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Intervista a Mimmo Dabbrescia di Francesca Di Giorgio

L’attività di fotoreporter al servizio della cronaca di importanti testate nazionali, la creazione di una propria agenzia fotografica, l’incontro con artisti e personaggi dello spettacolo, fino all’apertura della galleria d’arte diretta oggi dai suoi figli…
Le parole di Mimmo Dabbrescia in risposta alla nostre domande sono il fiume in piena di chi ha trascorso un flusso di vita intrecciato alla storia dell’arte internazionale. Lo spazio, a nostra disposizione, è poco se paragonato a ciò che ancora si potrebbe chiedere, raccontare, ascoltare. Oggi, attingendo da un immenso archivio, Prospettive d’Arte omaggia il lavoro di una vita attraverso una carrellata di volti indimenticabili.
Dietro alle foto il respiro del tempo, episodi di vita vissuta in attimi infiniti…

Francesca Di Giorgio: Cosa può raccontarci dei suoi esordi?
Mimmo Dabbrescia: Quando iniziai il lavoro di fotografo si andava a bottega a 13-14 anni. A me capitò, con qualche anno in più, di vedere esposte delle fotografie bellissime di attori, a Porta Ticinese, all’Agenzia Farabola. Mi presentai per un colloquio e mi risposero che mi avrebbero mandato a chiamare. Comunque scoprii il lavoro che volevo fare. Cominciai a girovagare e dopo alcuni passaggi in agenzie, compresa quella di Fedele Toscani, fui assunto al Corriere della Sera. Qualche anno dopo mi dimisi per lavorare autonomamente.

Qual è stato il primo artista che ha fotografato?
Il primo servizio nel campo dell’arte è arrivato nel luglio 1963, il primo artista è stato Salvador Dalì. Ero alla vigilia della mia indipendenza. Usavo le ferie per realizzare dei servizi. Con la mia Fiat 500 stavo andando a Madrid, nella Spagna di Franco, per conto del Secolo XX diretto dal senatore Giorgio Pisanò. Mi fermai a Port Lligat e mi recai a casa di Dalì. Spiegai che ero un fotografo italiano, parlai di qualche settimanale con cui collaboravo. Mi ascoltò fissandomi un appuntamento per il giorno successivo. Si mise a disposizione, giocando. Sembrava fossimo amici da sempre. Scattai parecchio materiale con una Rolleyflex 6×6. Era solo. Poi venne sua moglie Gala (già moglie del poeta Paul Éluard) per qualche foto e un saluto. Tornai ancora nel 1974, con mia moglie, per un nuovo reportage, accolto come la prima volta ma per Gala erano passati gli anni, anche se stava con un gruppo di giovani un po’ “fuori”. Ho pensato più volte a Dalì. Ho capito che lui, affidando la sua disponibilità a un giovane e volenteroso fotografo, mandava se stesso in giro per il mondo standosene nella sua casa di Port Lligat. Oggi, a 50 anni di distanza, lo vedete com’era. Alcuni momenti in bianco e nero saranno eterni come lui. Grazie alla sua “immensità”.

Ci parla del progetto editoriale Prospettive d’arte? Di cosa si trattava?
Il progetto Prospettive d’arte è stato la crescita di un lavoro che si realizzava ogni giorno. Durante il periodo al Corriere della Sera, pensai di mettermi in proprio per poter collaborare con più testate giornalistiche. Dopo le dimissioni conobbi molti artisti, entrai nei loro studi. Scoprii il loro lavoro senza tralasciare l’attualità che mi permetteva di sopravvivere. Mi ritrovai, quindi, con una serie di reportages e decisi di metterli insieme per un libro, il primo, intitolato Visti così. Questo volume venne pubblicato grazie anche alla generosità di alcuni artisti che mi “diedero una mano” con dei loro lavori. Fu un bel successo anche perché, per la sua diffusione, si occuparono gli artisti stessi regalandoli ai loro migliori collezionisti, amici e giornalisti. Era il 1973. Ritornando al progetto editoriale, questo proseguì con altri libri fotografici, poi fu la volta del periodico Prospettive d’arte. Inevitabilmente, si allargò la vendita del lavoro di alcuni di questi artisti, quindi l’apertura di una galleria d’arte a Milano e l’organizzazione di mostre in altri spazi. Nel frattempo arrivarono Paolo e Riccardo, i miei figli, che a pieno titolo sono i continuatori.

Dopo le mostre del 2009 e del 2010 dedicate alla figura di Fabrizio De André, con il quale ha collaborato continuativamente, Prospettive d’arte attinge dall’archivio di quarant’anni di lavoro: una sorta di antologica che si concentra su oltre settanta scatti che ritraggono, tra gli anni ’60 e ’80, artisti simbolo dell’arte contemporanea internazionale… Con chi ha intrecciato anche un rapporto d’amicizia?
Più che un rapporto di amicizia, con gli artisti, si è sempre sviluppato un rapporto di stima. Pensate a quante persone gravitano attorno ad un artista importante, e quanti interessi. Per poter diventare amici occorrerebbe avere più tempo e vivere insieme. È molto più facile nel cinema, nella musica, grazie ai vari eventi che si succedono a breve distanza. Di ognuno potrei aprire dei capitoli.

Bacon, Baj, Dalì, De Chirico, Hartung, Schnabel, Sutherland e molti altri… Ci può regalare qualche “backstage” di quegli incontri?
Andai a casa di Giorgio De Chirico, a Roma in Piazza di Spagna, con la poetessa Vittoria Palazzo. Dopo una chiacchierata ci recammo al famoso “Caffè Greco” per un caffè, dove scattai parecchie fotografie al Maestro che si divertiva. Altre immagini per Via Condotti. Lo rividi a Milano per l’inaugurazione della sua fontana alla Triennale, gli chiesi di scavalcarla per fotografarlo all’interno. Mi guardò perplesso, poi, nonostante l’età, lo fece. Il mio chiedere lo divertiva. Francis Bacon era alla Galleria Claude Bernard di Parigi per una mostra. Con me c’erano il pittore Giuseppe Cesetti e la scrittrice Milena Milani. Oltre a Bacon alla mostra c’erano molti suoi “tipi” di amici: una festa unica, allegra. Scattai dei primi piani. La prima volta che “immortalai” Hans Hartung era con Hasselblad nel suo studio di Parigi. Un loft da lui preparato dove la luce dominante era bianco e nero… Lo rividi ad Antibes con Bruna Coradini, mia moglie, per un’intervista. Per noi fu una giornata indimenticabile! Ci fotografammo a vicenda. In seguito ci spedì alcune immagini scattate da lui e firmate. Un signore, tedesco, molto preciso, interessato a tutto. Forse un po’ solo.
Graham Sutherland lo incontrai più volte a Mentone, dove viveva. Gentilissimo, molto disponibile a posare per quanto chiedevo nonostante l’età avanzata. Lo fotografai al torchio sul quale faceva le prove per le sue grafiche. Era orgoglioso del suo laboratorio. L’ultima volta ci lasciammo con l’accordo di realizzare insieme una ceramica, arte che lui amava molto. Purtroppo lo conobbi troppo tardi.

La sua lunga esperienza sul campo credo le permetta uno sguardo critico attendibile sugli sviluppi e il destino della fotografia come mezzo di comunicazione. Che impressione ha sfogliando le riviste di oggi? Al di là degli sviluppi tecnici del mezzo, com’è cambiato, secondo lei, l’approccio alla fotografia di reportage?
Le riviste di oggi non sono poi tanto diverse da quelle di una volta. Tutto dipende da chi le dirige. I Signorini di oggi si chiamavano Vesigna, Mayer…
Gli scoop si “montavano” anche allora, spesso con la complicità degli uffici stampa, soprattutto per l’uscita di un nuovo LP o per la partecipazione a Sanremo e per aumentare le vendite.

Chi/cosa fotografa oggi Mimmo Dabbrescia? Una foto che avrebbe voluto fare e una ancora da scattare…
Dalla fotografia non mi sono mai allontanato e, da una decina d’anni a questa parte, mi organizzo viaggi in varie parti del pianeta. Devo confessare che mi diverto molto perché finalmente fotografo quello che piace a me e non ciò che mi è stato commissionato. Fra gli ultimi viaggi il Messico, la Cina, l’India, Cuba, il Marocco, la Polinesia per un libro con Salvatore Fiume, ecc… Una foto che avrei voluto fare e una ancora da scattare è quella che troverò in uno dei prossimi viaggi; ogni volta che parto al ritorno ho scattato la migliore, ma è sempre la penultima e a sua volta mi carica per la prossima.
Ho poi la fortuna di poterne mostrare alcune nelle personali che da qualche tempo mi richiedono, mescolarmi fra il pubblico, quando è possibile, ascoltando i commenti su quel fortunato che, viaggiando, ha realizzato quanto esposto. Quello sono io. Cos’altro posso volere?

La mostra in breve:
Mimmo Dabbrescia – Ritratto d’artista
Galleria Prospettive d’arte
Via Carlo Torre 29, Milano
Info: +39 02 894 08 327
www.prospettivedarte.com
Inaugurazione giovedì 24 marzo ore 18.00
24 marzo – 15 aprile 2011

In alto:
Salvador Dalì, Port Lligat, 1963, Mimmo Dabbrescia © 1962-2011 – tutti i diritti riservati
In basso, da sinistra:
Francis Bacon, Parigi, 1977, Mimmo Dabbrescia © 1962-2011 – tutti i diritti riservati
Giorgio de Chirico, Roma, 1972, Mimmo Dabbrescia © 1962-2011 – tutti i diritti riservati

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