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MONZA | Villa Reale | 30 ottobre 2014 – 6 aprile 2015

di MATTEO GALBIATI 

Era il 1985 quando il National Geographic Magazine scelse, per la sua copertina del numero di giugno, la fotografia di una ragazza afgana scattata, l’anno precedente nel campo profughi di Nasir Bagh a Peshawar, da Steve McCurry (1950). Un’immagine destinata a diventare un’icona mondiale: il volto di Sharbat Gula divenne simbolo non solo della drammatica storia che si stava vivendo in quel momento nel tormentato paese mediorientale, ma anche del modo di intendere la fotografiaaffermandone lo stile – dell’allora trentacinquenne fotoreporter statunitense.

Steve McCurry, Steve McCurry che parla con un uomo della tribù Surma, Omo Valley, Ethiopia, 2012 © Steve McCurry

Il nome di McCurry si consegna così ad una platea internazionale che ha imparato ad apprezzarne linguaggio e modi e ne ha presto accresciuto fama e notorietà. La figura del reporter, testimoniata da McCurry, si presenta con fotografie che danno sempre di più l’impronta di un segno di latente personalizzazione e una lettura singolare dell’immagine che supera la mera registrazione cronachistica per lasciare – in trasparenza, senza che si stravolga quanto l’obiettivo deve raccontare in modo onesto – una certa individuale visione poetica.
La mostra alla Villa Reale di Monza, forte di oltre 150 scatti che ripercorrono, fino agli ultimi lavori, la storia per immagini di McCurry, offre un momento di grande coinvolgimento nella scoperta di questo autore, la cui popolarità resta testimoniata dall’affollato ed eterogeneo parterre di pubblico che anima le sale della reggia monzese desiderosa di ammirare le sue famose fotografie.
Il mix offerto in questa mostra resta quello delle grandi occasioni con un evento che aiuta a maturare la conoscenza e la consapevolezza riguardo ad un autore che, come si diceva, resta imprescindibilmente legato ad un certo tipo di immaginario: qui incontriamo, allora, non solo il McCurry ritrattista, ma anche il viaggiatore instancabile che documenta miserie e bellezze del mondo. Paesaggi, architetture, scenari naturali, frammenti di storia emergono dalla sua fotografia con il forte tocco di un colore che, quasi pittorico, sospende tutto in un’aura di rarefatta metafisica, pur senza perdere l’urgenza della narrazione contingente da cui si muove.

Steve McCurry, Un ragazzo seduto su una sedia, Omo Valley, Ethiopia, 2013 © Steve McCurry

I colori che riporta McCurry paiono accentuarsi in cromie che divengono caratterizzazioni univoche di quanto ritratto, tanto che nulla sembra potersi ripetere altrove: luoghi e persone si identificano in quella immagine assaporando l’identità inequivocabile di quello che lui fissa nella potente attesa dello scatto giusto.
La mostra di Monza – a 5 anni di distanza da quella ospitata al Palazzo della Ragione di Milano – ampia e esaustiva, aiuta, con un allestimento particolare e complesso che favorisce la tensione alla scoperta, a maturare, sala dopo sala, la lettura puntuale del linguaggio di McCurry, soddisfacendo le attese di chi ripone grande ammirazione nell’autore americano e persuadendo – forse – pure chi potrebbe avanzare riserve di freddo scetticismo.
Se da una parte i luoghi sono stupefacenti, le scene di vita reale e i fatti della storia attuale sono persuasivi e dinamici, l’innegabile talento di McCurry si radica comunque nella foto di ritratto. Questo non per convenienza di stereotipo legato alla sua figura, quanto per l’innegabile caratteristica di portare all’attenzione del nostro sguardo non tipi umani, etnie, costumi, folklore, quanto persone.

Steve McCurry, Un uomo anziano della tribù Rabari, Rajasthan, 2010 © Steve McCurry

I colori dei volti, degli abiti, della pelle si caricano di maggiore forza e robustezza, si solidificano nei contorni di un profilo sicuro e nobile – a prescindere dalla condizione economica, dal ruolo sociale, dall’estrazione e/o dalla provenienza (ma anche in questo sta il suo tocco inimitabile) – che va incontro allo spettatore, attendendolo. Silente. Ci aspettano per soddisfare una reciproca conoscenza. E l’incontro avviene, subito, per un rapido scambio di sguardi, prima ancora che noi possiamo arrivare ad osservare, leggere ed apprezzare i dettagli, a capire che pur sempre di foto si tratta. McCurry libera verso di noi la peculiare e unica presenza possibile dell’uomo, il suo essere individuo pur nella sua inesauribile diversità singolare. Questo ci porta e dona Mc Curry, l’individuo umano nella sua varia ricchezza. Un individuo, appunto, sempre da guardare dritto negli occhi, fino a toccarne l’anima.

Steve Steve McCurry oltre lo sguardo
a cura di Biba Giacchetti e Peter Bottazzi
promossa da Nuova Villa Reale di Monza
in collaborazione con Consorzio Villa Reale
un progetto di Civita, SudEst57
organizzazione e servizi Cultura Domani
con il contributo di Lavazza, Jacob Cohën
sponsor tecnico Epson
media partners Corriere della Sera, Life Gate 

30 ottobre 2014 – 6 aprile 2015 

Secondo piano nobile
Villa Reale
Viale Brianza 1, Monza 

Orari: da martedì a venerdì 10.00-18.00; sabato, domenica e festivi 10.00-19.00; la biglietteria chiude un’ora prima; chiuso lunedì
Ingresso intero €12.00; ridotto €10.00; ridotto speciale €4.00; gratuito under 6, disabili con accompagnatore, tesserati ICOM, giornalisti con tesserino, guide turistiche, due insegnanti per scolaresca, 1 accompagnatore per gruppo di adulti; cumulativo per tutti gli ambienti della Villa Reale intero €18.00; ridotto €15.00; ridotto speciale €5.00; visite guidate su prenotazione per gruppo di 25 persone massimo €100.00 per gruppi, €70.00 per scuole, €120.00 in lingua straniera, €90.00 per laboratori didattici; prenotazioni €1.50 a persona, €1.00 per studente per le scuole e per i biglietti gratuiti 

Info: 119151140; +39 02 89096942 (estero)
www.mostrastevemccurry.it

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