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FORLI | Fondazione Dino Zoli | Fino al 24 marzo 2024

di RAFFAELE QUATTRONE

Ha inaugurato alla fine di ottobre e resta visitabile fino al 24 marzo 2024 la mostra Utopiche seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni curata da Nadia Stefanel e Matteo Galbiati presso la Fondazione Dino Zoli di Forlì. Una mostra collettiva con opere di Afran, Valerio Anceschi, Enrico Baj, Alessio Barchitta, Renata Boero, Lucia Bonomo, Enrico Cattaneo, Andrea Cereda, Michele Di Pirro, Cesare Galluzzo, Marina Gasparini, Roberto Ghezzi, Piero Gilardi, Thierry Konarzewski, Margherita Levo Rosenberg, Piero Manzoni, Miriam Montani, Giulia Nelli, Lulù Nuti, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Anuska Sarkar, Artan Shalsi, Sasha Vinci. L’esposizione è parte del progetto CHANGES. Il cambiamento come urgenza della sostenibilità, che intende approfondire il tema ambientale anche attraverso una serie di incontri ad ingresso gratuito al fine di sensibilizzare i visitatori sulla tutela ambientale, un tema che come ha affermato l’attivista svedese Greta Thunberg non può essere ulteriormente rimandato (il 2023 è stato l’anno più caldo della storia dell’uomo).

Veduta della mostra Utopiche seduzioni, Fondazione Dino Zoli, Forlì, 2023. Ph. Resina35. Nella foto, in primo piano: Enrico Baj, Donna e Generale, anni ’80, tecnica mista, 97×130 cm. Collezione Fondazione Dino Zoli, Forlì

“In un’epoca in cui, forse con un colpevole ritardo, abbiamo capito il valore e la fragilità dell’ambiente in cui viviamo e il modo diverso in cui dovremmo approcciarci alle sue risorse, anche l’Arte, o forse soprattutto l’Arte, può aiutarci a comprendere e riflettere, in altra misura e maniera, sui temi forti del nostro presente”, scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino Zoli. “Il progetto promosso dalla Fondazione Dino Zoli nasce dall’urgenza di considerare la sostenibilità ambientale come l’unica strada per il nostro prossimo futuro, per migliorare sia la salute e il benessere delle persone, sia la qualità della vita a livello globale”. “Attraverso le opere in mostra – aggiunge Matteo Galbiati – è possibile valutare quei passaggi epocali, sottolineati e messi in evidenza proprio dai contenuti, dalle ricerche e dalle sperimentazioni, che hanno sottinteso i vari cambiamenti di pensiero e di rotta che, dal Secondo Dopoguerra in poi, si sono riscontrati nell’uso dei materiali con cui fare arte. Nell’esposizione sono messe al centro quelle nuove materie che parevano essere un’innovazione della contemporaneità e risolutive per l’umanità (resta certa e comprovata la loro vantaggiosa utilità) ma, nel tempo, se non opportunamente trattate e gestite, si sono rivelate essere un notevole problema per l’ambiente e un gravoso lascito per le generazioni future. Così passando dalla fascinazione per la plastica e le sostanze sintetiche via via si è giunti ad una consapevolezza che, anche attraverso le ricerche degli artisti, temi come quelli del riuso, del riciclo, dell’eco-sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e la fragilità dei suoi equilibri si inseriscono nelle pratiche anche dei più giovani imponendo il ricorso a materiali ecosostenibili, naturali o, appunto, riutilizzati. In questo senso si intuisce come l’Arte abbia, nel corso dei decenni, sempre saputo essere osservatorio privilegiato sul/del proprio tempo e, in taluni casi, ne abbia anticipato orientamenti e pratiche”.

Veduta della mostra Utopiche seduzioni, Fondazione Dino Zoli, Forlì, 2023. Ph. Resina35. Nella foto,  tre opere di Piero Manzoni: Achrome, 1962, pallini di ovatta, 20×27 cm; Achrome, 1961-62, fibra di vetro, 61,5×46 cm; Achrome, 1960-61, polistirolo espanso, vernice fosforescente, 60×46 cm. © Fondazione Piero Manzoni, Milano

Per cui riutilizzo, riciclo, uso di materiali di scarto sono le componenti principali di questa mostra che si snoda nelle varie sale della fondazione ricoprendo un lasso temporale che va dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri. Nella prima sala ci sono gli Achrome di Piero Manzoni, una serie di opere “senza colore”, espressione di una neutralità visiva che permette allo spettatore di vagare con la propria immaginazione e dare una propria personale interpretazione di quello che sta guardando senza vincolarlo all’interno di confini prestabiliti. In questa sala troviamo anche un’opera di Piero Gilardi, un artista particolarmente legato al tema della natura ed in particolare all’allontanamento dell’uomo dalla natura, dal mondo naturale. I suoi Tappeti-Natura sono opere pop nella quali riproduce utilizzando del poliuretano espanso, un materiale usato nel settore industriale per creare imballaggi o imbottiture, alcune scene naturali per denunciare come l’uomo abbia sottratto spazio alla natura trasformandola in un ambiente artificiale. Sempre in questa prima sala, a testimonianza di una sensibilità che ha caratterizzato il mondo dell’arte prima ancora che diventasse di moda, un’opera di Enrico Baj un artista critico della società contemporanea che realizzava collage polimaterici dissacranti utilizzando materiali di scarto. Nell’ultima sala, alla fine quindi del percorso espositivo troviamo l’installazione site-specific di Francesca Pasquali realizzata con il sostegno della Fondazione Dino Zoli e del Consorzio Italiano Detox e TerraMedia, in collaborazione con l’Accademia di Moda e Costume di Roma e Milano e curata da Davide Sarchioni. Si tratta di una grande installazione che il visitatore deve attraversare per uscire dalla mostra. Un’installazione che può essere toccata ed annusata e nell’ultima parte anche “creata” dal visitatore che può annodare del materiale messo a sua disposizione.

Francesca Pasquali, Plot, 2022-24, dimensioni ambientali. Installazione site-specific con 350 kg di scarti tessili di fibre naturali intrecciati a mano, tubolari in cartone porta pezze, video, suoni. Progetto in collaborazione con Consorzio Italiano Detox, TerraMedia e Accademia Costume & Moda, Roma – Milano. Ph. Resina35

Nel mezzo di questi due estremi ritroviamo un’interessante selezione di artisti ed opere che cercano di esprimere la sensibilità di un mondo, come quello dell’arte e della cultura, che può sensibilizzare in modo diverso ed efficace l’opinione pubblica ed il comportamento della massa. Ho assistito ad un’inaugurazione affollatissima, con tanta gente non necessariamente del mondo dell’arte, che però ascoltava con attenzione l’intervento dei curatori e di Monica Zoli, socia Dino Zoli Group, e con altrettanta attenzione osservava le opere in mostra e chiedeva informazioni agli artisti presenti. Credo che il cambiamento non sia qualcosa che qualcuno ci dice di fare ma qualcosa che costruiamo tutti insieme. La società cambia se la maggior parte delle persone si muove in una direzione diversa, consapevole di dover cambiare strada anche semplicemente solo per una questione di sopravvivenza. E questa questione utilitaristica di sopravvivenza può attraverso l’arte diventare condivisione, collaborazione, partecipazione, sostegno, aiuto cambiando così totalmente la prospettiva di azione.

Veduta della mostra Utopiche seduzioni, Fondazione Dino Zoli, Forlì, 2023. Ph. Resina35

Utopiche seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni.
A cura di Nadia Stefanel e Matteo Galbiati

28 ottobre 2023 – 24 marzo 2024

Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì

Orari: da martedì a giovedì 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi. Ingresso libero. Consigliata la prenotazione: info@fondazionedinozoli.com, T. +39 0543 755711.

Info: T. +39 0543 755770
info@fondazionedinozoli.com
www.fondazionedinozoli.com

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