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VENEZIA | Palazzo Ducale | 26 marzo – 29 ottobre 2022

di FRANCESCO FABRIS

La mostra-evento del 2022 veneziano è cometa di gusto, simbologia e memoria. Dalla sua vibrante immersività scaturisce la direzione verso il vero “fare arte”, verso un microcosmo dove si coltivano le spore della memoria collettiva, una capsula straordinaria di esperienza visiva immersa in allusioni e citazioni filosofiche, storiche, culturali e poetiche che toccano le vette più alte del genio umano. Pari solo all’incommensurabile scenografia – di arte e politica – che le contiene.

Le Sale dello Scrutinio e della Quarantia Civil Nova di Palazzo Ducale accolgono 14 tele immense e site specific di Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) secondo un progetto curatoriale fortemente voluto da Gabriella Belli e Janne Siren, destinato ad accedere per sempre alla storia artistica contemporanea della città.
Negli spazi monumentali che accoglievano l’elezione del Doge e generazioni di artisti, da Giovanni Bellini a Vittore Carpaccio, da Tiziano a Tintoretto, Anselm Kiefer sposa la raffinata poetica di Andrea Emo Capodilista, dimenticato filosofo veneto del novecento nei cui scritti si è casualmente imbattuto pochi anni fa.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet. Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Nel 1577 un incendio distrusse la Sala dello Scrutinio e con essa i libri contenuti, e le parole di Emo “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce” attivano la potenza creativa, distruttiva ed alchemica di Kiefer, sontuoso narratore di tempi andati e riattivati, giocoliere tra le rovine della memoria e la forza generatrice della suggestione artistica. L’immersione sconvolgente ci racconta di un artista da anni assunto all’Olimpo mondiale, raffinato, colto, esperto di cabala ed alchimia, di botanica e di fisica, di religione, musica e poesia che mai si è sottratto all’impegno di narrare i temi faticosi di un’umanità che gli era anche biograficamente vicina: la storia della Germania nazista, l’eccidio degli ebrei, gli interrogativi sulla colpa dell’uomo, la fine dell’Universo, Dio e la sua dimensione.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet. Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Alselm Kiefer, figlio putativo del poeta Paul Celan, condivide con questi il ruolo della poesia ritenuta “colloquio disperato, mistero dell’incontro”, concentrato com’è sull’idea che il mondo reale sia solo composto di opere d’arte (poesia, musica e dipinti) da utilizzare come boe nel mare assurdo della realtà, per compiere lievi ed infiniti spostamenti verso una riva che è approccio mentale, non fisico. Nella sua visione l’artista non è mai integrato nel proprio tempo, si rende sordo alle urgenze del presente, impegnato come deve essere ad elaborare contesti nuovi, relazionando dimensioni altre e lontane. Per Kiefer l’arte è uno strumento apocalittico ed alchemico per “riabitare” la memoria in un mondo che ne è privo, per riattivare un passato che non scorre ma che rimane saldo alle spalle dell’artista.
Da qui il suo rifuggire il “senza titolo”, e la predilezione quasi sciamanica per una scrittura nervosa e manuale in cui vengono richiamati versi, motti, luoghi, poemi e città che introducono ogni opera, “poiesis alchemica,” nella quale le suggestioni erudite e le situazioni passate vengono frantumate e ricomposte in nuovi organismi ermetici con l’attento incedere della sua guida, quel Nietzsche fermo nella convinzione di “dover mandare tutto in frantumi”. Ma Kiefer è animale romantico, e deve accedere ad una dimensione visibile da cui scaturire l’invisibile, l’immaginabile, un divenire planetario che si dispiega solo a chi si abbandoni alla vertigine delle rovine, emblema di ciò che siamo stati, promessa di ciò che torneremo.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet. Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Le opere mastodontiche dell’esposizione presentano da lontano paesaggi compatti, omogenei, di certo incombenti ma quasi rassicuranti. Ma è da vicino, però, che il processo di rigenerazione, frammentazione, alchimia e macerazione si disvela dando inizio alla vertigine dell’annientamento. Tessuti e terra, fuoco e sale, piombo ed alluminio, vegetali con sassi e paglia, minerali ed elementi creati dall’uomo, scarti e rovine, scarpe e sabbia, vesti e scale sono i materiali alchemici che ci conducono al perturbamento, ove perdiamo la ragione e i suoi schemi protettivi, dove l’io perde di centralità e vaga per trovare oasi di raccoglimento, dove l’invisibile dell’arte ci seduce in una caduta di senso fisico e di logica per restituirci pronti all’indeterminato, nel sentirci protagonisti, epigoni e figli di rovine che ci sopravvivono sottopelle.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Tra gli stucchi e le dorature, le opere enormi dialogano con i simboli arcaici di Venezia, con le sue sofferenze ed i suoi fasti, i miti ed i protagonisti, ed il limo delle barene che la tiene in vita. Il collante è il pensiero di Emo, per errore inteso come nichilista, ma fermo nell’idea – integralmente kieferiana – che essere e nulla siano così inestricabilmente collegati da rendere addirittura visibile la dinamica alchemica che conduce al moto rotativo di generazione e creazione, dove le rovine testimoniano errori e perdite sulle quali ricostruire una nuova esperienza dell’invisibile.
Al centro della riflessione anche l’idea di Emo per la storia, intesa come catena di azioni ed eventi privi di logica e di contesto, buoni solo per chi – senza bramosia di comprendere i nessi di causa – aspira al tentativo di comprendere il non logico, l’impossibile, e così la trama del tempo.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer
Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Dalla digestione maniacale degli scritti filosofici nasce l’omaggio a Venezia, discreto e raffinato, non sgargiante, come si conviene ad una nobile signora.
Fuori da una esegesi simbolica che ridurrebbe a citazione un’esperienza artistica unica, l’insediamento umano, economico e di civiltà che è stata Venezia è qui “frammentato” in sommergibili, preferiti alle barche dell’epoca ed immaginati da Kiefer come già inventabili al tempo da quel Leviatano del mare che fu la città lagunare. Ma anche in carrelli della spesa recanti i nomi dei dogi, simboli di una vocazione commerciale inimitabile e mai sopita, o nelle scarpe dello stesso artista, nel sacello metallico di San Marco, e nella scala di Giacobbe, da percorrere in un moto a salire e scendere, volutamente circolare per richiamare il fare ed il disfare, l’origine del mondo anche in questa accezione.
Venezia, una piccola città tra Oriente ed Occidente, tra Nord e Sud, limitata dalle barene che contengono reminiscenze e passato, immote come il giorno della creazione, è in realtà il simbolo della distruzione e della rinascita, fisica ed economica, anche recente. Una summa della storia e del destino umano narrata in forma alchemica, vertiginosa e straniante. L’omaggio irripetibile dell’artista della circolarità e dei processi coesistenti, dell’alchimista delle rovine e delle emozioni per i 1600 anni di un caposaldo dell’umanità moderna, molte volte a fondo, una volta in più emerso.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

 

Anselm Kiefer
Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2020-2021

Sala dello Scrutinio
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, resina, acciaio, zinco, piombo, filo metallico, foglia d’oro, legno cauterizzato, tessuto, terra, paglia, corda, carta, carta cerata, scarpe e carboncino su tela

Sala della Quarantia Civil Nova
Emulsione, acrilico, olio, gommalacca, legno cauterizzato, carboncino, libri bruciati e filo metallico su tela,
dipinto in 7 parti. Dimensioni dell’installazione: 560 x 620 x 500 cm

con il supporto di Gagosian

26 marzo – 29 ottobre 2022

Palazzo Ducale
Sala dello Scrutinio, Venezia

Info: www.visitmuve.it

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