ALBISSOLA MARINA (SV) | MuDA Museo Diffuso Albisola | 17 maggio – 7 settembre 2014
ALBISSOLA MARINA (SV) | Casa Museo Jorn
SAVONA | Museo d’Arte di Palazzo Gavotti – Pinacoteca Civica | 7 giugno – 7 settembre 2014
Intervista a LUCA BOCHICCHIO e SANDRO RICALDONE di Livia Savorelli
Il 2014 è l’anno del centenario della nascita di un grande artista del Novecento: Asger Jorn (1914-1973). Un artista di origini danesi che ha fatto di Albissola Marina la sua seconda casa, giungendoci nel 1954 e acquistando nel 1957 un’antica casa colonica sulle alture della cittadina ligure, nel quartiere dei Bruciati. Nel 1973, poco prima della sua morte, Jorn lasciò in eredità la casa e la sua collezione d’arte al Comune di Albissola Marina. Dopo un progetto di restauro e di recupero di questo sito durato anni, il Comune ha riconsegnato alla cittadinanza – il 3 maggio scorso – la Casa Museo Jorn, un’opera totale dove le tracce della presenza dell’artista danese convivono con opere murarie e opere ceramiche di struggente forza e bellezza.
Dopo l’opening di JORN COLLECTION (MuDA Exhibition Centre di Albissola Marina), della mostra multimediale LA FABBRICA DEI SOGNI (dal 26 aprile, Ceramiche San Giorgio, Albissola Marina) e della CASA MUSEO JORN (con l’allestimento didattico-museale “CARO ASGER… LA CASA E’ PRONTA” BERTO), ha inaugurato il 7 giugno la mostra ASGER JORN E IL CONTESTO INTERNAZIONALE (a cura di Luca Bochicchio, Leo Lecci, Sandro Ricaldone e Paola Valenti) ospitata nella prestigiosa sede di Palazzo Gavotti – Pinacoteca Civica di Savona, fino al 7 settembre 2014. La mostra, ultimo dei quattro eventi che compongono le celebrazioni del centenario, si sviluppa in parte all’interno degli allestimenti permanenti della collezione “Carlo Cardazzo – Milena Milani” e della Fondazione A. De Mari – Carisa e in parte in un’esposizione temporanea di opere, in gran parte inedite, provenienti da collezioni private.
Con un particolare occhio di riguardo per il contesto albissolese, abbiamo dialogato con Luca Bochicchio e Sandro Ricaldone, scoprendo lati inediti di questa grande figura…
La mostra Jorn Collection, terzo appuntamento degli eventi che compongono le celebrazioni per il centenario della nascita di Asger Jorn (1914-1973), di cui è curatore insieme a Sandro Ricaldone, presenta l’ampia collezione di opere donate dall’artista danese al Comune di Albissola Marina, contestualmente al lascito della sua casa-studio sulle colline albissolesi, oggi diventata Casa Museo Jorn. Come ha effettuato la scelta delle opere presentate e come le ha messe in dialogo tra loro e quelle degli artisti collezionati dallo stesso Jorn?
Luca Bochicchio: La collezione donata da Jorn alla città di Albissola Marina è composta da quattro grandi tipologie di opere (in gran parte ceramiche): sculture e piatti realizzati da Jorn, ceramiche di altri autori, ceramiche e dipinti dei figli di Jorn e, infine, terrecotte popolari. Nella mostra ho voluto dare grande risalto alle opere di Jorn. L’ultima occasione di vederle esposte nella loro interezza era stata la mostra Jorn e Albisola del 1988. Nel 2010, una piccola parte di opere aveva rappresentato Albissola nella mostra di Roma Cobra e l’Italia. Un motivo in più per esporle quest’anno era dovuto al fatto che tutte le opere uscivano da un recentissimo e accurato restauro. Si tratta di opere molto varie: dai grandi piatti ai vasi, dai piccoli bozzetti alle grandi sculture un tempo collocate nel giardino della casa di Jorn; inoltre, vi è una ristretta e interessante selezione di sculture-oggetto: ampolle, vasi e brocche. Si tratta di ceramiche realizzate esclusivamente alle Ceramiche San Giorgio tra la fine degli anni ’50 e i primi ’70.
Purtroppo non è stato possibile acquisire dall’esterno opere che testimoniassero l’importante, seppur rapido, passaggio di Jorn alle Ceramiche Mazzotti dal 1954 al 1957. Dalla mostra ho escluso una serie di opere provenienti da Casa Jorn, sulle quali si stanno ancora effettuando ricerche per definirne la paternità e l’originaria collocazione nel giardino. D’altra parte ho incluso tutte le opere di altri autori che Jorn aveva acquisito: tre piatti di grande qualità del danese Erik Nyholm (molto importante nella vita artistica di Jorn), un piatto e una scultura di Antonio Sabatelli e un significativo ritratto in terracotta di Guy Atkins (primo biografo ufficiale di Jorn), realizzato da Mario Porcù. Delle terrecotte popolari e delle ceramiche dei bambini è esposta una piccola ma accurata selezione. Infine, abbiamo voluto dare spazio ad alcuni capolavori in ceramica di Wifredo Lam, Lucio Fontana e Agenore Fabbri, provenienti dalle collezioni comunali e non dal fondo Jorn, per dare il senso del contesto locale e internazionale entro il quale Jorn si trovò a operare ad Albissola (senza voler dimenticare che sia Fontana sia Lam sono autori che Jorn collezionò e volle rappresentare nel proprio museo a Silkeborg).
Parliamo dello Jorn intellettuale, partecipe di esperienze artistiche internazionali e autore di numerosi saggi. In mostra, nella sezione da lei curata, si possono ammirare documenti che possono essere considerati veri e propri gioielli… Ci può illustrare come ha orientato la selezione e la relativa esposizione di questi importanti documenti?
Sandro Ricaldone: Jorn è stato indubbiamente un personaggio multiforme, pittore prima di tutto, ma al tempo stesso animatore di gruppi fondamentali nella vicenda artistica fra gli anni ’40 e ’60, studioso impegnato nell’elaborazione di una nuova teoria estetica, militante politico… È questa sua poliedricità che, nei limiti imposti da una decina di bacheche, ho cercato di rappresentare attraverso riviste, documenti, lettere e cataloghi: dalla partecipazione a CoBrA, con Dotremont, e Constant al legame con Baj e il Movimento Nucleare, fondamentale al suo arrivo in Italia nel 1954, al lavoro con Gallizio e Simondo nel periodo centrale del Bauhaus Immaginista, alla partecipazione all’Internazionale situazionista. Si possono vedere molte delle riviste cui ha collaborato, da Cobra al Situationist Times, copie di lettere indirizzate ai compagni del Laboratorio, pubblicazioni abbastanza rare o curiose, come i volumetti della Bibliothèque de Cobra, lo studio Guldhorn og lykkenhjul (Il corno d’oro e la ruota della fortuna, 1957) con dedica autografa a Pinot Gallizio; l’edizione originale di Mémoires, il volume realizzato a quattro mani con Guy Debord nel 1959, la brochure in cui teorizza la “triolettica”, estroso superamento della dialettica, le edizioni dell’Istituto Scandinavo di vandalismo comparato degli anni ‘60 …
L’evento ha coinciso con l’inaugurazione, il 17 maggio scorso, del nuovo Centro Esposizioni del MuDA Museo Diffuso Albisola, un nuovo spazio espositivo polifunzionale e d’avanguardia. Come ha concepito l’allestimento nei nuovi spazi che ha avuto l’onore di inaugurare?
Luca Bochicchio: L’emozione di inaugurare uno spazio concepito fin dall’inizio del progetto di sviluppo MuDA (vale a dire nel 2011) è stata quasi tutta assorbita dai ritmi forsennati e dal coinvolgimento connessi alla preparazione delle mostre per il centenario di Jorn. Detto questo, si tratta di uno spazio non molto grande ma ben ristrutturato e attrezzato per ospitare in modo decisamente flessibile mostre, conferenze, video-proiezioni e sala di lettura. Insieme all’architetto Pietro Millefiore (responsabile del progetto) abbiamo deciso di sfruttare la vocazione “open-space” della sede e di far dialogare le opere visivamente in modo organico e consequenziale. Non è stato facile proiettare il nostro lavoro oltre questa prima mostra di Jorn. Una buona parte dello spazio espositivo sarà infatti dedicata alla collezione comunale che, in modo semi-permanente, troverà definitiva collocazione proprio qui. Abbiamo quindi definito, in una sorta di cintura semi circolare, la presenza di opere fisse come quelle di Fontana, di Lam e dello stesso Jorn, che in futuro verranno accostate ad altre opere della collezione civica. Chiudendo con pareti mobili la sala di lettura abbiamo ottenuto una specie di corridoio nel quale è stato possibile sviluppare la mostra di Jorn con le opere dei suoi “amici”, con i documenti, le ceramiche popolari e quelle infantili. Le pareti perimetrali, le colonne di sostegno e le pareti mobili sono state usate come supporti per una serie di pannelli didattici e di gigantografie utili a “entrare” nell’universo Jorn e ad aumentare l’esperienza estetica e concettuale delle opere. Con questo sistema siamo riusciti a creare un efficace dialogo tra le sculture provenienti dal giardino di Casa Jorn (capolavori assoluti e credo irripetibili) e le fotografie d’epoca delle stesse opere nel loro ambiente naturale.
Ha inoltre curato l’allestimento museale della Casa Museo Jorn, inaugurata il 3 maggio scorso. Può raccontare al pubblico le emozioni provate la prima volta che è entrato in questo luogo magico, così ricco di arte e storia, e successivamente a restauro ultimato?
Luca Bochicchio: Confesso che quando, intorno al 2004, entrai da studente per la prima volta a Casa Jorn rimasi piuttosto inappagato nel non trovarvi elementi e apparati utili ad approfondire quanto già studiato sui libri. Seppi successivamente che il complesso si trovava in una condizione di transizione, durante la quale veniva usato per eventi culturali in attesa della ripresa dei lavori di restauro. Dal 2011 sono stato testimone della fase finale del recupero, per il quale architetti, restauratori e impiegati comunali hanno lavorato tanto e speso molte energie (penso in particolare all’Ufficio Cultura, All’Ufficio Tecnico e allo studio privato Archipaes & Partners). I momenti più emozionanti sono stati due: il secondo semestre del 2013, quando ho spinto molto le ricerche, scoprendo gran parte dei documenti e delle foto ancora inediti (in parte oggi esposti nella Casa Museo), e le due settimane a ridosso dell’inaugurazione del 3 maggio. In quell’occasione ho visto materializzarsi in modo definitivo tutto lo splendore delle opere restaurate e del giardino, ma soprattutto ho potuto vedere installati i supporti che avevo progettato soltanto sulla carta (o meglio sul monitor del grafico) e gli oggetti che avevo recuperato e voluto per il percorso museale.
In quella che è stata giustamente considerata un’“opera d’arte totale”, ha individuato – negli spazi abitativi della casa – le tematiche da sviluppare e valorizzare nel percorso… Sviluppiamone alcune insieme: il rapporto di Jorn con la musica, la poesia, il culto del vino…
Luca Bochicchio: Nell’allestimento ho dovuto tenere presente sempre il doppio riferimento all’originaria funzione abitativa della singola stanza e all’ispirazione poetica che spesso è affidata ad opere fisse murate all’interno degli ambienti. In quello che al tempo di Jorn era il soggiorno ho installato un semplice impianto sonoro riproducente la “Musique Phénoménale” incisa da Jorn e Jean Dubuffet nel 1961 presso la Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo. Sia la musica che le immagini delle copertine dei dischi sono stati forniti dal Museum Jorn di Silkeborg. Si tratta di musica “brut”, realizzata con un’infinità di strumenti della cultura alta e di quella folklorica. Si tratta, come affermano Jorn e Dubuffet, di “materia sonora più che di musica vera e propria”. Con questa installazione e con il relativo pannello didattico ho ritenuto importante fornire al pubblico l’idea della totalità e dell’estensione delle sperimentazioni di Jorn, che andavano ben al di là dei dipinti e delle ceramiche pur sensazionali che si possono ammirare nella Casa Museo.
La storia del vino nasce dal ritrovamento di molte etichette disegnate da Jorn per la sua “Cantina Jorn”. Jorn amava molto il Barolo, il Barbera e il Dolcetto, e apprezzava che l’amico Umberto Gambetta provvedesse a rifornire la cantina. I frequenti riferimenti al vino che ho trovato nella corrispondenza tra Gambetta e Jorn e la conservazione nella casa di uno scolabottiglie realizzato da Gambetta mi hanno suggerito l’idea di allestire lo spazio adibito da Jorn a cantina in modo che il pubblico potesse percepire la ricchezza culturale di questo ambiente e di un fenomeno semplice come quello della vendemmia e di tutte le conseguenze del caso. Questa idea poetica del vino, ma anche della casa, dell’architettura, degli animali e della natura, l’ho ritrovata in innumerevoli testi di Jorn. Era davvero un uomo e un artista capace di penetrare la realtà e l’immaginario mitico e poetico dello spazio in modo lucido e diretto. Non è stato facile scegliere i pochi versi da riproporre alle pareti della cantina.
Tra i lasciti di Jorn presentati al Centro Esposizioni del MuDA, anche le ceramiche popolari provenienti da Casa Jorn e le ceramiche decorate dai figli dell’artista, rientranti nell’ambito degli esperimenti connessi al Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista…
Sandro Ricaldone e Luca Bochicchio: L’interesse per la tradizione ceramica popolare era molto diffuso fra gli artisti d’avanguardia; penso in particolare a Tullio d’Albisola o a Enrico Baj. Quando Jorn arrivò ad Albisola, nel 1954, aveva già lavorato la terracotta nelle manifatture di Silkeborg e i suoi interessi per la cultura folklorica e l’arte popolare erano già maturi. Ho trovato curioso che la stessa tradizione ceramica “bassa” avesse ispirato e influenzato profondamente la rivoluzione futurista in ceramica di Tullio d’Albisola. Nella fabbrica di quest’ultimo, Mazzotti Giuseppe Albisola (MGA), Jorn iniziò una nuova fase nella ricerca plastica e teorica. Jorn amava le forme immediate e irregolari, i decori spontanei, vivaci ed essenziali delle ceramiche popolari. È quindi molto importante esporre oggi nella Casa Museo almeno una parte della collezione di Jorn. Né bisogna dimenticare che lo stesso Gambetta contribuì in modo importante all’arricchimento di questa collezione. Il grande spazio a piano terra dell’edificio di ponente (quello dell’atelier) era denominato da Jorn e Berto “museo”, in quanto vi erano esposte tutte le opere della loro collezione ceramica.
A mio avviso questo interesse di Jorn non era slegato dal secondo esperimento del Bauhaus Immaginista, compiuto ad Albisola nel 1955. Jorn prese diverse stoviglie sfornate dalle fabbriche locali (piatti, pentole, ciotole, vasi, zuppiere) e le fece decorare ai suoi figli (quattro, in quel momento). In alcuni casi Jorn modificava preliminarmente la forma delle stoviglie e ne preparava il fondo. Il suo intento era dimostrare che qualsiasi bambino in età prescolare riusciva a rendere una superficie decorata omogenea e vitale in modo migliore dei professionisti dell’arte, dell’artigianato e dell’architettura. Jorn voleva così affermare come fosse auspicabile la fine del mestiere del decoratore.
Nello studio della sua vita, ancor prima della sua arte, e nel rapporto con i familiari e/o conoscenti con cui ha interagito, ha qualche aneddoto particolare che si sente di ricordare e condividere con noi? Ricordiamo che il suo progetto di allestimento didattico museale “CARO ASGER… LA CASA È PRONTA” BERTO è dedicato all’amico/collaboratore di Jorn, Umberto Gambetta… Come questo rapporto ha influenzato le sue scelte?
Luca Bochicchio: Il primo contatto con i familiari lo ebbi con Martha Nieuwenhuys, figlia adottiva di Jorn nel suo secondo matrimonio con Matie. Lo scambio di email e in seguito di telefonate mi toccò molto, per il vivido ricordo di un’infanzia vissuta dalla loro famiglia ad Albissola Marina in anni ricchi di speranza. Circa un anno dopo, visitando il cantiere della Casa Museo insieme a Troels Jorn, uno dei figli che Asger Jorn ebbe dal primo matrimonio, ebbi per la prima volta la lucida sensazione che tutti noi che ci lavoravamo eravamo in qualche modo ospiti di una casa e di un giardino che non erano nostri, e che tante persone ancora oggi viventi avevano abitato a lungo. Diversi mesi dopo, Troels mi ospitò un paio di giorni nella sua casa fuori Copenaghen. Ebbi modo allora di conoscere meglio lui e la figlia, e dai loro ricordi e racconti capii che noi oggi studiamo gli artisti, comprendendone soltanto a volte il lato umano e intimo: questo, in certi casi, è meglio non accada, perché si scoprono ferite, difficili eredità affettive e a volte storie di abbandono. Sono cose che accadono alla maggior parte delle persone, ma quando si tratta di grandi personalità pubbliche che hanno fatto del bene a moltissime persone è difficile assimilare alla storia le normali incombenze della vita quotidiana.
L’altro importante incontro rilevatore lo ebbi con gli eredi di Umberto Gambetta, che mi misero a disposizione parte dell’archivio fotografico. Fu allora che, incrociando i documenti fotografici con quelli rinvenuti nell’archivio del Museum Jorn a Silkeborg, capii il ruolo dell’amico Berto nella vita di Jorn. Fu un importante e fedele assistente, oltre che l’esecutore materiale e impeccabile di gran parte dei lavori strutturali della casa e del giardino. La mostra che inaugura anche la vita museale della Casa parla anche di questo loro rapporto di collaborazione e amicizia. Non dobbiamo dimenticare che Jorn lasciò in usufrutto a Berto e alla moglie Teresa la casa. Ho conosciuto molte persone che, da ragazzini, hanno vissuto momenti indimenticabili nel giardino di Jorn, insieme a Berto e Teresa. Essi conservano foto e libri, oltre a tanti ricordi. È quindi importante coinvolgerli e ricordare che quella è stata prima di tutto una casa accogliente e un luogo dove passarono moltissime anime. Berto si spense nel salotto della casa, mentre Jorn, più di vent’anni prima, tornò nella casa un mese prima di essere ricoverato a Aarhus dove sarebbe morto il 1° maggio 1973.
JORN COLLECTION
a cura di Luca Bochicchio e Sandro Ricaldone
17 maggio – 7 settembre 2014
MuDA // Exhibition Centre
Via dell’Oratorio 32, Albissola Marina
Info: +39 019 40029280
cultura@comune.albissolamarina.sv.it
www.museodiffusoalbisola.it
“CARO ASGER… LA CASA È PRONTA” BERTO
a cura di Luca Bochicchio
Casa Museo Jorn
Via D’Annunzio 8, Albissola Marina (località Bruciati)
Info: cultura@comune.albissolamarina.sv.it
www.museodiffusoalbisola.it
ASGER JORN E IL CONTESTO INTERNAZIONALE
a cura di Luca Bochicchio, Leo Lecci, Sandro Ricaldone e Paola Valenti
7 giugno – 7 settembre 2014
Museo d’Arte di Palazzo Gavotti
p.za Chabrol 2, Savona
Info: +39 019 8310256
musei@comune.savona.it