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Un ricordo di Paolo Maggis raccolto per noi da Martina Adamuccio mentre sul numero #79 di Espoarte leggiamo l’intervista di Alberto Mattia Martini “Open Studios: Bigas Luna e Paolo Maggis. A tu per tu. Fatti di vita ed arte” un dialogo attorno alla condivisione dello studio, in Spagna, nelle campagne della Tarragona, in occasione dell’uscita del volume Bioners.

di MARTINA ADAMUCCIO

Capita, a volte, che le persone si incontrino per caso, o forse, per caso non capita mai. Succede, invece, che come sostiene l’autore di un libro a me molto caro:
«Qualunque persona incontriamo ha un messaggio per noi. Gli incontri casuali non esistono, e il modo in cui reagiamo a tali incontri determina se siamo in grado di ricevere questo messaggio».

Così, succede che un giorno due persone diverse ma uguali si incontrino per caso nella terra di nessuno e da quel momento, tale incontro le renda persone migliori, perché l’energia che ne ricavano è migliore. E si ha la sensazione di “essere davvero ciò che il destino ci ha aiutati a diventare”. Se la vita vuole che vi sia un lato positivo in ogni evento, se si sostiene che nulla accade per caso, è il momento di pensare che forse, qualcuno, non sappiamo chi, oggi abbia deciso di fare in modo che tutti, almeno per un momento, leggendo le parole di Paolo Maggis su Bigas Luna, diventassimo persone migliori…

«La prima volta che incontrai Bigas fu nel 2008. Andai a casa sua con Pere Soldevila per organizzare una sua mostra a Torino. Quando ci venne ad aprire e mi presentai gli si illuminarono gli occhi ed in italiano mi chiese se volevo un caffè.
Conoscevo alcuni suoi film, parte della produzione video e dell’opera grafica. Quindi arrivai con un misto di rispetto e cautela. Bigas sin dal primo momento mi spiazzò con la sua semplicità ed energia frizzante.  E da lì iniziò tutto.

Bigas era senza fine, un lavoratore infaticabile, costantemente in azione con corpo e mente.
Affrontava tutti i problemi come cose da risolvere nella maniera più intelligente ed efficace ma senza cedere a scelte che considerava sbagliate o improprie.
Aveva una vita sana, un ritmo costante e scandito come le ore del giorno. Era difficile stargli dietro perché passava da un un lavoro all’altro rapidamente con lucidità e cognizione di causa.
Si alzava presto la mattina, leggeva uno dei suoi libri preferiti, faceva colazione, andava a curare l’orto che amava e seguiva con dedizione, poi dipingeva, pensava, scriveva, disegnava, incontrava Carmen e faceva foto e video. Quindi una passeggiata con Reyna e Pirata e via ancora nella vita per viverla tutta. Una voragine di cose da fare, ma per lui non erano solo cose da fare, ma cose che desiderava e amava fare. Più importante erano sua moglie Celia e le sue figlie di cui continuava a parlare entusiasta in loro assenza.
Era difficile poter distinguere dove terminava il lavoro e iniziava il privato perché Bigas viveva la vita come unica ed indivisibile.
Quando creava era incredibile perché capace di generare una moltitudine di cose distinte con decisione ed amore. Tanto che parlare di lui come regista mi è sempre sembrato riduttivo.
Il cinema era solo un aspetto, forse il più visto e conosciuto, della sua impressionante creatività.
Credo che nella storia siano state poche le persone in grado di gestire la libertà e di comunicarla in tutte le forme. Per lui tutto era possibilità di stimolo e di creazione.
Quando lavorava rimaneva immerso in quello che stava facendo e che lo entusiasmava. Aveva una strana serietà sempre intrisa di piacere. Sorrideva spesso divertito davanti al lavoro, alle idee che gli venivano in mente, ed ogni idea poteva aprire la porta ad altre dieci che aveva il piacere di raccontare e spiegare.
Una delle caratteristiche del suo lavoro che sempre mi han colpito era la volontà di esistere. Bigas credeva profondamente in quello che faceva, in ogni gesto ed ogni azione concentrato a portare avanti ciò che stava facendo con tutte le sue forze. Ogni segno su un foglio rispondeva ad un’esigenza specifica, e così anche ogni parola ed ogni gesto.
Gli brillavano sempre gli occhi pieni di vita e di curiosità. Quando ti guardava avevi l’impressione che sapesse di te qualcosa di cui tu stesso non eri al corrente.
Quando Bigas arrivava a Bioners per lavorare lo faceva sempre con un sorriso sulle labbra, saliva le scale e poi abbracciava tutti, quindi andava verso la macchina del caffè o il boiler e preparava per tutti qualcosa da bere. Poi si sedeva sulla sedia da regista davanti alla finestra e chiudeva gli occhi per un attimo per poi guardare quelle campagne così calde e selvagge.
Amava stare lí: diceva che gli trasmetteva pace ed energia. Salomó era per lui come essere tornati al centro del mondo, vicini all’origine. Poteva sentire il mondo respirare, la terra pulsare di vita e la natura dargli la forza per creare e generare.
La generazione era per Bigas fondamentale, la forma ovoidale era probabilmente la sua preferita perché era quella del seme e la stessa della vagina nella quale tutto si genera e dalla quale tutti noi nasciamo; una forma sacra.

L’erotismo di Bigas era legato a questa visione ancestrale della terra, la pulsione sessuale era il desiderio stesso della vita di essere tale.
Dopodiché si sedeva e scriveva sulle sue Moleskine nere, o su alcuni fogli cinesi che aveva sempre sul tavolo che guardava la finestra dalla quale si riusciva a vedere il mare, oppure dipingeva con pennellesse, terra, polvere e colore. Quindi verso le due, con il sole in picchiata iniziava a cucinare con le cose che aveva portato da casa. Era impressionante come non si scordasse mai di nulla e di nessuno. Aveva sempre cibo per tutti ed amava offrire ciò che aveva portato.
Bigas si è sempre contraddistinto per la sua grande generosità, una generosità quasi incosciente, penso fosse volta a spronare, a generare, a trasmettere energia creativa.
Qualsiasi persona abbia lavorato con lui lo amava ed ammirava. Il rispetto, l’attenzione e la generosità che dimostrava era ineguagliabile.
Bigas era circondato sempre da persone meravigliose. Curava i rapporti e le amicizie attentamente rendendosi sempre disponibile.
Diceva spesso in una espressione di felicità trattenuta quasi paterna che il segreto di una vita felice è amare ciò che si ha e circondarsi di persone migliori di se stessi. Ora so che era lui a renderci tali. (PAOLO MAGGIS)

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