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Intervista a MARIA ELISABETTA NOVELLO di Matteo Galbiati

Maria Elisabetta Novello (1974) si è aggiudicata con l’opera Vasi comunicanti la prima edizione del Blumm Prize Art in progress | U40, recente manifestazione di promozione internazionale della giovane arte europea. Un premio che pone nuovamente attenzione sulla profonda e intensa poesia della giovane artista che in questi anni – la conosciamo ormai da molto tempo – ci ha abituati ad una coerente e intelligente riflessione in cui un materiale povero e di recupero, come la cenere, si carica di significazioni tanto inattese quanto puntuali.
In occasione di questo ultimo suo successo abbiamo posto a Maria Elisabetta alcune domande:

Maria Elisabetta Novello

Un altro premio che ti conferma ulteriormente come protagonista della nuova arte italiana a livello internazionale. Quali sono le tue emozioni?
Sarà banale, ma sono felice! 

Ci racconti brevemente l’esperienza di questo premio?
Il premio ha chiamato gli artisti ad esprimersi sulla necessaria compenetrazione tra l’etica e tutte le sfere dell’esistenza, la coscienza civile, la trasparenza tra Istituzione e cittadino, attraverso ogni modalità possibile. I partecipanti, under 40 e provenienti da differenti paesi, sono stati invitati direttamente dalla curatrice Martina Cavallarin che, con Franco Pomilio, presidente di Pomilio Blumm s.r.l., hanno costituito un illustre comitato scientifico multidisciplinare. Un’esperienza importantissima e intensa. Quest’occasione, prima che con gli altri, mi ha messo in discussione con me stessa rispetto la mia responsabilità di persona e di artista.

Maria Elisabetta Novello, Vasi comunicanti, 2013, vasi antichi in vetro e cenereCosa rappresenta un premio che si è svolto davanti ad una platea internazionale nella suggestiva cornice dell’Ambasciata italiana a Bruxelles?
La Pomilio Blumm – agenzia italiana specializzata nel settore della comunicazione pubblica e istituzionale – dà vita a iniziative culturali plurali, legate alla comunicazione, chiamando diverse personalità per discutere delle variabili declinazioni dell’etica. Noi artisti siamo stati protagonisti in una cornice che, oltre ad essere suggestiva, è molto significativa. Un premio, finalizzato alla promozione degli artisti e delle arti contemporanee svolto oggi a Bruxelles, una delle capitali dell’Unione Europea e che ospita prestigiose istituzioni sovranazionali, rappresenta e imprime grande valore e forza all’arte.

Come sono stati assegnati i premi?
Tutti gli artisti hanno partecipato attraverso una piattaforma web nella quale i visitatori potevano visionare la totalità del percorso di ogni autore attraverso un portfolio completo e quindi votare l’artista nella sua totalità. Il Blumm prize on line è stato assegnato al bravissimo Michele Spanghero. Per quanto riguarda il Blumm prize, il comitato scientifico è stato chiamato a decretare il vincitore in sede espositiva, dopo la visione di tutti i lavori installati sul posto. Il confronto con questi professionisti e con gli artisti partecipanti alla mostra è stato per me un momento di grande crescita personale oltre che professionale.

Ci racconti nello specifico i contenuti dell’opera Vasi comunicanti con cui ti sei aggiudicata questo premio? Di cosa parla?
Il mio lavoro vuole essere sostanzialmente un’azione, una presa di coscienza e un invito alla riflessione. Ho suddiviso il mio progetto in tre fasi analizzando e mettendo in discussione il mio ruolo e la mia responsabilità di artista: l’azione, l’etica e l’opera. Per questo project specific ho sentito l’esigenza di indagare la provenienza della cenere: mi è stato necessario agire e produrla. Bruciare è un atto violento, una reazione a una provocazione, ma bruciare è anche atto salvifico, consumare, modificare, ardere di luce e di calore. Vedo l’artista come essere in azione che opera nell’atto e nella conseguente responsabilità di esso. Eticamente l’arte è la possibilità di generare un movimento che parte dal pensiero e l’artista ha il dovere di essere responsabile cercando di comprendere il mondo nella sua complessità. L’opera è una struttura verticale trasparente che è pilastro, sostegno, contenitore, fondamenta. Al suo interno il materiale combusto, risultanza dell’azione che ha originato la cenere. L’opera è provocata da un atto di consunzione e di rigenerazione al contempo; la materia si trasforma e diventa cenere, continua a esistere senza una sua forma definitiva. La cenere è contenuto, gli oggetti bruciati traducono la loro esperienza e la loro portata culturale e sociale nella polvere che non si distrugge, ma è materia di nuovo inizio, in continua trasformazione e evoluzione.

Maria Elisabetta Novello, Vasi comunicanti, 2013, vasi antichi in vetro e cenereQualcuno potrebbe dire: ancora la cenere… Come rispondi a questa critica?
Mi viene detto spesso e quello che rispondo sempre è che vorrei che si andasse oltre la cenere, mi piacerebbe essere identificata con quello che sta tra la mia poetica e il materiale, ovvero tra ciò che c’è tra il contenuto e la forma, che in qualche modo è il motivo per cui mi sono avvicinata ad esso. Il materiale che uso è importante e fa parte del lavoro, ma prima viene il pensiero. Con il pensiero, poi, seguono l’azione, il processo, l’opera.

A me, infatti, ha sempre convinto questa tua capacità innata di costante rinnovamento, in cui un materiale ripetuto si carica sempre di tensioni ed energie nuove. Come riesci ad arrivare a questi esiti? Quali difficoltà implica il tuo lavoro e quali rischi affronti? Se difficoltà e rischi ci sono…!
Il rischio, se così si può chiamare, è appunto una critica sulla cenere, ovvero essere superficialmente identificata in un unico materiale. D’altra parte, paradossalmente, questi esiti li ottengo forse proprio perché, pur mutando e arricchendosi, il mio percorso e i miei lavori contengono sempre un senso di incertezza temporale, di materiale e immateriale, di dubbio, di imponderabile e di non tangibile, che è dato dalla materia stessa. Riflessioni e ossessioni che fanno parte da sempre del mio lavoro. 

Quale destino spetta all’opera vincitrice? Resta a te o entra in qualche collezione?
L’opera entrerà a far parte della nuova collezione della Pomilio Blumm, ma forse verrà poi da loro donata ad un’istituzione pubblica europea.

9000 Euro è la cifra assegnata al primo premio. Un capitale consistente e importante di questi tempi. Come pensi di “investirlo”? Hai progetti particolari che vorresti realizzare? Sogni nel cassetto?
Lo investirò in lavori nuovi.  Il sogno nel cassetto è sempre quello, riuscire a fare sempre in modo dignitoso quello che sento di voler esprimere.

Quali programmi hai per l’immediato futuro? Quali mostre stai preparando?
Il prossimo importante appuntamento sarà al Museo Schauwerk di Sindelfingen vicino a Stoccarda e poi a Kiel per il Premio Fondazione VAF. Sono emozionata e orgogliosa di partecipare all’iniziativa di una Fondazione che da sempre diffonde, rende accessibile e promuove l’arte italiana. 

Blumm Prize Art in progress | U40 

Artisti: Afterall, AuroraMeccanica, Davide Balliano, Simone Bergantini, Claude Collins Stracensky, Dusica Drazic, Ygor Eskinja, Matteo Fato, Leonora Hamill, Richard Loskot, Andrea Mastrovito, Jacopo Mazzonelli, Ivan Moudov, Maria Elisabetta Novello, Yael Plat, David Rickard, Cagdas Sari, Michele Spanghero, Jonathan Sullam, Lamberto Teotino

Giuria: Martina Cavallarin (critica e curatrice), Franco Pomilio (presidente di Pomilio Blumm s.r.l.,), Rosanna Gangemi (direttrice Drome magazine), Simona Gavioli (critica e curatrice), Vania Gransinigh (conservatore dei Civici Musei di Udine – Casa Cavazzini), Paola Marino (comunicazione applicata alle Arti Contemporanee), Rizziero Di Sabatino (gallerista)

Info: www.blummprize.eu

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