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ROMA | GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA | 9 FEBBRAIO – 2 MAGGIO 2023

di NICOLETTA PROVENZANO

Onirico e provocatorio, imponente e ironico, illusorio e fluido, lo sguardo di una generazione di artisti operanti nel contesto romano e nati negli Anni’ 60 agisce come apparizione funambolica e trasforme nella mostra Un presente indicativo a cura di Antonello Tolve presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Andrea Aquilanti, Paolo Canevari, Gea Casolaro, Marco Colazzo, Bruna Esposito, Alberto Di Fabio, Stanislao Di Giugno, Marina Paris, Giuseppe Pietroniro, Roberto Pietrosanti, Gioacchino Pontrelli, Andrea Salvino, Maurizio Savini, Adrian Tranquilli sono i 14 artisti che danno vita ad un viaggio tra estetiche, stili e tecniche, geometrie costruttive e quinte prospettiche, dialoghi pittorici e artifici, installazioni superbe quanto precarie.
Un indicativo del presente, di un percorso approdato all’oggi, al momento subitaneo, restituisce un florilegio di punti di vista, di segni indicali nell’enunciato spazio temporale del contemporaneo che si espongono in una variazione semantica della fenomenologia artistica odierna, nei suoi estremi più puri, nella disputa tra smarrimento e rivelazione dell’immagine dialettica, tra paradigmi e assunti superati lungo le tracce del reale come stratificazione di senso.

Il riguardare e lo specchiarsi, nell’impossibilità reale di vedersi e comprendersi nella realtà che accade e non si afferra, spinge il fruitore ad una ripresa d’insieme, ad una attenta analisi della cornice, della circoscrizione in cui si osserva se stessi e il mondo: tra dispositivi auto-riflettenti e strumenti ottici telescopici in Specchio delle mie brame e ne Il cielo stellato e la legge morale di Gea Casolaro lo sguardo è proporzionale e variabile, filtro e possibilità ampliativa, indagatrice quanto restrittiva, offuscata o chiarificatrice, accentratrice, ma anche principio di nuova consapevolezza.

Paolo Canevari, Colonna Barocca, courtesy Studio Stefania Miscetti, photo Adriano Mura

Risorge lo sguardo architettonico, la fuga prospettica, il colpo d’occhio fingitore che sorprende e dilata l’ambiente, include e si fa totalizzante stravolgimento del senso comune.
In Colonna Barocca di Paolo Canevari la forma cattura la luce attraverso il nero di pneumatici sovrapposti, elevazione ed essenzialità materica astraggono la forza simbolica portando la potenza ed imponenza scultorea ad una intensificazione baroccheggiante e al contempo alla sua estremizzazione minimale.
Nell’ironia graffiante di Adrian Tranquilli, un modello in scala della basilica di San Pietro, All Is Violent, All Is Bright, costruito con le carte da gioco di Jolly e Joker – insitamente decostruttivi e imprevedibili – si staglia nella sala museale come una monumentalità instabile e incerta, grandiosa e fragilissima, spettacolare quanto transitoria.
Nell’artificio fotografico-installativo delle opere Archivio Storico Capitolino (Oratorio dei Filippini) e Archivio di Stato (Sant’Ivo) di Marina Paris, l’inganno dell’occhio attraversa la realtà diventando immagine ossimorica, luogo ambiguo di un mescolamento percettivo e liaison tra presenza e piano riflessivo del reale.

Marina Paris, Archivio di Stato (Sant’Ivo), courtesy Galleria Nazionale, photo Adriano Mura

Lo spazio è territorio dinamico in cui la tensione tra verticale e orizzontale diviene arco contrappuntistico che travalica i limiti, costruisce paradossi e piani allegorici.
Giuseppe Pietroniro in Console definisce una direttrice liminale, una soglia separativa che apre una dimensione spaziale di possibilità tra la rappresentazione e la percezione, dove fotografia e scultura si intersecano lungo l’orizzonte dei propri piani linguistici, emergendo dalla superficie, alterando il punto di vista lungo assi visivi tra loro contraddittori, sollecitando lo sguardo al movimento diagonale, interrogandolo nel passaggio d’ombra, incalzandolo nella ricerca di un bilanciamento tra inganno ed equilibrio oggettuale.
Nella figuratività architettonico-modulare di una razionalità volumetrica tradotta in superficie bidimensionale, Transplant 10 di Maurizio Savini si conforma come poetica di uno spazio deleuziano-barocco, identificativo di una declinazione orizzontale che si rivolge, contrappone e infine raccorda con la verticalità.
Stanislao di Giugno nella serie Dettaglio n.2, n.3, n.4, n.6 indaga la materia e la sua visione tra le pieghe multidimensionali – leibniziane – di sculture pittoriche, sviluppate tra sfaccettature di complessità e orchestrazioni geometriche, equilibri coloristici e verticalità e astrattive.
Bruna Esposito in Allegro non troppo accoglie l’osservatore in un nido funambolico, un rifugio flessuoso e precario fatto di intrecci e nodi di stoffa, di trazioni e orditi intricati, un itinerario di curvature e piccoli inviluppi organico-tessili.

Bruna Esposito, Allegro non troppo, courtesy Studio Stefania Miscetti, Roma, photo Adriano Mura

La pittura tra vertigini e salti onirici, tempi sospesi ed euforie del molteplice, si fa variazione e metamorfosi, dramma e profondità luministica, poesia malinconica ed epifanie estetiche.
In Nuova primavera di Marco Colazzo l’allegoria di una natura rinnovantesi che include al suo interno reiterate ciclicità e nuova forza generatrice compone una “Naturalis Historia” di lievi e accennati lineamenti vegetali stagliati su fondi liquidi e cangianti, comprendenti le tonalità stagionali.
Andrea Salvino in Che cosa sono le nuvole? conduce lo sguardo oltre il substrato di residuati e rifiuti, verso un empireo fantastico e invisibile, immaginato dagli occhi trasognati dei personaggi raffigurati, tra il lirico e il carnevalesco, in cui il fruitore scorge l’abbandono al mondo immaginale.

Un Presente Indicativo, installation view, Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea, Roma, photo Adriano Mura

Alberto di Fabio in Pulverem Reverteris viaggia in un nucleo di intrecci neuronali, cosmici, biologici e radicanti, incorniciati da un memento titolare che attraversa l’infinita concretezza della trasformazione: la sublimazione della materia approda ad un’essenza spirituale organica appartenente alla Physis.
Nel progetto Accade! Venerdì 17 artisti di Andrea Aquilanti il mondo contemporaneo, la visione e la ricerca di giovani generazioni artistiche emergenti vibra nel tratto pittorico dell’artista, rivive l’interiorizzazione di un incontro e confronto, respira un esperire collettivo che nell’immaginario di Aquilanti è sentiero poetico e narrazione percorribile, intensa e avvolgente per l’occhio e lo spazio.
Nelle opere Mamma, Di quanti millimetri è fatto il mondo, Voglio che mi dici quello che non conosco di Gioacchino Pontrelli si infrange il velo del mondo, aprendosi a spazi immaginari, al sogno di una pittura che si espande all’infinito, oltre la dimensione fisica, nel territorio libero del colore, delle sovrapposizioni, delle derive fluide, di orizzonti che confluiscono nello spettro di ogni dato emotivo.
Nel codice primario di fili cromatici susseguenti e segmentati secondo i campi compositivi di un intero figurale tradotto dalla tradizione storico artistica, in questo caso Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, Roberto Pietrosanti in Le 72 giornate di Artemisia conduce l’osservatore in una tassellatura figlia del tempo di esecuzione, negli orizzonti tonali in cui si costruisce la realtà, che sia presente, memoriale, storica o intessuta nel segno dell’arte attraverso le epoche.

Un Presente Indicativo, installation view, Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma, photo Adriano Mura

La mostra Un presente indicativo percorre varietà di concetto e lessico che si sviluppano attraverso le singole ricerche, riflettendo ed investigando il carattere complesso del panorama attuale, con un afflato barocco, con salti dialettici, accordi di luce, ampiezze e ingaggi visivi che fanno vibrare gli sguardi in una alterazione della sensibilità spaziale all’interno dei confini dell’opera e oltre nella totalità dell’ambiente espositivo.
Ritornano premesse gnoseologiche alla molteplicità di frammenti che compongono una costellazione storica; tra estremi estetici e determinazioni del finito risuonano le parole di Walter Benjamin ne “Il dramma barocco tedesco”: «Le idee si rapportano alle cose come le costellazioni si rapportano alle stelle. […] Le idee sono costellazioni eterne, e se gli elementi vengono concepiti come punti di tali costellazioni, i fenomeni si troveranno ad essere, nello stesso tempo, analizzati e salvati. E va detto altresì che questi elementi, la cui estrapolazione dai fenomeni è compito del concetto, vengono in luce con la massima precisione negli estremi».

 

Un presente indicativo. Posizioni e prospettive dell’arte contemporanea a Roma
a cura di Antonello Tolve

9 febbraio – 2 maggio 2023

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131, Roma
Ingresso accessibile: via Gramsci 71

Orari di apertura:
da martedì a domenica: 9.00 – 19.00 (ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura)
Biglietti. intero: € 10,00; ridotto: € 5,00 | € 2,00

Info: + 39 06 32298 221
lagallerianazionale.com
#LaGalleriaNazionale

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