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Intervista a Peter Aufreiter di Antonio d’Amico

Peter Aufreiter frequenta Urbino da quando è arrivato nella città marchigiana da studente di storia dell’arte per fare il suo anno d’Erasmus e, in quell’occasione, ha incontrato la donna che 12 anni fa è diventata sua moglie e madre dei suoi figli, che adesso sono rimasti a Vienna. In tutti questi anni, dunque, il nuovo direttore ha continuato abitualmente a frequentare Urbino e il Palazzo Ducale, tanto da conoscerlo meglio di alcuni musei viennesi, come lui stesso ama dichiarare, e questo adesso gli consente di non sentirsi uno straniero che arriva in Italia per la prima volta ma di tornare a casa dove peraltro c’è una parte della sua famiglia.
Aufreiter è arrivato per dirigere non solo la Galleria Nazionale delle Marche ma è a capo anche del Polo museale che comprende le rocche di Gradara e di Senigallia, il Museo Omero di Ancona e i musei archeologici di Ancona, Ascoli Piceno, Numana, Arcevia, Cingoli e Urbisaglia, una rete di musei territoriali tutti da scoprire che fino ad oggi sono rimasti nell’ombra e che meritano una visibilità e una riconoscibilità adeguata.
Abbiamo rivolto qualche domanda a Peter Aufreiter che si pone, in linea con i principi della riforma messa in atto da Franceschini, come un vero e proprio manager che dovrà trovare delle soluzioni innovative per far conoscere in primis la Galleria Nazionale delle Marche, uno straordinario contenitore di capolavori, dal rinascimentale e magico Studiolo di Federico da Montefeltro, ai dipinti di Piero della Francesca e Raffaello, del quale tra quattro anni celebreremo l’anniversario della morte e, con grande rammarico, Urbino ancora non è nelle condizioni di ospitare una grande retrospettiva di respiro internazionale, ma si prepara a cambiare il suo nome in “Urbino Città di Raffaello”!

Sala espositiva della Galleria Nazionale delle Marche. Foto: Andrea Castellani

Sala espositiva della Galleria Nazionale delle Marche.
Foto: Andrea Castellani

Direttore, lei si è insediato lo scorso dicembre, sono passati circa quattro mesi dall’inizio di questa sua nuova esperienza. Qual è la difficoltà maggiore che sta incontrando nella gestione del Museo?
La burocrazia e la mancanza di personale. La burocrazia italiana è famosa per la sua complessità anche se non immaginavo fosse così lenta e speravo che i progetti potessero essere realizzati più velocemente. In realtà da quando sono arrivato tutte le pratiche sono bloccate e ci vorrà ancora del tempo perché vengano sbloccate e si vada verso l’attuazione dei progetti. Inoltre sono a corto di personale in quanto l’ufficio del Polo Museale dovrebbe avere venti unità operative ma al momento non ne ho neanche una. Io occupo l’ufficio che fu della Soprintendenza e tutti quelli che sono rimasti a lavorare qui, al momento si occupano del museo, del Polo e della Soprintendenza che però fisicamente è stata unificata e trasferita ad Ancona. Si aspettano ancora gli esiti degli interpelli interni per capire se c’è qualcuno da altri uffici ministeriali che ha deciso di venire a lavorare qui da me in Galleria, ma al momento tutto tace. L’Italia può essere paragonata ad una Ferrari ma con il freno a mano tirato. Io, in questo momento, mi sento esattamente così. Trovo che la riforma attuata dal ministro Franceschini fosse necessaria ma adesso servono gli strumenti e le strutture per renderla effettivamente operativa. Io mi sento orgoglioso di far parte di questo cambiamento italiano e auspico che questa riforma, molto ben congegnata e assolutamente positiva, ottenga il successo che merita.

Ha già dichiarato che il sistema museale austriaco, dal quale proviene, è molto più semplice e snello. Questo nuovo orientamento messo a punto dal ministro Franceschini trova che sia funzionale nel nostro Paese?
In materia di musei l’Italia è indietro di almeno vent’anni, in quanto in altri paesi questa stessa riforma è già in atto da parecchio. In Austria ad esempio, da dove provengo, è stata fatta vent’anni fa e ancora adesso si attuano i possibili miglioramenti e questo è un bene per l’Italia dove si spera non si commettano gli stessi errori. La riforma austriaca era partita come qui, concedendo una parziale autonomia ai musei ma in seguito si è arrivati all’autonomia totale, anche perché altrimenti diventa impossibile lavorare serenamente: io adesso mi sento con le mani legate, in quanto non so ancora esattamente cosa mi è concesso fare e cosa no. Sono il direttore di una sorta di azienda controllata; se, ad esempio, volessi aumentare il prezzo del biglietto potrei farlo solo chiedendo l’autorizzazione al Ministero o se volessi concedere in affitto alcune sale del Museo dovrei prima interpellare la commissione del patrimonio. Sul versante economico posso gestire i soldi che guadagno dalla biglietteria, dal bookshop e dagli eventuali sponsor perché finiscono tutti su un conto intestato al Museo, il Ministero, invece, mi ha promesso una cifra di cui non si conosce ancora l’entità e quando arriverà.
Questa riforma era fondamentale e ritengo che la cosa più importante sia stata quella di mettere alla direzione dei musei i manager con l’obbligo assoluto e determinante di valorizzare il Museo e di fare marketing museale, mentre prima i soprintendenti, ai quali era affidata la direzione dei musei, svolgevano prevalentemente il compito della tutela del patrimonio.

Nuovo allestimento de La Muta di Raffaello voluto dal nuovo direttore Peter Aufreiter. Foto: Paolo Mini

Nuovo allestimento de La Muta di Raffaello voluto dal nuovo direttore Peter Aufreiter. Foto: Paolo Mini

Che strategie sta mettendo in campo per portare più visitatori al museo e per riportare i marchigiani a Palazzo Ducale, facendo riscoprire i capolavori che la Galleria custodisce? Come intende esaltare le opere della galleria?
Purtroppo quella dei visitatori locali è una malattia internazionale. Per me riportare i marchigiani a Palazzo Ducale è una sfida che spero di vincere offrendo loro qualcosa di nuovo, come ad esempio piccole iniziative e soprattutto riaprendo il ristorante interno, consentendo di accedervi anche al di là degli orari d’apertura e senza un biglietto d’ingresso. Il mio obiettivo è ricordare agli urbinati e ai marchigiani che questo è il loro palazzo e che qui dentro devono sentirsi a casa. Mi auguro di invitare presto artisti contemporanei internazionali, musicisti e scrittori per coinvolgere un pubblico sempre più numeroso.
Presto cambierò il percorso museale rendendolo più appetibile e con uno sviluppo didattico, anche perché l’ultima volta che è stato modificato era soprintendente Paolo dal Poggetto e sono passati trenta, se non trentacinque anni.
È necessario spiegare ai visitatori chi era Raffaello e i Montefeltro attraverso pannelli didattici e al termine, uscendo, il pubblico deve aver imparato tutto su Urbino, anche perché un Museo della città non esiste; dunque all’interno di Palazzo Ducale sarà dedicato più spazio alla storia della città. Ad esempio quanti sanno che Urbino è stata capitale della matematica? O quanti conoscono l’importanza che Urbino ha avuto per la storia ebraica? Sono tutti piccoli dettagli sui quali stiamo lavorando.
Ho creato 15 gruppi di lavoro, uno per ogni esigenza che sorge in Galleria. Un gruppo, in particolare, si chiama “sfide tecniche” e si occuperà della parte elettronica, banalmente al momento non è possibile navigare in internet tra le sale di Palazzo Ducale.
Nel gruppo di lavoro che si occupa della valorizzazione del museo ho coinvolto anche i custodi perché sono una grande risorsa di creatività; del resto chi meglio di loro conosce il Museo? La gente che lavora qui non è mai stata abituata a cambiare ruolo. Ci sono dipendenti che da 35 anni svolgono lo stesso impiego e io ho chiesto loro di provare altre esperienze.
Per il marketing museale sto cercando un’agenzia specializzata e per far conoscere il patrimonio del Museo ho concordato con RAI Marche 20 pillole sui capolavori che andranno in onda presto e una serie di interviste che usciranno su Il Resto del Carlino. La prossima estate organizzeremo i bus navetta che dalle spiagge porteranno i visitatori al Museo.
Quando mi sono insediato ho subito fatto una proposta al Sindaco di Urbino, ho chiesto di cambiare nome alla città con Urbino città di Raffaello e di creare un logo, un marchio riconoscibile congiunto tra il Palazzo Ducale, l’Accademia di Raffaello e il Comune per sottolineare un’identità che ci accomuna.

Nei musei stranieri è importante la progettualità a media e lunga scadenza. Che obiettivi si è prefissato per quest’anno e per i prossimi?
Abbiamo di recente presentato il nuovo allestimento de La Muta di Raffaello, esposto su una parete nera e all’interno di una teca. Si tratta della prima scelta fatta come nuovo direttore. Ho voluto esaltare l’opera attraverso la sua storia, fornendo al visitatore brevi spiegazioni in italiano e inglese, partendo dalla celebre frase di Adolfo Venturi. Il giovedì prima di Pasqua abbiamo presentato il restauro compiuto sullo stendardo di Luca Signorelli, un intervento che ha riportato alla luce una serie di disegni preparatori sottostanti che non si conoscevano. In questa direzione ci siamo mossi anche per il nuovo allestimento dei due capolavori di Piero della Francesca che la Galleria possiede: La Madonna di Senigallia e la Flagellazione di Cristo. Quest’anno per me è l’anno della didattica e dei giovani che devono riappropriarsi del loro museo. Infatti, in autunno ho in cantiere una mostra sul giocattolo nel Rinascimento e nel Barocco.
Nel mio cassetto ci sono una ventina di progetti futuri che tirerò fuori al momento opportuno.

Piero della Francesca, Flagellazione, Galleria Nazionale delle Marche - foto d’archivio

Piero della Francesca, Flagellazione, Galleria Nazionale delle Marche – foto d’archivio

Ad oggi quali cambiamenti avrebbe voluto realizzare che la burocrazia le ha impedito?
Avrei voluto costruire subito un programma di marketing per la valorizzazione del Museo ma al momento non è stato possibile perché mi mancano i soldi e non ho il personale. Voglio fare un catalogo dei palazzi che afferiscono al Polo per proporli in affitto ma ancora non è stato possibile farlo perché non esistono le fotografie degli spazi. Ad esempio delle opere custodite in Galleria non esiste una vera e propria banca dati.

Cosa si augura per la Galleria Nazionale delle Marche?
Che abbia il successo che merita perché è sottovalutata e che diventi un luogo aperto a tutti. Voglio che Palazzo Ducale sia il cuore di Urbino, il motore culturale pulsante della città e un importante punto di riferimento.
Ad Urbino nel mese di agosto si celebra la Festa del Duca e arrivano in città migliaia di turisti, ebbene finora il Palazzo Ducale non era parte attiva di questa grande manifestazione, io invece voglio che dalla prossima edizione sia il cuore della Festa perché ogni abitante di Urbino, delle Marche e ogni turista si senta a casa sua e lo consideri proprio.

Intervista tratta dallo speciale “BENI CULTURALI: i nuovi direttori della riforma Franceschini” su Espoarte #92.

Galleria Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale di Urbino
Piazza Rinascimento 13, Urbino (PU)
Info: +39 0722 2760
www.artimarche.beniculturali.it

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