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CASSINO| Camusac e Museo dell’Abbazia di Montecassino| Fino al 13 settembre 2023

di TOMMASO EVANGELISTA

L’artista Bruno Querci in questa sua antologica al Camusac a cura di Bruno Corà emerge come una figura centrale nella ricerca artistica contemporanea, soprattutto per quanto riguarda l’astrazione e la minimalità poetica. La recente mostra al Kunstmuseum di Bochum ha attirato l’attenzione sulla sua opera, che rappresenta una delle espressioni più radicali nella pittura contemporanea. La sua pittura, fondata su un rigoroso uso del bianco e del nero, richiama alla mente il lavoro di Piet Mondrian, ma va oltre, enfatizzando la dialettica tra luce e oscurità, tra il visibile e l’invisibile. Questo approccio cromatico ridotto sottolinea la profondità del suo lavoro e l’attenzione alla percezione visiva. Nelle opere di Querci bianche e nere, rettangoli e strisce si uniscono in una serie di composizioni geometricamente essenziali. Tali opere creano ritmi non regolari, con pause e riprese, evocando sensazioni che vanno dall’Adagio al Presto, per usare termini musicali. Questo ritmo ponderato e concentrato è una caratteristica distintiva della sua produzione artistica.

Bruno Querci Infinitoluce, Camusac. Foto: Brunella Longo

Tuttavia, ciò che rende davvero affascinante la ricerca è il modo in cui “annulla” la superficie della tela lasciando uno o più lati bianchi. Questi spazi bianchi non sono vuoti, ma indicano un percorso alternativo all’interno della composizione, uno spazio liminare che prosegue, e sono la chiave per comprendere la profonda interazione tra forma e spazio nella sua pittura. Il lavoro incarna l’idea che l’opera d’arte sia un processo di scoperta e di evoluzione. L’artista non domina l’opera, ma risponde alle sue richieste intrinseche, seguendo la “necessità” della forma stessa. Questo approccio rende ogni tela unica e irripetibile, il risultato di una logica poetica e di calcolo che emerge nel processo creativo.

Bruno Querci Infinitoluce, Camusac. Foto: Brunella Longo

La figura e lo sfondo nelle opere di Querci sono intrinsecamente legati, con un rapporto dialettico e dinamico. Questo rapporto emerge durante il processo di creazione, con l’artista che scava nella superficie per rivelare la struttura che si nasconde al di sotto. La sua pittura sfida le convenzioni cromatiche e formali, invitando gli spettatori a esplorare il mondo della luce e dell’oscurità, della forma e dello spazio, in una dimensione che va oltre il tempo storico contemporaneo.
L’enfasi sulla dialettica tra luce e oscurità, sulla riduzione cromatica e sulla geometria essenziale ha naturalmente moltissimi riferimenti che vanno dal minimalismo di Sol LeWitt alle stereotipie di Kounellis, passando per le riduzioni spaziali di Donald Judd, la ricerca spaziale di Francesco Lo Savio e naturalmente l’idea di “annullamento” della superficie della tela attraverso la dialettica tra forma e spazi, e che richiama l’opera di Kazimir  Malevič, il cui Quadrato nero su fondo bianco del 1915 è spesso considerato uno dei punti di partenza dell’arte astratta.

Bruno Querci Infinitoluce, Camusac. Foto: Brunella Longo

Infine, la sua pratica di lasciare spazi bianchi aperti all’interno delle sue composizioni evoca l’arte zen giapponese, in particolare la pittura sumi-e. In tale forma d’arte, la presenza dell’assenza (spazi bianchi vuoti) è altrettanto importante quanto la presenza stessa. Querci sembra abbracciarne idea, invitando gli spettatori a contemplare non solo ciò che è visibile, ma anche ciò che è implicito nelle sue opere.
L’arte di Bruno Querci si collega a una tradizione di artisti contemporanei che cercano di esplorare la profondità e la complessità attraverso la semplicità e l’essenzialità. La sua ricerca estetica e filosofica ci invita a riflettere sulle relazioni tra luce e oscurità, forma e spazio, presenza e assenza, offrendo un contributo significativo alla discussione sulla forma, sull’astratto nell’arte attuale, sul ruolo dello spazio come elemento cruciale nella comprensione del tempo. Lo spazio in Querci è un’assenza che crea una pausa atemporale. La riduzione cromatica e la geometria essenziale attuano un senso di immutabilità, come se le opere esistessero al di là del tempo stesso. Tuttavia, questo senso di eternità è contrastato dalla presenza di spazi bianchi aperti all’interno delle composizioni. Tali spazi bianchi rappresentano l’assenza, un’assenza che è tanto significativa quanto la presenza stessa. Sono spazi in cui il tempo sembra fermarsi, dove lo sguardo può vagare e contemplare l’infinità potenziale del cosmo, pur non percependo del tutto il suo infinito sviluppo. In questo modo, Querci crea un dialogo tra la staticità e la fluidità, tra l’eterno e l’effimero, tra frammento e sua completa costruzione.

Bruno Querci Infinitoluce, Camusac. Foto: Brunella Longo

Nei grandi ambienti della Sezione delle mostre temporanee del museo di Cassino e in una sala del museo dell’Abbazia di Montecassino sono presenti in questa personale di Querci i più interessanti capitoli della sua ricerca. Più di 25 dipinti sono stati esposti a partire da maggio, appartenenti ai vari cicli realizzati dal 1985 all’attualità. Sono così presenti opere come Forma 1985, Incombente, 1985, Contatti, 1986 e poi Figura latente, 1993, Formaspazio, 1998 e inoltre Forma luce, 2001, Struttura luce, 2010 e Dinamico forma 2001, tra le numerose altre. In occasione dell’evento espositivo è stato pubblicato un catalogo edito da Gangemi che, oltre a raccogliere le immagini delle opere esposte la biografia e bibliografia dell’artista contiene un saggio critico di Bruno Corà, curatore della mostra, e alcuni scritti dell’artista.

 

“Bruno Querci – Infinitoluce”
a cura di Bruno Corà

Finissage mercoledì 13 settembre 2023

Camusac Museo d’Arte Contemporanea di Cassino
Via Casilina Nord 1, Cassino

Museo dell’Abbazia di Montecassino

Via Montecassino, Cassino

Info: + 39 335 1268238 | +39 389 5423261
info@camusac.com
http://www.camusac.com/

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