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Un logo, un simbolo universalmente conosciuto: una croce rossa di led, un esperimento, un primo esercizio coordinato da Ludovico Pratesi e realizzato da Vittorio Corsini, per la galleria milanese Corsoveneziaotto, che crede nei suoi artisti e lascia loro la possibilità di sperimentare. Un’unica opera attorno alla quale si focalizzano pensieri e riflessioni cortocircuitanti, che riportano l’arte alla sua vera e primigenia funzione, ben lungi dalla semplice estetica decorativa, ma più vicina ad una chiave capace di aprire la porta su nuovi universi, apparentemente non dissimili da quello d’origine ma in realtà ben più complessi e profondi. Un senso d’arte demiurgica, che coinvolge le persone per non scadere nel “fine a se stesso” e nell’autoreferenzialità di un medium dalle mille potenzialità, che la storia ha allontanato dall’uomo, suo reale depositario.

Viviana Siviero: Vittorio Corsini uno degli artisti italiani, a mio dire, più interessanti che ci siano: i tuoi progetti sanno coniugare forza e delicatezza, essere intensamente di concetto e contemporaneamente concreti, soprattutto quelli site-specific, sempre rivolti all’anima di chi vi posa lo sguardo, sempre privi sia di odiosa altezzosità, sia di intellettualismo spinto. Che cosa rappresenta questa mostra personale, nella tua carriera?

Vittorio Corsini: Beh, guarda, sono in un momento molto intenso per quanto riguarda il lavoro, con vari progetti in atto, ma soprattutto con molta voglia di realizzare opere che incidano sui rapporti, sulle persone. La mostra nasce da un rapporto nuovo e forte con Alessandra Passera, la direttrice della galleria Corsoveneziaotto, che mi ha chiesto e dato la possibilità di realizzare una mostra. Così è nato questo esercizio, Esercizio 1, che per me è un po’ l’inizio di qualcosa, l’inizio di una fase di un percorso, di un sentire che prende in considerazione lo spettatore e lo introduce a pratiche involontarie di apprendimento, non immediatamente riconoscibili. Hai presente il Benjamin della ricezione passiva? Ecco credo che qualcosa del genere possa accadere anche con segno positivo, ed è con questo spirito che ho pensato questa mostra.

In mostra un lavoro focale: una croce di led rossi, un respiro di luci calde come il fuoco, che accennano al cortocircuito e ad una molteplicità di simboli, passando agli opposti del salvifico e dell’allerta. Come è nata l’idea e come vedi ora l’opera finita?
Esercizio 1 non è solo un’opera, è, come mi ha detto Ludovico Pratesi, anche un’esperienza, per questo la mostra è composta di un solo lavoro. Non voglio che troppe cose invadano la mente delle persone, l’esperienza deve restare unica. Come hai visto l’opera è molto semplice ed immediata, una croce, come quella della croce rossa, che invece di essere statica, è dinamica; è come se si muovesse, si spostasse dalla propria centricità. L’opera aumenta e diminuisce l’intensità luminosa seguendo il ritmo di un respiro, come se ci indicasse un tempo, un ritmo, lento e costante, come se si ridefinisse nella sua natura di simbolo, come se si riaccendesse di senso di energia. Come sai, il mio lavoro è sempre dislocato su vari fronti, che vanno dall’intimo al pubblico, mantenendo l’uomo come unità di misura, punto di partenza e di arrivo.

Quindi nella grande galleria un solo, unico lavoro?

Naturalmente in galleria, al secondo piano, ci sono anche altri lavori, che seguono altri progetti: uno di questi è una casa (l’ennesima!) in forma di maquette, di una casa vera, in cui abitano due persone che si sono fatte coinvolgere per realizzare quest’opera. Queste persone hanno raccolto una serie di frasi dei loro colloqui, della loro intimità e le hanno rese pubbliche, le hanno donate al nostro sguardo, rendendo trasparenti le pareti, i muri: la casa perde così la sua importanza come dato fisico-geografico per diventare piuttosto il luogo di un rapporto, di una relazione.

Tutto ciò di cui hai parlato si ricollega alla tua storia di uomo e d’artista; secondo quali modalità questa recente produzione si inserisce nel tuo percorso?
La croce, come certamente ricorderai, continua una riflessione sui simboli e sui loghi di riconoscimento che avevo avviato alcuni anni fa, a cui era seguita la mostra God Save the people, in cui i simboli delle varie religioni si mescolavano e le piante degli edifici religiosi si confrontavano (Claudio Poleschi Artecontemporanea, Lucca, 2007, n.d..r.). Naturalmente, poi, una costante resta l’angolo di sguardo ed avvicinamento: le opere, per me, non costituiscono tanto una storia dell’arte, quanto una storia umana, ed è in questo senso e da questa prospettiva che le penso e le realizzo. Le opere stanno tra gli uomini, non tanto nei musei.

Che cosa ci stai preparando per il futuro? Puoi darci qualche anticipazione su date, appuntamenti ma anche contenuti dei tuoi prossimi lavori?
Ci sono alcuni progetti in ponte, di cui è meglio non parlare: sono scaramantico! Presto avrai notizie, saranno coinvolti spazi pubblici di cui, come sai, sono assolutamente innamorato.

La mostra in breve:
Vittorio Corsini. Esercizio 1
A cura di L. Pratesi
Corsoveneziaotto
Corso Venezia 8, Milano
Info: +39 02 36505481/82
www.corsoveneziaotto.com
Fino al 18 giugno 2010

In alto da sinistra:
Veduta dell’installazione Esercizio 1. Courtesy Corsoveneziaotto, Milano
Bubble Cross, 2010, vetro, led e inox, cm 25x25x31

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