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PTUJ (SLO) | Galleria della città di Ptuj | Fino al 13 settembre 2019

Intervista a CARLO SALA ed ALESSANDRA MACCARI di Francesca Di Giorgio

Dopo una settimana di opening, talk, performance e residenze, agli inizi di luglio, le mostre della 17. edizione del festival Art Stays, a cura di Marika Vicari e Jernej Forbici, continuano fino al 13 settembre. Tante le location coinvolte nel progetto che, ogni anno, trasforma la piccola cittadina slovena di Ptuj in un centro d’arte contemporanea.

Art Stays 2019, veduta installazione “In-Between” di Jeongmoon Choi, Galleria della città di Ptuj. Credits: Archivio Art Stays, Boris B. Voglar

Oltre 80 gli artisti internazionali coinvolti – Edward Burtynsky, Zulkifle Mahmod, Gal Weinstein, Yu Kato, Toru Amada, Costantino Ciervo, solo per citarne alcuni – e chiamati a rapportarsi con il tema di quest’anno: THE FUTURE – a vision of the world.
Le visioni accolte negli spazi della Galleria della Città di Ptuj, una delle sedi principali del festival, caratterizzano la linea guida del progetto. L’installazione luminosa e percettiva In-between, dell’artista di origine coreana Jeongmoon Choi (vive e lavora tra Seul e Berlino), crea, in due sale della Galleria, una installazione percettiva ed illusoria composta dall’intreccio di fili di lana colorata e luce UV: uno spazio dove immergersi totalmente.

Art Stays 2019, veduta installazione “Narcisse” di Béatrice Lartique, Galleria della città di Ptuj. Credits: Archivio Art Stays, Boris B. Voglar

Basati sull’interattività anche i lavori di Béatrice Lartigue (Narcisse) e Snow Yunxue Fu (Karst 360) dove possiamo fare esperienza di spazi liminari, nuove dimensioni ed estensioni tra la realtà e l’essere umano.
Gli spazi museali della Galleria della Città di Ptuj accolgono, inoltre, le due mostre Restless Landscapes a cura di Carlo Sala e Restless Landscapes_Future a cura di Alessandra Maccari. Nei giorni in cui abbiamo seguito sul posto le aperture dei progetti, ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sugli artisti che hanno invitato a partecipare…

Art Stays 2019, veduta della mostra “Restless Landscapes”, Olivo Barbieri specific_Emilia 12 (earthquake), Galleria della città di Ptuj. Foto: Francesca Di Giorgio

All’inizio del XXI sec. il rapporto tra arte e paesaggio è cambiato radicalmente. La relazione che un’opera d’arte può avere con uno spazio non è più solo assertiva. Rispecchiarsi (con atteggiamento tipicamente “romantico”) o proiettare inconsciamente la nostra esistenza (con il tentativo di definirla) nel paesaggio, muta radicalmente punto di vista. La fotografia contemporanea contribuisce a ridefinire i termini di questo rapporto. I Landscapes della mostra realizzata per la 17. edizione di Art Stays sono, come da titolo, “inquieti”…
Carlo Sala: I tre cicli in esposizione indagano un presente fragile e un futuro incerto raccontati attraverso un paesaggio contemporaneo segnato dalla conflittualità tra uomo e territorio, che si carica di un sentimento prettamente antropico in cui rispecchiarsi, l’inquietudine. La serie site specific_Emilia 12 (earthquake) di Olivo Barbieri mostra gli esiti del violento sisma che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2012: dalle macerie dei centri storici tra palazzi crollati e chiese sventrate, fino ai danni nelle zone industriali. Il ciclo KA-BOOM di Andrea Botto ritrae, invece, una serie di esplosioni civili tra Italia ed Europa: queste radicali trasformazioni del paesaggio si cristallizzano in immagini che generano sentimenti contrastanti, da un lato la bellezza estetica e la fascinazione emotiva per il pericolo, dall’altro una rinnovata coscienza di estrema fragilità esistenziale e dei luoghi che viviamo. A chiudere la mostra, la serie La Terza Venezia di Silvia Camporesi dedicata alla città lagunare, dove le fotografie sono accomunate da un punto di vista dal basso che rende minacciose le onde del mare perché, nonostante il gioco di inganni percettivi, un fattore certo è il rischio dell’innalzamento delle acque che mette in pericolo la città.

Art Stays 2019, veduta della mostra “Restless Landscapes”, Andrea Botto KA-BOOM, Galleria della città di Ptuj. Foto: Francesca Di Giorgio

Barbieri, Botto e Camporesi, seppur con soluzioni molto differenti, intervengono su uno dei più grandi temi del contemporaneo: il confine tra realtà e finzione.
C.S.: Lo statuto della fotografia è profondamente mutato dalle sue origini a oggi, passando da una fede incrollabile sulla verità del dato mimetico alla piena consapevolezza del potere mistificatorio del mezzo. Nei tre cicli in mostra, la tradizionale bipartizione tra realtà e finzione viene meno attraverso degli approcci formali molto diversi. Olivo Barbieri nell’indagare i centri dell’Emilia adotta un punto di vista aereo con la tecnica del fuoco selettivo: la realtà ritratta risulta ambigua, fittizia, facendo apparire quelle porzioni di paesaggio come dei modellini in scala. Anche le esplosioni fotografate da Andrea Botto sono sospese tra documento e messa in scena, spostando la riflessione sulla natura stessa dell’immagine. Infine, Silvia Camporesi si è confrontata con una delle città più ritratte al mondo, Venezia, mettendo in dialogo le immagini scattate sull’isola senza la presenza di turisti con quelle realizzate a Rimini in una riproduzione in scala 1:10 della città, rendendo per lo spettatore molto difficile riconoscere quali immagini siano reali e quali finzionali. I tre cicli fotografici, pur nella loro disomogeneità formale e di intenti, bene rendono l’impossibilità ontologica di tracciare in modo netto il confine tra realtà e finzione all’interno dell’attuale società dell’Ipervisione.

Art Stays 2019, veduta della mostra “Restless Landscapes”, Silvia Camporesi La Terza Venezia, Galleria della città di Ptuj. Credits: Archivio Art Stays, Boris B. Voglar

In Restless Landscapes_Future torna la fotografia ma con un evidente e progressivo allontanamento dalla visione “tradizionale”: realtà e finzione mischiano ulteriormente i piani di lettura dell’immagine…
Alessandra Maccari:
Nell’epoca dominata dalle fake news, dallo spettro dell’Antropocene, dall’impossibilità di pensare il futuro, dalle visioni distopiche, dalla psicosi dell’utilizzo improprio dei data e dalla sensazione di un’imminente catastrofe ambientale, l’intervento qui proposto non prende più in considerazione la realtà come punto di partenza, infatti il lavoro di Discipula gioca con l’estetica dell’errore digitale su un render e The Cool Couple presenta un fotomontaggio generato da sfondi comprati in stock via internet: si tratta di una concezione della fotografia che non intrattiene più alcun tipo di rapporto diretto con la realtà, che ha abbandonato il suo carattere documentaristico in favore di una riflessione sulla nostra incapacità di leggere l’immagine contemporanea. Entrambe le opere sono portatrici di una visione rassicurante di ritrovato equilibrio tra uomo e natura, che rivela ad una più attenta analisi un messaggio sinistro, in Just like Arcadia, così come in Karma Fails avviene infatti una decostruzione dell’immaginario contemporaneo attraverso lo svelamento dei suoi significati stratificati.

Art Stays 2019,veduta della mostra “Restless Landscapes_Future”, The Cool Couple Karma Fails, Galleria della città di Ptuj. Foto: Francesca Di Giorgio

In Just like Arcadia (2016) dei Discipula e in Karma Fails (2017) di The Cool Couple ci si spinge oltre i “limiti” dell’immagine per formarne una nuova e totalmente estranea alla realtà… È questo il destino delle immagini?
A.M.: Viviamo in un momento storico in cui l’idea della fine del mondo e dell’estinzione si presentano prepotentemente nell’immaginario popolare come una sorta di attesa del collasso definitivo di un sistema antropocentrico, che non ha tenuto conto dei fragili equilibri del pianeta. La confusione tra realtà e finzione è tale che la viviamo quotidianamente e più o meno coscientemente, arrendendoci all’impossibilità di comprendere fino in fondo i fenomeni. In questi anni, dove la finzione può essere più reale del reale, credo sia imprescindibile analizzare le implicazioni di questi cambi di prospettiva sulla costruzione e veicolazione delle immagini, che oramai sono parte integrante del nostro vissuto. In tal senso, il collettivo Discipula attraverso il glitch decostruisce uno storytelling rivelando come dietro una visione ecologica si celino interessi speculativi. The Cool Couple lavora, invece, sull’uso improprio della meditazione attuato nella società occidentale, una sorta di palliativo per lo stress generato dal capitalismo, ricalcando le tecniche del linguaggio pubblicitario e l’estetica new age.

Art Stays 2019, veduta della mostra “Restless Landscapes_Future”, Discipula Just like arcadia, Galleria della città di Ptuj. Foto: Francesca Di Giorgio

ART STAYS Festival 2019. XVII edizione

Mostre in corso fino al 13 settembre 2019

Ptuj, Slovenia – sedi varie
Info point: Art Stays Gallery, Slovenski trg 1, Ptuj

Restless Landscapes. Olivo Barbieri, Andrea Botto, Silvia Camporesi
a cura di Carlo Sala

Restless Landscapes_Future. Discipula, The Cool Couple
a cura di Alessandra Maccari

Galerija mesta Ptuj – Galleria della città di Ptuj
Prešernova 2, Ptuj (SLO)

Info: info@artstays.si
www.artstays.si

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