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Nicola Bertellotti da Pietrasanta (LU)

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
È cambiato tutto, in maniera radicale. La mia fotografia è legata indissolubilmente al viaggio, all’essere quasi sempre “via da casa” e quindi, dopo esattamente dopo 10 anni, per la prima volta la mia grande avventura alla ricerca di luoghi abbandonati si è arrestata di colpo. Avevo in programma proprio in questi giorni un tour fotografico in Est Europa, spero di poterlo recuperare almeno entro la fine del 2020.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
In realtà tutto questo isolamento, questa distanza sociale, mi è abbastanza familiare. Lo so, può sembrare bizzarro, ma gli ambienti decadenti e desolati che frequento per il mio lavoro mi hanno come preparato alle drammatiche scene delle nostre città deserte. Un mondo che sempre di più assomiglia al terzo paesaggio, teorizzato da Gilles Clément. Mi sono adattato a questo tempo nuovo riscoprendo la mia casa come fosse un gabinetto delle curiosità, è nato un interesse inedito verso oggetti accumulati negli anni che prima erano invisibili. Il potere ipnotico della propria abitazione come archivio museografico.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca il contatto con la natura, i campi da percorrere in mezzo al fango fino al rudere da immortalare. Mi manca l’adrenalina prima di ogni shooting, perché tutto è precario in quello che faccio ma è proprio quell’incertezza che amo. Mi manca passare la notte al computer a progettare il prossimo viaggio, a posizionare pin sulla mappa come fa la polizia nelle serie televisive. Mi manca quella meravigliosa stanchezza alla fine di una giornata impiegata a scattare foto in qualche paese straniero. Mi mancano tante persone care, una su tutte.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Ho dovuto annullare esplorazioni già pianificate sia all’estero che in Italia e sono saltati alcuni progetti espositivi a cui tenevo molto. Sarò in mostra a Roma per metà giugno, sono fiducioso, c’è tanta voglia di ripartire. Le notizie che arrivano ogni giorno ci tengono in un’angoscia costante, tutto passa in secondo piano quando arrivano i numeri di quelle tragiche perdite. È dura concentrarsi sul proprio lavoro ma, anche se nulla sarà come prima, tornerà il tempo della bellezza e della spensieratezza.

Nicola Bertellotti nasce a Pietrasanta (LU) nel 1976. Quel che emerge nella sua estetica è la nostalgia del paradiso perduto, espressa nell’amore per le rovine, e la riproposizione in chiave fotografica della poetica decadente. Ha esposto in varie gallerie d’arte contemporanea e musei; tra le principali mostre: Fenomenologia della fine, Sopra le logge, Pisa (2013); Hic sunt dracones, Castel dell’Ovo, Napoli (2016); Aftermath, Isculpture gallery, San Gimignano (2017). Nell’estate 2019 il Pärnu Museum in Estonia gli dedica la mostra personale The Great Beauty, l’omaggio del fotografo alla grande bellezza abbandonata italiana. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private e sono apparse su prestigiose riviste, tra le quali: Esquire, Arte, Lampoon, Bild, Daily Mail. Le sue gallerie di riferimento sono Sensi Arte, Colle di Val d’Elsa; Galleria Ponzetta, Pietrasanta e Alidem, Milano. www.nicolabertellotti.com

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