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TORINO | GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea | 2 ottobre 2015 – 14 febbraio 2016

di MATTEO GALBIATI

Davanti alle opere di Claude Monet (1840-1926), nonostante siano innegabilmente scolpite in modo così chiaro nella memoria da riconoscerle, comprenderle e legarle a lui fin dal primo sguardo, ci si stupisce e ci si incanta sempre per il suo linguaggio, si resta comunque ammaliati, per quanto sia conosciuto, dal suo colore che rende mobile e fuggevole l’immagine che vuole raccontare. Se l’immediatezza del riconoscimento ci consegna il suo nome, quindi, l’attrazione magnetica della sua pennellata cattura la nostra attenzione con una seduzione poetica che coglie il fascino complesso, eppur spontaneo, delle sue visioni, restituendocele sempre come fossero una cosa nuova e rinnovandoci l’incanto e la sorpresa dell’ammirazione.

Claude Monet, La pie, entre 1868 et 1869, olio su tela, 89x130 cm, inv. RF 1984 164 3. (id 5) Monet 3, Paris, Musée d’Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski

Gli oltre quaranta capolavori che la mostra monografica alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, di Torino – dopo quelle di Degas (2012) e Renoir (2013) chiude un ciclo dedicato ai maestri dell’Impressionismo – aggiornano, con opere provenienti dalle collezioni del Musée d’Orsay, questa lettura peculiare del linguaggio del maestro francese. Monet è certamente l’artista che più d’ogni altro incarna lo spirito e la modernità dell’Impressionismo e del nuovo modo di intendere la pittura e il colore che la rappresenta: è in questo senso di appartenenza che ci dichiara quanto l’insistenza del suo dialogo stretto, diretto e imprescindibile con la Natura, abbia condizionato il rapporto della sua pittura con il ritratto del mondo.

Claude Monet, La rue Montorgueil, à Paris. Fête du 30 juin 1878, 1878, olio su tela, 81x50 cm, inv. RF 1982 71 6. (id 16) Monet 6, Paris, Musée d’Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Patrice Schmidt

Il vigore delle sue pennellate, alla ricerca del variare della luce, della mutevolezza del mondo reale, ci consegnano il contrarsi e il palpitare di un pensiero che rende la rappresentazione del naturalismo stesso – inteso come la “cosa” naturale – emblematicamente diverso da quanto fino ad allora raggiunto. La sua pittura si fa “fortemente” moderna.
La sua modernità nasce, infatti, dalla quella stessa ossessione che spingeva Monet a rapportarsi in modo risoluto con i suoi soggetti e il loro luogo nella fisicità del loro esserci e verificarsi. Dipingeva la realtà standovi dentro, non dans une chambre, ma tenacemente convinto della necessità imprescindibile dell’en plein air. Il suo atelier non poteva contenersi entro le quattro mura di uno studio, perché il suo sguardo necessitava un orizzonte più ampio, si alimentava avido della luce, della natura stessa. Si misurava corpo a corpo con il mondo nella sua verità fugace e mutevole.

Claude Monet, Régates à Argenteuil, 1872, olio su tela, 48x75.3 cm, inv. RF 2778 2.(id 8) Monet 2, Paris, Musée d’Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Patrice Schmidt

Monet, con il suo linguaggio cromatico, si fa interprete del disvelamento della transitorietà del reale e ci consegna la bellezza senza tempo dell’istante. La sua pittura conserva la qualità e il principio della mobilità di quelle immagini che fissa. Scorrono la visioni di Monet come lo specchio fluido della Senna che trascina con sé quanto si affaccia sulla sua superficie liquida. Guarda all’acqua il maestro di Giverny, la studia, la osserva, assimila le sue luci e i suoi riflessi, ripete anche soggetti identici in cui il tempo, l’ora della giornata, la condizione meteorologica fanno vibrare l’immagine leggendola e producendola, alla fine, sempre secondo specificità diverse e irripetibili nel fascino della loro unicità.
La pittura di Monet porta ad un allargamento delle nostre possibilità percettive che, davanti alle sue tele, si dilatano proprio nell’impressione dell’atto medesimo del vedere. La pienezza del suo calore e della sua personalità si legano a quella velocità con cui concepiva e realizzava i suoi dipinti che, quasi lasciati allo stato di bozzetto, si facevano carico di una visione letta con un palpito di ciglia. La natura veniva assimilata nel colore come atto intellettivo colmo e sovraccarico di tutta la tensione lirica dell’impossibilità di trattenere, oltre e diversamente, la verità della visione.

Claude Monet, Champs de tulipes en Hollande, 1886, olio su tela, 65.5x81.5 cm, 12 (i.d 31) Monet 12, Paris, Musée d’Orsay © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Franck Raux

Abbiamo imparato col tempo a capire, ad accettare, a fare nostre queste tele e a celebrarle come chiave d’accesso per la storia della nostra contemporaneità artistica, ed oggi sappiamo distinguerle, cogliere per la straordinarietà della fatica, dell’impegno e dell’assiduità del lavoro di Monet, autore che ha dato un contributo imprescindibile nel traghettare la pittura nel Novecento. Monet il più impressionista degli impressionisti.
Monet, non serve altro al titolo di questa mostra.

Monet. Dalle Collezioni del Musée d’Orsay
a cura di Xavier Rey, conservatore presso il Musée d’Orsay e specialista di Monet; Virginia Bertone, conservatrice della GAM di Torino
partnership istituzionale Fondazione Torino Musei e Musée d’Orsay di Parigi
mostra co-prodotta da Città di Torino, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Skira
main sponsor Unipol
sponsor FCA – Fiat 500
media partner La Stampa, Il Secolo XIX
catalogo Skira 

2 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016

GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta 31, Torino

Orario: da martedì a domenica 10.00-19.30; chiuso il lunedì
Ingresso intero €12.00, ridotto €9.00, gruppi €8.00, scuole €5.00, famiglia €24.00 (2 adulti + 1 under 14 anni) 

Info: +39 011 0881178
www.gamtorino.it
www.mostramonet.it

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