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Nunzio Paci da San Giorgio di Piano (BO)

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Ho sempre avuto la possibilità di ritagliarmi, all’interno della mia casa, uno spazio per poter lavorare. Considero questo luogo un rifugio. In questo ultimo periodo, mi sto dedicando all’osservazione e allo studio delle “erbacce” presenti nel mio giardino. Le erbe spontanee per molti sono elementi di disturbo, per me rappresentano degli “esclusi” da conservare. Da sempre mi sento vicino a ciò (e a coloro) che nella nostra società si tende a escludere, e mi auguro che questa condizione di “esclusione collettiva” aiuti ad andare oltre le apparenze e a prendere in considerazione quello che si è soliti ignorare.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Di me, niente che già non sapessi. Piuttosto, ho scoperto che ci sono persone che necessitano di suggerimenti su come impiegare il proprio tempo… Non immaginavo.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Per natura non amo particolarmente interagire con persone o frequentare luoghi di aggregazione, quindi non vivo questo allontanamento dalla società in modo drammatico. Certamente, mi mancano le lunghe passeggiate per boschi, mi manca la possibilità di trovarmi così vicino ad un cervo quasi da percepirne l’odore… Ma, in particolare, mi manca la dimensione del viaggio. Da anni, grazie ai grant ricevuti da istituzioni e organizzazioni straniere a cui sono estremamente grato, trascorro lunghi periodi lontano da casa in residenze d’artista, in particolare in Asia e nei Paesi Scandinavi. Considero queste opportunità come fondamentali per la mia crescita artistica poiché credo profondamente nello scambio e nella conoscenza di culture lontane e, purtroppo, questo è ciò che più mi mancherà nei mesi a venire.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Seguo con molta attenzione il ricco calendario di musei e gallerie, per lo più stranieri, che hanno da tempo reso fruibili le proprie attività a chiunque – anche a chi, come me appunto, si trova a migliaia di chilometri di distanza dalle loro sedi – accompagnando la loro presenza “fisica” a quella “virtuale”. Anch’io, nel corso degli anni, ho cercato di fare lo stesso e questo ha consentito al mio lavoro di essere seguito e apprezzato indipendentemente dai limiti geografici. Certo, in questo periodo è tutto più complicato, ma, se si è in grado di intuire come sfruttare a pieno ciò che le tecnologie attuali offrono, si possono creare occasioni interessanti. Tanto per citarne una, ho recentemente avuto modo di partecipare all’opening “virtuale” della mia ultima mostra collettiva negli Stati Uniti tramite una lunga diretta Instagram, durante la quale centinaia di persone hanno potuto visitare la galleria, che ha comunque allestito fisicamente la mostra.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Indubbiamente, anche la mia ricerca e le mie attività espositive hanno risentito delle conseguenze del virus. Alcuni eventi in programma sono stati cancellati e altri posticipati. Ad ogni modo, sono fermamente convinto che nella mia professione – come nell’intero settore, del resto – sia fondamentale lavorare con scadenze a lungo termine, programmando con largo anticipo gli eventi in modo da poter gestire più agilmente eventuali difficoltà e ostacoli. In generale, credo che, alla lunga, paghi la linea della lungimiranza: valutare alternative in fase di pianificazione – e non “solo” in caso d’emergenza – consente sicuramente di muoversi con maggior margine.

Nunzio Paci (Bologna, 1977) si esprime principalmente attraverso la pittura e il disegno. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive presso gallerie private e spazi istituzionali tra cui, tra le partecipazioni più recenti, Last Rites Gallery e Shirley Fiterman Center (New York), Corey Helford Gallery (Los Angeles), Modern Eden Gallery (San Francisco), Galleri Christoffer Egelund (Copenaghen), Galerie Stephanie (Manila) e Beinart Gallery (Melbourne). Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste d’arte internazionali quali Hi-Fructose, Juxtapoz e Beautiful Bizarre e nel volume “Anatomy Rocks: Flesh and Bones in Contemporary Art”, edito da Cernunnos. Negli ultimi anni, ha preso parte a diversi programmi di residenze artistiche, tra le più significative quelle al Nordisk Kunstnarsenter Dalsåsen (Norvegia, 2016) interamente finanziata dal Governo Norvegese e alla Lingnan University (Hong Kong, 2019) presso la quale ha tenuto un corso semestrale di tecniche tradizionali e un talk dal titolo “Art and Anatomy in Western Culture”. Le sue gallerie di riferimento sono Corey Helford Gallery, Los Angeles e Galerie Stephanie, Manila. www.nunziopaci.it

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