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Davide Mariani da Sassari

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Da quando è scattato il lockdown ho dovuto adattare il mio modus operandi alla nuova situazione, trascorrendo molto più tempo davanti al computer e al telefono.
Lo smart working ha i suoi pro e contro, ma credo che la parte più difficile per me sia stata quella relativa al coordinamento del nuovo allestimento del museo (Stazione dell’Arte di Ulassai, in Sardegna, ndr). Prima della chiusura totale eravamo infatti impegnati nel realizzare un percorso antologico dedicato a Maria Lai, particolarmente ambizioso, in quanto caratterizzato da diversi elementi che amplificano e consentono di addentrarsi in maniera unica e profonda nella sua opera. Per questo motivo e in virtù della mia spiccata pignoleria, mi è costato parecchio non esser stato presente in certe fasi, come avrei voluto, anche se abbiamo ancora del lavoro da fare e sono certo che riuscirò, quanto prima, a verificare di persona la rispondenza delle prime installazioni rispetto a quanto progettato.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Quando l’8 marzo abbiamo appreso la notizia che tutti i musei in Italia avrebbero chiuso per contenere l’emergenza, ho pensato che fosse necessario fin da subito dare un segnale importante. E così, la sera stessa, abbiamo lanciato una iniziativa virtuale che ha preso il nome di #ProssimaFermata, in linea con lo spirito che da sempre, per volontà di Maria Lai, ha contraddistinto la Stazione dell’Arte. Sono ormai trascorse nove settimane da quando abbiamo dato il via al format e devo dire che le soddisfazioni non sono mancate perché il museo si è confermato come l’istituzione sarda più seguita sui social, sia su facebook sia su instagram. Un segnale molto importante di come il messaggio artistico di Maria Lai sia fonte di ispirazione forse e soprattutto anche in momenti così difficili. Il 21 marzo abbiamo poi presentato il cortometraggio inedito “Ulassai. Una Stazione per l’Arte”, dedicato alle iniziative organizzate della Fondazione Stazione dell’Arte durante il centenario dell’artista, mentre il 22 aprile abbiamo lanciato la prima mostra online su Maria Lai. Il percorso espositivo, disponibile sulla nuova piattaforma www.stazionedellartexperience.com, si compone di oltre 20 opere autografe, alcuni lavori presentati per la prima volta al pubblico e un videoracconto prodotto appositamente per l’esposizione. La mostra è nata con l’intento di mettere in evidenza l’attitudine dell’artista a riflettere su macrocosmi a partire da microcosmi, facendo di Ulassai, il suo paese natale costantemente minacciato da frane, una metafora del mondo.  E devo dire che questa metafora oggi torna più forte che mai adesso che le traiettorie comunicative “da lontanissimo e da vicinissimo’’, da sempre al centro della sua produzione, si ritrovano nella nuova dimensione della lontananza fisica e prossimità virtuale che ci regala la sua arte online. In tutti i casi, non vediamo l’ora di riprendere la programmazione reale, fatta di numerosi progetti inediti: dalla personale di un grande artista sardo a una mostra collettiva che mette insieme artisti di generazioni differenti accumunati dall’interesse per un linguaggio di carattere universale.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Non è semplice immaginare come sarà il mondo post-pandemia. A dire il vero, spero solo una cosa, che questa esperienza possa servirci per ricordarci, una volta di più, che alla fine siamo tutti uguali. Al COVID-19 non importa quanto è grande la tua casa, quanti soldi hai in banca o quante macchine hai in garage. Abbiamo assistito al contagio di reali, politici, governanti e, allo stesso tempo, sono morti scrittori, cantanti, intellettuali, critici e, naturalmente, le cosiddette persone comuni. Ecco, sarà banale, ma spero che la gente possa riflettere su questo. Siamo stati travolti da una frana, per utilizzare una metafora tanto cara a Maria Lai, e per riprendere le nostre vite in mano dobbiamo necessariamente fare i conti con quanto accaduto. In questo sono sicuro che l’arte potrà giocare un ruolo importante, consentendoci di compiere nuovi ragionamenti e valutazioni in merito.

Quando tutto questo finirà: una cosa da fare e una da non fare mai più.
Sono sempre stato molto fisico nei rapporti quindi per prima cosa, quando tutto sarà finito, vorrò riabbracciare le persone a me care. Mi piace il contatto, trovo che stringere forte una persona amata sia, ora più che mai, qualcosa di fondamentale. A questo proposito, stiamo lavorando, con un architetto di fama internazionale, ad un progetto molto interessante, di cui ancora non posso svelare nulla, se non dirvi che sarà davvero intenso. Per quanto riguarda una cosa da non fare mai più invece, in generale, direi rimandare. Quel famoso detto “chi ha tempo non aspetti tempo” mi sembra particolarmente azzeccato! Sicuramente cercherò di sfruttare al meglio le occasioni che mi si prospetteranno, almeno spero.

Davide Mariani, classe 1985, storico dell’arte e curatore, è dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente l’arte prodotta nello spazio pubblico. Tra i suoi ultimi saggi Maria Lai. L’arte ci prende per mano. Incontrare e partecipare (5 Continents, 2019). Dal mese di dicembre 2018 è il direttore del museo Stazione dell’Arte di Ulassai dedicato a Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013). Di recente ha curato le mostre Maria Lai. Art in Public Space (Sassari, 2018), Maria Lai. Sguardo Opera Pensiero (Ulassai, 2018), Pane quotidiano (Ulassai, 2019), Tenendo per mano l’ombra (Ulassai, 2019), Maria Lai. Suivez le rythme (Parigi, 2019) Lente sul mondo (Ulassai, 2019) e la performance Cuore Mio di Marcello Maloberti (Roma-Ulassai, 2019). www.stazionedellartexperience.com

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