrara e Comune di Carrara

Mostra e catalogo a cura di Gaia Bindi

 7 luglio – 26 agosto 2017

Accademia di Belle Arti di Carrara, Aula Magna
Palazzo Cybo Malaspina
Via Roma 1, Carrara (MS)

Ingresso libero

Info: ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI CARRARA
Segreteria studenti
Palazzo Cybo Malaspina
Via Roma 1, Carrara (MS)
Info: +39 0585 71658 
www.accademiacarrara.it

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