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TORINO | Galleria Zabert | Fino al 28 ottobre 2017

Intervista a TOBIA RAVÀ di Chiara Serri

Paesaggi, forme zoomorfe e architetture, a volte spinte sino ai limiti dell’astrazione. Le opere di Tobia Ravàartista che si avvale di diversi linguaggi, abbinando tecniche tradizionali e moderne tecnologie – attingono a varie fonti: da un lato la cultura ebraica, nell’ambito della quale si è formato e tuttora si muove, dall’altro gli studi di Semiologia all’Università di Bologna, dall’altro ancora l’approfondimento scientifico e l’elaborazione di una congettura matematica, la cosiddetta “Congettura di Ravà”, che gli è valsa l’invito a Bruxelles e New York. Tra segni e riferimenti simbolici, arcani numerici e letterali, incontriamo l’artista per parlare della mostra personale in corso a Torino, delle esposizioni internazionali e dei progetti futuri.

Tobia Ravà, Sullam, sequenze in scala, 2015, resine e tempere acriliche su tela, cm 50 x 70, courtesy Galleria Zabert Torino, foto Amedeo Fontana

Tobia Ravà, Sullam, sequenze in scala, 2015, resine e tempere acriliche su tela, cm 50 x 70, courtesy Galleria Zabert Torino, foto Amedeo Fontana

Le tue opere si caratterizzano per la presenza costante del numero che diventa elemento portante di un “tessuto” pittorico e scultoreo ricco di significati. Qual è l’origine della tua ricerca? Come si è sviluppata nel tempo?
Già dalla metà degli anni Novanta ho ripreso in mano, anche nella mia ricerca artistica, quel particolare percorso della lingua ebraica che viene chiamato ghematrià, ovvero la corrispondenza tra lettera e numero delle parole ebraiche che fanno del testo biblico anche un testo matematico; ciò è avvenuto in maniera consequenziale al fatto di essermi accostato alla Kabbalah Luriana, caldamente consigliata per la mia ricerca dallo stesso Umberto Eco, con il quale avevo svolto parte della mia tesi di laurea in Semiologia dell’arte sull’interdizione visiva all’Università di Bologna. È incredibile, ma è anche tangibile, come la ghematrià  faccia parte di un percorso sia esoterico che essoterico e pur facendo anche parte della Kabbalah, quindi dell’ermeneutica mistica, ha determinato nei secoli un percorso estremamente razionale, la cui conoscenza ha portato fisici, matematici e scienziati di ogni specie ad avere una marcia in più nelle loro ricerche.

Spesso ti definisci artista multimediale… Le forme espressive di cui ti avvali?
Il termine multimediale, per quanto riguarda il mio lavoro, vuole significare, in senso letterale, il fatto che le opere sono ideate e costruite con materiali diversi a seconda della specifica necessità logica, compositiva o ideativa. Negli anni, ho lavorato con ogni tecnica grafica, dall’incisione alla litografia, dalla serigrafia alla pirografia su plexiglass. Sono passato dal collage alla pittura, dall’assemblaggio polimaterico alle resine, per arrivare alla sublimazione su raso acrilico e alla catalizzazione UV su alluminio.

Tobia Ravà, Cherubino romano (cavolo), 2015, bronzo patinato e lucidato, cm 18 x 38 dia., courtesy Galleria Zabert Torino, foto Amedeo Fontana

Tobia Ravà, Cherubino romano (cavolo), 2015, bronzo patinato e lucidato, cm 18 x 38 dia., courtesy Galleria Zabert Torino, foto Amedeo Fontana

Il linguaggio al quale ti stai dedicando maggiormente in questo periodo? Perché?
Oltre ai lavori riportati su lastra di alluminio specchiante in catalizzazione, cioè attraverso un processo di polimerizzazione delle resine poliesteri mediante i raggi UV, in questo momento sto facendo delle sculture in bronzo da fusione a cera persa, poi trattate in bagno di nichel e cromate. L’idea è quella di accostare sempre tecniche antiche a percorsi tecnologici di ultima generazione. Questo avviene sia sotto il profilo tecnico che dal punto di vista della poetica, delle idee che sottendono l’opera.

Alla Galleria Zabert di Torino è visitabile in questi giorni una mostra che si pone al limite tra arte, matematica e cultura ebraica…
Come la Kabbalah Luriana ci ha portato dalla teoria del Zim Tzum alla teoria del Big Bang, come le ricerche di Newton si sono sviluppate per anni a cavallo tra fisica ed ermeneutica mistica attraverso la ricerca dei modelli matematici che regolano la natura, così Alan Turing scopre il codice segreto tedesco (Ultra) attraverso un procedimento cabalistico di permutazione: TZERUF, che viene applicato sul primo rudimentale computer (Enigma). Allo stesso modo i lavori esposti a Torino seguono questo schema: ogni opera (boschi, vortici o mondo animale) rappresenta una fase di ricerca atta a perseguire il fine di riqualificare il pensiero umano raggiungendo un livello più alto e, forse, un contatto con un’entità superiore. Le mie opere sono piste diverse per cercare di spiccare un salto verso l’altrove. Sono rincorse teoriche inserite in un mondo non reale, ma probabile, che rappresentano elementi di teorie matematiche o linguistiche di frontiera, proiettate verso l’oltre…

Stai tenendo lezioni nelle università, nelle accademie e nei licei, riscontrando ampio interesse anche da parte dei matematici…
Da oltre dieci anni tengo per l’Università di Ca’ Foscari a Venezia due seminari ogni anno; uno in qualità di artista riguardante le Analisi della dinamica delle relazioni fra i soggetti del mercato dell’arte, nell’ambito del corso su aste e investimenti per la specialistica magistrale, l’altro specificatamente sul mio lavoro per il corso di laurea triennale Egart, ora in Beni Culturali: Elementi dialettici di calcolo trascendentale, dove spiego la funzione della ghematrià nei miei lavori d’artista e i primi insegnamenti di qabbalah propedeutici ad una diversa apertura mentale all’apprendimento della matematica, e non solo. In questa seconda veste, spesso sono invitato a tenere conferenze in altri atenei, nei licei e nelle accademie di belle arti. Ma altrettanto spesso vengono organizzati workshop nei quali interagisco anche con i ragazzini delle scuole elementari.

Tobia Ravà, Bosco di rubino, 2017, multiplo a sublimazione su raso acrilico, cm 55 x 70, foto Amedeo Fontana

Tobia Ravà, Bosco di rubino, 2017, multiplo a sublimazione su raso acrilico, cm 55 x 70, foto Amedeo Fontana

In questo momento alcune tue opere si trovano in giro per il mondo. Nell’ambito di quali mostre?
L’aver scoperto la cosiddetta “congettura di Ravà” sul numero teosofico relativo alla sequenza di Fibonacci, ha fatto sì che quest’anno mi invitassero con alcuni lavori ad Art & Math ecriture (s), curata dal dipartimento di Matematica dell’Università di Bruxelles, e a Paint by Numbers al HUC-JIR Museum in New York, da poco terminata ed ora itinerante negli USA. Si è da poco conclusa una mostra sull’energia in Russia, a Nizhnevartovsky, in Siberia, al Kraevedchesky Musej, Museo della Cultura del territorio T.D. Shuvaev. Prosegue fino alla fine di gennaio Kunst nach Chagall. Das Jahrundert nach der Durchburg a Basilea, al Jüdisches Museum der Schweiz.

Progetti in cantiere?
Dopo la collettiva Ritratti di donne, a cura di Maria Luisa Trevisan, allestita fino a metà novembre presso PaRDeS, Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea di Mirano (VE) e nella mia Art Factory di Venezia, dal 29 novembre 2017 al 29 marzo 2018 presenteremo, sempre a Mirano, il mio lavoro recente a tema animale, intitolato Matematiche zoomorfe. Una nuova piccola rivoluzione tecnica sul piano formale e un nuovo percorso prevalentemente legato ai numeri primi sul piano teorico compositivo…

Tobia Ravà nasce a Padova nel 1959. Lavora a Venezia e a Mirano (VE).
www.tobiarava.com

Tobia Ravà, I numeri della creazione
5778 L’alba di un nuovo anno
A cura di Ermanno Tedeschi

Galleria Zabert
Piazza Cavour 10, Torino

20 settembre – 28 ottobre 2017

Orari: da martedì a sabato ore 10.30-13.00 e 15.30-19.00
Ingresso libero

Info: tel. +39 011 8178627
info@galleriazabert.com

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