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MENDRISIO (SVIZZERA) | Museo dArte di Mendrisio | 24 ottobre 2021 – 13 febbraio 2022

di MATTEO GALBIATI

Il Museo d’Arte di Mendrisio (Svizzera), nel tempo, grazie alle sue proposte sempre attente ai contenuti di grande spessore culturale, ci ha abituati alla scientificità con cui vengono studiate, organizzate ed allestite le mostre presentate nella sua sede; negli anni si sono susseguiti, infatti, eventi espositivi di profilo e livello internazionali che hanno portato i linguaggi di significativi artisti del recente passato a raccontare al pubblico le loro storie e ricerche, le loro vicende e visioni in modo specifico e assai approfondito. In questi mesi il museo ticinese sta consegnando nuovamente ai visitatori un inedito grande progetto espositivo all’altezza della sua consolidata fama, scegliendo di promuovere un’originale mostra, accurata e minuziosa nell’indagine, che prende in analisi, con un ricco e diversificato percorso antologico, uno dei grandi maestri europei dell’arte del Secondo Dopoguerra: Ralf Winkler (Dresda, 1939 – Zurigo, 2017) da tutti meglio conosciuto con lo pseudonimo A.R. Penck.

A.R. Penck, Ohne Titel (Senza titolo), 1965, gouache, 17.8×24.3 cm © 2021, ProLitteris, Zürich

Protagonista di assoluto rilievo e di indubbio valore nel contesto artistico della seconda metà del secolo passato, Penck è stato uno dei maggiori artisti tedeschi che, con la risonanza della sua inconfondibile espressività, ha segnato i percorsi dell’arte (essendo spesso precursore di espressività e tendenze successive) negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, e affermandoli poi con decisa forza nei decenni seguenti. Come altri importanti pittori conterranei della sua generazione – tra questi si annoverano figure di spicco come Baselitz, Lüpertz, Polke, Richter, Immendorff e Kiefer –, ha saputo distinguersi per l’originalità e la coerenza di un segno pittorico (e scultoreo) inconfondibile e profondamente autonomo. In anni in cui la figurazione sembrava ormai definitivamente superata dall’imperversare dell’astrattismo di matrice americana, lui seppe confermare la vitalità della “figura”, mantenendone la risonanza universale nelle sue forme semplificate e nette. Il suo tratto brusco, livido, scarno e deciso non era mai una riduzione semplicistica dell’immagine, affatto consolidata nella retorica della maniera, ma è sempre stato uno strumento di ricerca, attiva e costante, dell’essenzialità primigenia, dell’anima della visione. Questo ricorrere a segni semplici, elementari nel loro essere profondamente evocativi, gli fa maturare una sensibilità pittorica connotata e connotante, capace di promuovere la propria forza espressiva ben oltre la tela, spingendolo ad addentrarsi anche nell’esplorazione fisica della materia scultorea per proseguire coerentemente e lucidamente nella sua idea di arte “diversa”.

A.R. Penck, Standart T (X) I, 1994, bronzo (2/6), 89x31x17 cm © 2021, ProLitteris, Zürich

Il suo sguardo poliedrico, maturato dalla consapevolezza dell’autodidatta, si è sempre alimentato attraverso la letteratura, la filosofia, la storia delle religioni, la musica, le scienze naturali e umane: questa apertura intellettuale, quest’attenzione ad una conoscenza ampia e diversificata ne ha promosso quella libertà che non si è mai piegata alle estetiche del realismo, imposto e promosso, dal regime socialista della DDR che, nel 1980, per questo, dopo anni di osservazione, lo espelle definitivamente dal paese.
Nelle sale del Museo d’Arte di Mendrisio si ritrovano, grazie alla selezione che ha portato i curatori a selezionare e raccogliere 40 dipinti di grande formato, 20 sculture in bronzo, cartone e feltro, oltre a una cinquantina di opere su carta e libri d’artista, le tappe salienti della sua vicenda umana, artistica e intellettuale in una delle mostre più complete e ricche a lui dedicate.
Tra i fondatori del Neuen Wilden, i “Giovani selvaggi”, eredi della storica tradizione espressionista tedesca, A.R. Penck ha saputo sottolineare i contrasti, vivendoli dall’interno, della Germania uscita divisa in due blocchi dopo la tragedia nazista, legandosi saldamente a tecniche tradizionali come, appunto, la pittura, il disegno e la scultura, pur innervandole di una consapevolezza, nuova e profonda, sul ruolo dell’artista e, per questo, conferendole una “missione” socio-politico che all’Ovest ha riscosso ammirazione e interesse, mentre all’Est gli valse il sospetto e poi il confino.

A.R. Penck, The Battlefield (Il campo di battaglia), 1989, acrilico su tela, 340×1022 cm © 2021, ProLitteris, Zürich

Artisti a quel tempo giovani come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring presero queste sue caratteristiche a modello: di A.R. Penck stimavano, infatti, il vigoroso tratto monumentale che, grazie alla spontanea e immediata genuinità del segno e delle immagini, sapeva farsi lucido graffito sulle condizioni del mondo e dell’umanità. Creatore dell’iconico Standart, prima, o della Weltbild, dopo, Penck con queste figure ricorrenti e mutevoli, nonostante la costante loro permanenza al centro della sua osservazione, cerca proprio di immedesimarvi e legarvi la propria autocoscienza (nel primo) e l’idea di immagine universale (nella seconda). È la coscienza del visionario attento, dell’artista impegnato consapevolmente a trasformare (o a provare a farlo) la società contemporanea secondo principi estetici capaci di delineare un nuovo orizzonte etico-umano.
Il museo ticinese ci accompagna proprio nell’esplorazione panoramica di questa visione universalistica dell’arte di Penck, che qualifica il neo-primitivismo della sua espressione in una ricerca coerentemente solida la quale, nei decenni, ha segnato e scandito un’epopea artistica di grande successo e riconoscimento, ma che, nell’umanità diretta della sua caratterizzazione, denuncia il portato più originale ed autentico del suo definitivo insegnamento.

A.R. Penck
a cura di Simone Soldini, Ulf Jensen, Barbara Paltenghi Malacrida
organizzata da Museo d’Arte di Mendrisio
con il sostegno di Repubblica e Cantone Ticino, Fondo Swisslos; Fondazione Winterhalter, Mendrisio
media partner Rete Due

24 ottobre 2021 – 13 febbraio 2022

Museo dArte di Mendrisio
Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio (Svizzera)

Orari: da martedì a venerdì 10.00-12.00 e 14.00-17.00; sabato, domenica e festivi 10.00-18.00; lunedì chiuso tranne festivi; chiuso il 1 gennaio
Ingresso intero CHFr/€12.00; ridotto CHFr/€10.00

Info: +41 058 6883350
museo@mendrisio.ch
www.mendrisio.ch

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