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Lorenzo Balbi da Ozzano dell’Emilia (BO)

La tua nuova ritualità quotidiana…
8:30 – sveglia tardi (non si devono portare bimbe – due gemelle treenni – a scuola e andare fino in ufficio, nel mio caso lontano)
9:00 – discesa in cucina in punta di piedi per non svegliare le bambine che hanno il permesso di dormire fino a tardi (funzionale alle prime ore di nostro “smart”working)
9:15 – caffè con Alessandra che, in smartworking anche lei ma meno pigra di me, sta già lavorando
9:30 – 10:30 – smaltimento mail e telefonate più impegnative prima che le bimbe si sveglino
10:30 – seconda colazione con le bimbe
10:30 – 13:00 – segue una fase di impegnativo alternarsi tra bimbe/moglie/lavoro con, ad esempio: mail / collage o pittura / vasino / telefonata con rumore di sciacquone / casa delle bambole / altra telefonata urgente / acqua ossigenata e cerotti / monopattini / mail in scadenza / riordinare giochi
13:00 – 14:00 – pranzo (se c’è bel tempo piacevolmente in giardino)
14:00 – 18:00 – seconda fase di “smart”working: testo da scrivere / nascondino in giardino / telefonata a cui non si può non rispondere / giochi con acqua in giardino / un altro capitolo del testo urgente / cambiare una bimba che si è bagnata completamente / riscrivere il testo
18:30 – salvifica “gita” ai bidoni dell’immondizia per prendere aria e saluto dal cancello ai bimbi vicini di casa
19.30 – aperitivo con spritz/crodino, patatine e dadini di mortadella
20:00 – 21:00 – cena
21:00 – 22:30 – giochi o cartoni animati tutti insieme
22:30 – denti, pipì e messa a letto delle bimbe
22:30 – 24:00 un’azione a scelta (dipende dalle giornate) tra: stramazzare a letto, leggere o guardare la tv sul divano, finire i lavori urgenti o rispondere a quelle mail che non si è riusciti ad affrontare prima
24:00 – 8:00 sonno

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
L’inaspettato periodo di quarantena ha benedetto definitivamente la nostra scelta di andare a vivere in campagna quando oltre due anni fa ci siamo trasferiti da Torino a Bologna. Gli spazi e soprattutto il giardino in cui viviamo questi giorni ci stanno ripagando della scomodità usuale di essere più lontani dai nostri uffici e dalla città.
Se devo scegliere due oggetti sono il mio laptop (un vecchio MacBook Air dal quale sto scrivendo anche ora) che solitamente mi accompagna solamente nelle trasferte o nelle lezioni mentre ora è un compagno 24/7 e la carriola verde con la quale passo gran parte del tempo libero tra giardinaggio, trasporto/gioco delle bimbe e “gite” ai bidoni dell’immondizia (che di solito andavo a buttare pigramente con la macchina…).
I due luoghi sono certamente il giardino come già spiegato (di solito relegato solamente al weekend) e la cucina, luogo strategico della casa – dove prende bene il wifi – e che ora è insieme cucina/ufficio/parco giochi.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Chiaramente la cosa che più mi manca è la relazione umana, fisica, con gli interlocutori del mio lavoro. Il mio ruolo è fatto soprattutto di relazioni con le persone, di mediazione, di dialettica, e l’incontro, il vedersi e scambiarsi impressioni dal vivo è fondamentale. Non basta certamente il “mezzobusto” delle conversazioni on-line che anestetizza ogni emozione, ogni linguaggio del corpo, omologando tutte le comunicazioni e di fatto “cancellando” la nostra metà dalla vita in giù.
In relazione a questo i due luoghi mi mancano di più sono il mio ufficio e il bar del MAMbo.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Il MAMbo ha reagito alla prima settimana di chiusura temporanea degli spazi espositivi con lo streaming live dell’opera Bonjour dell’artista islandese Ragnar Kjartansson allestita nella mostra AGAINandAGAINandAGAINand chiusa al pubblico. L’esposizione tratta il tema della ciclicità del tempo diventato in questi giorni condizione comune. Lo streaming non era che uno sguardo parziale sull’opera, ma è stato un modo per tenere viva l’attenzione, ingaggiare nuovi pubblici e amplificare i temi dell’opera all’esterno.
Dopo una settimana di riapertura parziale e contingentata si è arrivati alla chiusura totale del museo alla quale abbiamo reagito con una nuova iniziativa: 2minutidiMAMbo. Si tratta di una rassegna di brevi video (della durata di una canzone: da 2 a 3 minuti e mezzo) caricati ogni giorno dal martedì alla domenica (simbolicamente i giorni usuali di apertura del museo) alle 15 su tutti i nostri canali on-line. Quattro gli ambiti tematici su cui, a rotazione, sono incentrate le clip: la mostra AGAINandAGAINandAGAINand, la collezione permanente del MAMbo, il Museo Morandi e il Dipartimento educativo con laboratori/attività, illustrati nei video e realizzabili a casa con l’ausilio di materiali scaricabili. Tra i protagonisti dei video artisti, critici, curatori, musicisti, collezionisti, operatori, esperti ed amici del museo: una panoramica completa di tutti i video – al momento in cui scrivo già più di 30 – è disponibile sul sito del MAMbo e sul nostro canale YouTube.
Intendo queste iniziative come proseguimento dell’attività del museo verso l’esterno nella direzione di ingaggiare nuovi pubblici ma anche come un messaggio di normalità verso l’interno, essendo il museo fatto di persone che in questi giorni hanno bisogno di esprimersi, di avere nuove sfide e progetti da sviluppare.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Ce ne sono diverse, mi limito quindi all’ambito professionale.
Una cosa da fare è sicuramente passare all’azione nell’ambito della riflessione sul ruolo dei musei, in particolar modo di quelli pubblici. Ne abbiamo parlato tanto in passato, ora è il momento di realizzare azioni concrete per dimostrare quella centralità territoriale, quel ruolo nella produzione artistica e nella costruzione della comunità spesso auspicate ma non sempre perseguite.
Una cosa da non fare, al contrario, è pensare che la “mostra” sia l’unico esito possibile dell’azione del museo, unico modello di rappresentazione del pensiero e delle riflessioni all’esterno, unico effetto della ricerca e della programmazione scientifica.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Le conseguenze immediate sono state la chiusura totale al pubblico di tutti gli spazi che coordino, il trasferimento di tutto il personale dagli uffici allo smartworking da casa, l’interruzione di tutte le esposizioni in corso, il blocco della nostra capacità di spesa e conseguentemente di programmazione fino a fine emergenza.
Le conseguenze a lungo termine non sono del tutto prevedibili, dipenderanno da molti fattori nel percorso di ripresa delle attività. Certamente ci aspettiamo di dover far fronte alla necessità di stabilire un nuovo rapporto con il pubblico basato su un prevedibile nuovo modo di frequentare gli spazi, di dover lavorare per ricominciare ad avere un turismo straniero, di dover pensare a forme alternative di azione del museo rispetto alle sole mostre ed eventi temporanei e in questa ottica di trovare nuove possibilità di finanziamento.

Lorenzo Balbi (Torino, 1982. Vive e lavora a Bologna) è direttore artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna dal 2017, data in cui ha assunto il ruolo di Responsabile dell’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei, alla quale afferiscono, oltre al MAMbo, Villa delle Rose, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica e Residenza per artisti Sandra Natali.
Dopo gli studi in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si specializza in Arte Contemporanea all’Università degli Studi di Torino. Dal 2006 al 2017 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, ha insegnato Metodologia della Curatela a Campo, corso per curatori e si è occupato dell’organizzazione e dello sviluppo di progetti espositivi negli spazi dell’istituzione a Torino e a Guarene d’Alba, oltre alle rassegne espositive della Collezione Sandretto Re Rebaudengo all’estero. È stato curatore e responsabile della Residenza per Giovani Curatori Stranieri per tre edizioni dal 2015 al 2017. Dal 2018 ha assunto la direzione artistica di ART CITY Bologna, rassegna di eventi espositivi a Bologna promossa in occasione di Arte Fiera; è membro del consiglio direttivo di AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e del coordinamento del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana.
L’ultima mostra curata è AGAINandAGAINandAGAINand con opere di Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul.
www.mambo-bologna.org

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