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CAMERANO (AN) | CHIESA DI SAN FRANCESCO | 2 agosto – 18 ottobre 2014

Intervista ad ANTONIO D’AMICO di Valeria Barbera

Nella suggestiva Camerano, in provincia di Ancona, ha preso vita il 28 giugno Caleidoscopio Festival delle Arti, un festival che – come il nome stesso preannuncia – presenta un turbinio multicolore di eventi, distribuiti fino all’autunno, tra arte, cultura, danza, musica ed enogastronomia. Tre, inoltre, le mostre principali di Caleidoscopio: Un Capolavoro di Carlo Maratti per Camerano. Rebecca ed Eliezer al Pozzo (28 giugno – 18 ottobre), a cura di Vittorio Sgarbi, con la “restituzione” dell’opera del grande Carlo Maratti alla città dopo il restauro e l’esposizione nella Chiesa di Santa Faustina; la mostra, a cura di Angelo Monaldi, dedicata all’artista fabrianese Quirino Ruggeri, ospitata nella suggestiva cornice della Grotta Ricotti e nella Sala Matteucci del Palazzo Comunale (12 luglio – 18 ottobre 2014) e Se dico Aria (2 agosto – 18 ottobre), progetto a cura di Antonio D’Amico, che nella Chiesa di San Francesco propone le fascinazioni contemporanee, ispirate all’aria, di Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Medhat Shafik e Gianluca Quaglia. Come dei veri e propri “cercatori di libertà”, gli artisti invitati a Camerano «penetrano nell’aria, lasciandosi invadere da pensieri, sensazioni ed emozioni, per dare nuova forma a pesi di misure reali e contrappesi di dimensioni sognate. Sogni e fantasie danno vita a una caleidoscopica gamma di creazioni percepite nell’aria e attraverso l’aria, avvolgendo lo spettatore in un respiro trascendente, astratto, surreale e contemporaneo».

Ne abbiamo parlato con il curatore Antonio D’Amico, alla vigilia dell’opening…

Come si inserisce la mostra Se dico Aria all’interno del programma di Caleidoscopio Festival delle arti? Il tema di questa prima edizione è proprio “Cercatori di libertà”, il richiamo all’aria sembra quindi una naturale prosecuzione e un approfondimento delle suggestioni del concept generale… 
Se dico aria… dico libertà, il desiderio di cercarla senza limiti, senza chiusure, fisiche e mentali e al di là dei luoghi e degli spazi precostituiti. Una mostra dentro una chiesa, non in una città abituata alle mostre d’arte contemporanea, non in un museo. “Aria” vuol dire per me entrare là dove non si è soliti entrare e quindi destare stupore, meraviglia, incanto. Volevo fare una mostra a Camerano nella splendida cornice della Chiesa di San Francesco che abbattesse molti schemi e che portasse tanta gente a vedere l’arte contemporanea con occhi e spirito diversi.

Veduta dell'allestimento di Kaori Miyayama. Foto di Alessio Barbini

In base a cosa sono stati selezionati gli artisti da lei invitati  Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Gianluca Quaglia e Medhat Shafik – come si sono rapportati alla chiesa che ospiterà le loro installazioni site specific? 
La scelta dei sei artisti è stata lunga e laboriosa. Ho molto discusso e riflettuto insieme a Serena Cassissa, una formidabile alleata e complice, in quanto non volevo che gli artisti si esprimessero su un tema lontano dalla loro sensibilità. Pertanto, ho cercato e voluto artisti che lavorano già da tempo intorno all’aria, alla leggerezza, allo sconfinamento dei limiti, alla libertà. Man mano che proponevo la mostra a ogni artista, è stato meraviglioso sentirsi rispondere: “l’aria… ma è nel DNA del mio lavoro”!
Il rapporto con la chiesa è stata una bella e sorprendente scommessa, del resto tutta la mostra è una vera scommessa. Nessuno di loro si è sorpreso all’idea che io volessi fare la mostra dentro una chiesa ed è stato naturale realizzare opere che dialogassero con il Divino, con la sensazione di eternità, ma nello stesso tempo con l’effimero, con l’idea di profondità e di sussistenza. È affascinante lavorare con artisti che fanno della loro vita una costante tensione verso la meraviglia e lo stupore! Alcuni di loro si erano già rapportati con una chiesa, come ad esempio Angela Glajcar o Medhat Shafik: due artisti che lavorano sull’introspezione e sul misticismo. Una scommessa per me, ad esempio, è stata quella di invitare artisti di nazionalità diverse e soprattutto di religioni diverse e chiedere loro di lavorare all’interno di un luogo sacro ciascuno con la loro identità e cultura. È molto affascinante vedere cosa è venuto fuori. L’arte contemporanea apre al dialogo fra i popoli, l’aria veicola idee e dimostra come sia possibile confrontarsi e convivere pacificamente. Credo che la scommessa più importante per me sia stata proprio quella di dimostrare come l’arte vada al di là del credo di ciascuno e che il dialogo sia prolifico anche al di là di un edificio.

Chris Gilmour, Piano Steinway, dimensioni reali, 2011, courtesy MarcoRossiartecontemporanea

La scelta della Chiesa di San Francesco e quella dell’Aria come fil rouge dell’esposizione sembra voler inserire all’interno della pratica artistica elementi come il misticismo e la natura meditativa dell’atto creativo. Come hanno sviluppato questo tema gli artisti?
In realtà ho scelto questi artisti perché è insito nel loro lavoro il misticismo e la meditazione, quindi io non ho dato loro un tema, un compito, lungi da me l’idea. Se penso, ad esempio, al grande labirinto di organza di Kaori Miyayama, sarà un’esperienza mistica per i visitatori passarci intorno e lasciarsi accarezzare dai tessuti, avvertendo la sensazione del fruscio degli alberi che si intravedono incisi. Aggirarsi nel paesaggio ricreato da Gianluca Quaglia, fra le rocce, dentro la sacrestia, pensando alla leggerezza e lasciandosi trasportare dallo stupore, può voler dire riflettere sui pesi reali che la vita ci chiede di portare ogni giorno, dandogli la giusta dimensione e connotazione. Chris Gilmour propone due modellini in cartone di aeroplani che adagerà su due altari laterali. Oggi più che mai la sua idea mi sembra attuale. L’aereo è per l’artista un simulacro: l’aereo colpito e frantumato è una croce che si estende sugli altari come sinonimo di attenzione al debole, all’ultimo, alle verità che producono dialogo e collegamenti fra i popoli… Questo solo per citare alcuni lavori che si vedranno in mostra e che non sono frutto di un tema dato agli artisti ma che sono state riflessioni prolifiche in divenire.

Gianluca Quaglia, Da lontano ma vicino, 2014, carta incisa e filo di cotone, misure variabili

Quale è stato per lei l’aspetto più interessante di lavorare ad una mostra inserita in un contesto così organico come quello di un festival? Potrebbe essere un modo per far sì che il contemporaneo giunga ad un pubblico più ampio?
L’aspetto più interessante è stato lavorare fra giovani, con uno spirito di amicizia, di complicità. Lavorare e scoprirsi pieni di passione e voglia di cambiamento, di originalità. Camerano è una cittadina ed è stato per me sorprendente scoprire tanta creatività e voglia di fare in un piccolo centro: qui tutto è concentrato, perché nel piccolo c’è il grande e non si ha paura di fare cose grandi. Io sono certo che questa prima edizione è il germe di un albero che immagino robusto, forte e che crescerà negli anni! Ne sono certo. Per la mostra, mi auguro davvero che desti curiosità, sia per il titolo, sia per quello che si vedrà, e che porti tanta gente ad avvicinarsi all’arte contemporanea.

Veduta dell'allestimento di Medhat Shafik. Foto di Alessio Barbini

 Il festival Caleidoscopio è stato inaugurato a fine giugno, in base alle risposte del pubblico sino ad oggi quali sono le aspettative e le previsioni per questa mostra?
Le aspettative sono tante. La gente fa domande, si chiede cosa esporremo. In una terra splendida come le Marche non si è soliti vedere mostre d’arte contemporanea, specialmente se non sono fatte da dipinti o sculture o fotografie. Quindi la curiosità aumenta. La gente vede nei manifesti un pezzo di pianoforte, legato e sospeso, e si immagina di tutto. E questo per me è meraviglioso. Volevo che tutti si chiedessero cosa combino… credo di esserci riuscito! Spero piaccia… Io mi sono divertito molto a farla, adesso mi auguro che si diverta la gente a visitarla. Quanto ai numeri e alle presenze: gli ingredienti ci sono tutti; per la qualità, non rimane che giudicare dopo aver visitato!

Se dico Aria | All’interno di Caleidoscopio Festival delle Arti
a cura di Antonio D’Amico

Artisti: Marcello Chiarenza (Lugano), Chris Gilmour (Regno Unito), Angela Glaicar (Germania), Kaori Miyayama (Giappone),  Gianluca Quaglia (Milano), Medhat Shafik (Egitto)

Organizzazione: 169 design
Coordinamento scientifico: Serena Cassissa

2 agosto – 18 ottobre 2014

Chiesa di San Francesco
Via San Francesco, Camerano (AN)

Info: www.caleidoscopiofestival.com

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