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SARZANA (SP) | Cardelli & Fontana artecontemporanea | 15 dicembre 2012 – 2 marzo 2013

Mirko Baricchi (La Spezia, 1970) dal 15 dicembre 2012 svela – in un allestimento appositamente pensato per la Cardelli & Fontana di Sarzana – i suoi ultimi lavori, che originano da un nuovo cammino di ricerca, la ridefinizione di un alfabeto visuale che tocca sia le tematiche di riferimento delle opere sia la resa stilistica delle stesse.
Il nuovo approccio, scevro dall’utilizzo degli elementi iconografici ricorrenti, alcuni dei quali solo accennati come citazioni o ricordi che affiorano dal tempo, mira a rifondare un nuovo rapporto tra lo spazio della pittura e quello del tempo e a ridefinire – nella visione di un germoglio che si apre a nuova vita, sfiorando l’universo inafferrabile delle stelle – un nuovo, autentico ed attuale rapporto tra l’indagine umana e l’esercizio della pittura.

In anteprima per i lettori di Espoarte il testo critico a cura di Elena Forin:

«Conosco il lavoro di Mirko Baricchi da anni, e da sempre la sua indagine è stata caratterizzata da un potere pittorico molto forte ed eloquente.
Oggi, in occasione di questa mostra ideata e concepita per lo spazio della galleria, non si può non notare un profondo cambiamento, che nasce da una analisi intrinseca del proprio percorso e dei contenuti affidati alle opere. In questo processo, durato mesi e affrontato per fasi di studio progressivo, molti aspetti hanno subito variazioni sostanziali. A essere rimasta costante tuttavia, è stata la capacità delle sue opere di raccontare esperienze, sensazioni e luoghi con la stessa potenza di sempre.

Il percorso curatoriale

In un incontro di circa un anno fa, Baricchi e io avevamo condiviso la volontà di fare un ragionamento approfondito sul lavoro e sulle direzioni della sua ricerca, che giunta a un certo livello di maturità linguistica ed espressiva, si stava muovendo verso direzioni nuove. C’era qualcosa nelle opere che però rimaneva in qualche modo incerto, che si manifestava, ma non in maniera del tutto chiara, e che quindi necessitava di un po’ di luce.
Per giungere a questa chiarezza, che di fatto si è tramutata anche in un valore visivo impostato su una certa luminosità, si è pensato di rivedere, opera per opera, tutta la sua produzione degli ultimi quindici anni. Ogni lavoro è stato guardato per se stesso, all’interno di un’idea di “gruppo o serie”, e, infine, in una visione complessiva.
L’analisi ha riguardato la natura e il significato dei segni -così importanti nel lavoro di Baricchi-, e il perché della loro presenza e del loro comparire in certi “momenti” dell’opera. Ha valutato il valore tridimensionale delle cromie e la loro capacità di creare “ambienti pittorici” e non semplicemente superfici; ha preso in considerazione il fondo delle opere, che lavora per contrasti e che lascia sempre delle tracce, e infine ha analizzato i personaggi, le macchie, le forme e le tracce di esistenza e di memoria che da sempre si sono impresse nelle sue tele. Questo guardare ha potuto mettere a fuoco con una certa lucidità, anche tutti quegli aspetti che ricorrevano spesso, ma che ancora non avevano raggiunto una completa integrazione con tutti i piani del lavoro.
Per molto tempo infatti, nell’indagine di Baricchi a prevalere era stata una pittura esperienziale, intrecciata inesorabilmente con un universo ricco di segnali d’esistenza che si sommavano sulla superficie dei dipinti, creando delle mappe che raccontavano mondi lontani nel tempo, ma in qualche modo vicini sul piano del ricordo.
Segni, parole e immagini narravano le certezze (come la casa), lo spirito della libertà, della curiosità e della conquista (con le lepri), la propensione alla visione fantastica e l’epopea della crescita (pinocchio). Oggi queste tracce sono profondamente mutate, anche se nessuno di quei segni, di quei discorsi o di quelle figure è veramente stato cancellato.

GERMOGLI. e di stelle

Per capire quali direzioni ha preso questo nuovo percorso, bisogna legare i personaggi appena descritti (lepre, casa, pinocchio) con la “sensazione del ricordo”. Nel corso dell’ultimo anno infatti, la memoria è diventata qualcosa di più compiuto, ha perso ogni componente nostalgica, anche la più minima, e si è trasformata in una forma di consapevolezza. L’opera quindi, più che mostrare il ricordo, oggi lo preserva attraverso degli ambienti in cui si raccolgono tracce diluite, forme annacquate, umori e atmosfere. Tutto ciò, espresso col massimo grado di controllo e di ricchezza espressiva, si ritrova in un grande dittico bianco, che nella sua sensorialità tanto umana quanto ambientale e paesaggistica, rappresenta il vero centro di questa mostra. Il punto di partenza, come del resto fa intendere anche il titolo della mostra, è quella dei Germogli, delle opere di transizione in cui è proprio questo senso di naturalezza diffusa a farsi sempre più spazio nella pittura, fino ad assorbirne ogni elemento.
Lepri, case, parole e figure ritornano quindi come ombre accennate, e sono presenti per lo più come sensazioni di fondo radicate tanto nella natura pittorica dell’opera*, quanto nella sua dimensione sensoriale, emotiva e concettuale.

Siamo di fronte a una fusione completa tra spazio fisico e umano, una fusione visibile certamente nel grande dittico, ma anche nei piccoli lavori –due trittici e una serie di dittici- che accolgono gli spettatori all’ingresso dello spazio della galleria. In questo caso a farsi strada insieme a una luminosità tanto ricca, è il buio di una notte altrettanto densa e scura, che però si accende di minuscole ma potenti voragini verso un mondo emozionale apparentemente impenetrabile. Queste due visioni, nel loro essere l’una quasi l’ingrandimento dell’altra, portano poi a una considerazione ulteriore e successiva. In questo nuovo momento della sua ricerca infatti, che viene condotto anche attraverso lo studio dei materiali nei lavori esposti nella seconda sala, Baricchi fa emergere una sorta di misurata universalità, che nel suo delicato garbo è capace di raccontare qualcosa che è intimo, profondo, conosciuto e certamente condiviso.
Qualcosa che queste opere sanno raccontare perché coniugano una naturale apertura ai germogli del nuovo, con il potere fantastico e inafferrabile delle stelle.

*Che conserva curiosità formale (Pinocchio), sicurezza e conoscenza del mezzo (casa), libertà nel cercare le proprie nuove direzioni (lepre).

Mirko Baricchi. Germogli. e di stelle
a cura di Elena Forin

15 dicembre 2012 – 2 marzo 2013
inaugurazione 15 dicembre ore 18,00

Cardelli&Fontana artecontemporanea
via Torrione Stella Nord 5, Sarzana (SP)

Info: www.cardelliefontana.com
+ 39 0187 626374

 

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