FIRENZE | Galleria degli Uffizi | 6 luglio – 3 ottobre 2021
di ALESSIA PIETROPINTO
Far riemergere, riaffiorare, rievocare un ricordo, una sensazione, un’idea. Lasciare librare nella fluidità spaziale l’intima percezione che abbiamo di noi stessi, del nostro corpo, della nostra pelle e di ciò che ci circonda. Non soffermarsi istintivamente all’evidenza ma andare oltre; scavare all’interno della materia estrapolandone l’intrinseca essenza, la sua parte più recondita e nascosta.
L’artista Giuseppe Penone si pone come obiettivo quello di indagare, attraverso le sue opere disseminate lungo la Galleria degli Uffizi il profondo rapporto che intercorre tra l’uomo e l’ambiente circostante, sottolineando, di volta in volta, le differenti modalità con cui questa stretta connessione diviene sempre più visibile. Penone lavora scrupolosamente ponendo l’accento non solo sul risultato finale, ma sull’intero processo artistico e sui suoi inaccessibili meccanismi interni che sfuggono ad un occhio inesperto. La sua arte è semplice, diretta, pura, come puro è il gesto alla base delle sue creazioni; gesto che si fonde con la natura dando vita così ad una forma libera da ogni costrizione, libera di appartenere ad entrambi i mondi, ad entrambe le realtà.
La mostra, un omaggio a Dante Alighieri nel settimo centenario dalla sua morte, si presenta come un percorso alla riscoperta del proprio sé, un tragitto da compiere in punta di piedi, con il respiro sospeso e lo sguardo colmo di una nuova consapevolezza in grado di percepire l’intima essenza che emerge dalla plasticità di una materia apparentemente inerte.
Le opere dell’artista, spaziando dalla scultura all’incisione e dai disegni alle installazioni che, in un contesto come quello del Museo degli Uffizi, assumono vita propria, si animano ed evidenziano un ricorrente dualismo che, silenziosamente, affiora e vede protagonista l’uomo, il mondo vegetale ed il loro complesso e radicato legame.
Abbandonarsi e lasciarsi cullare come in un onirico viaggio senza meta, in cui ciò che è stato è pronto per riemergere e ciò che sarà è in procinto di rendersi manifesto. Un universo di contrasti accoglie lo spettatore: positivo e negativo, vuoto e pieno, dentro e fuori, assenza e presenza; contrapposizioni simboliche che rendono l’entità fisica dotata, non solo di forme plastiche che si propagano nello spazio circostante, ma di essenza, di respiro e di assenza di quest’ultimo.
Il soffio vitale dell’uomo, dolcemente, entra in simbiosi con quello della Terra, lo spazio occupato si espande e si annulla, modificando e plasmando il nostro corpo in relazione con l’ambiente esterno.
L’artista, meticolosamente, interagisce con il supporto scelto e lo plasma partendo dalla sua parte più superficiale sino a giungere nelle cavità più interne e nascoste. La superficie viene così scrupolosamente indagata, esplorata; l’epidermide diviene protagonista ideale per giungere a quella piena consapevolezza circa la precarietà della nostra realtà, comprovata esclusivamente dalla sensazione che emerge in seguito ad un labile ma intenso contatto sensoriale ed emotivo. Il tema del corpo, dello spazio e della perdita di ogni consistenza, ricorrente nelle opere dell’artista, viene qui amplificato e messo in luce attraverso un dialogo con due statue romane raffiguranti ciascuna il Marsia scorticato; la pelle, privata del suo essere, della sua funzione primaria e della sua utilità, diviene un mero involucro, un lontano ricordo testimone di un passato già accaduto.
L’intensità delle sue installazioni si propaga attraverso un raggio d’azione diretto ed incisivo, coinvolgendo lo spettatore e trasportandolo in un loop atemporale dentro il quale si perde la concezione di ciò che è umano è ciò che è non lo è; dove è facile “lasciarsi andare” ed oltrepassare quella linea di confine, caduca ed effimera, che ci separa da un’altra realtà.
Arte e natura, attraverso le sue molteplici opere, accolte all’interno di una splendida e suggestionante cornice, si incontrano, entrano in simbiosi, unificando ed uniformando l’essenza creatrice pura, celata al di sotto dello strato epidermico, custode di un’imperfetta armonia.
Giuseppe Penone. Alberi in versi
6 luglio – 3 ottobre 2021
Galleria degli Uffizi
Piazzale degli Uffizi 6, Firenze
Orari: la mostra è compresa nel biglietto del museo negli orari consueti di apertura.
Info: www.uffizi.it