ROMA | MATTATOIO | PADIGLIONE 9A | 30 MARZO – 27 AGOSTO 2023
di MARIA VITTORIA PINOTTI
L’attuale cartografia cittadina spinge di per sé alla ricerca dell’elemento naturale in quanto pausa rispetto all’incessante flusso sonoro e visivo della realtà urbana. Sarebbe auspicabile, infatti, nel susseguirsi della vita ordinaria, vivere degli intervalli temporali in contatto con una terra animata, selvaggia e brulla, mantenuta in vita da un inaspettato e profondo rapporto con gli elementi naturali. A tal riguardo, ecco puntuale la mostra Terra animata, a cura di Paola Bonani e Francesca Rachele Oppedisano, allestita presso il Mattatoio di Roma dal 30 marzo al 27 agosto 2023. Il progetto prende vita attraverso un gruppo di artisti quali Gianfranco Baruchello, Giacinto Cerone, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Mario Merz, Pino Pascali, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, posti in corrispondenza a quelli di ultima generazione, tra cui Nico Angiuli, Emanuela Ascari, Massimo Bartolini, Leone Contini, Pamela Diamante, Bruna Esposito, Michele Guido, Renato Leotta e Marzia Migliora. Nonostante la complessità della materia trattata, se non altro per la sua innata classicità, la mostra si rivela viva ed energica nel continuo gioco di rimandi con cui le opere sono poste in sorprendente e suggestivo rapporto dialogico.
Il fattore preminente, ed al contempo propulsore, che emerge da Terra animata è l’idea madre per tutti gli espositori di pensare alla natura quale musa ispiratrice della propria intimità e complessità quotidiana, in quanto motore inesausto di idee e creativa fonte di ispirazione. Difatti, la scelta delle curatrici di scegliere la terra come inesauribile sorgente è sintomo di un vivere nel presente, per misurarne la dialettica, i conflitti e le contraddizioni generate. Nel percorso in rassegna le opere incidono sulla consapevolezza dello spettatore sino a sfiorarne diversi aspetti, facendo emergere univocamente una questione: come ricucire il filo di una umana consapevolezza di dubbio rispetto dell’ambiente naturale che il più delle volte appare lacerato se non ignorato?
Risponde a questo quesito, in maniera audace ed intelligente, l’artista Pamela Diamante (Bari, 1985), di cui è consultabile una interessante e godibile selezione di collage finemente lavorati con pietra paesina. Le sue realizzazioni svelano, nel loro insieme, un lavoro carico di nobiltà manuale, frutto di una impostazione equilibrata e di un’attenta ricerca scientifica. Le opere si cifrano per la presenza di vedute naturali stilizzate unite a sottili e limpide linee di pietra, la cui materia dolce e porosa, è definita da un’audace colorazione intervallata da linee crudamente dichiarate. Nella scelta degli scatti v’è un’anima memore di uno spirito romantico, beninteso, da intendere quest’ultimo come fenomeno di adulazione verso la natura e le terrene radici. Così, ogni pezzo si presenta come un piccolo terremoto, quali sismi fotografici originati dal movimento della terra ed il suo riaffiorare dal profondo per stratificazione. Va da sé che nelle opere si percepiscono anche i dubbi e le perplessità che la Diamante pone in un suggestivo rapporto ragionativo con il paesaggio, sì da creare un territorio d’inchiesta misteriosamente silenzioso, talché ogni opera risulta abilmente originata da uno studio e della riformulazione del dato reale e naturale.
Degna di nota è pure la ricerca curata da Luca Maria Patella (1934, Roma), il cui lavoro video e fotografico ispira la titolazione della mostra. Il materiale esposto risulta di grande interesse, in quanto importante momento di sperimentazione per la storia dell’arte nel settore della multimedialità fotografica dagli anni Sessanta in poi. Patella utilizzando lo spazio naturale come elemento plastico, rinuncia a concepirlo come una sterile sostanza d’astrazione, per trattarlo, invece, come materia malleabile e misurabile, che si intreccia vicendevolmente attraverso il corpo umano e la sua costruzione visiva. E così il tempo diventa un fattore emozionale, in cui costruzioni visive prendono vita in un campo arato, come luogo ideale per relazionarsi e misurarsi. Inoltre, la trasposizione del video su tele fotografiche permette di accostarsi al soggetto volutamente fuoricampo e sfocato, percependo il valore di una descrizione imperfetta, in relazione, quasi in contrapposizione, con una terra animata in moto perpetuo.
Lontano dalla descritta, sia pur sommariamente scientificità del Patella, ma pur sempre nel solco degli storicizzabili, sono da citare le interessanti opere di Giosetta Fioroni (1932, Roma), pregne, come sono, di una poetica candida di lieto rapporto con la natura. Le sue carte fremono di una poesia mantenuta in vita dalle dolci vibrazioni tra gli elementi della sfera intima costruita simbioticamente con il suo amato Goffredo Parise ed il micromondo naturale. Ne affiora una pratica creativa a metà strada tra la grafica e la scultura, colma di uno “spensierato parlare e guardare” che caratterizzano solo alcune porzioni della campagna veneta, assorbite e rappresentate in maniera sporadica, se non casuale. Nel complesso, la mostra rivela una natura mai al di sopra del fattore umano, con cui di contro, ne marca il fare quotidiano mantenendo alcune volte uno sguardo distante autonomo, giocando, di conseguenza, anche su reciproche e mirabili influenze incrociate. In questo modo ci vengono offerti spunti di riflessione che si innestano nel complesso problema, per ora irrisolto, tra la natura e chi talvolta tende ad antropizzarla oltre il consentito, in maniera irrecuperabile.
Terra animata. Visioni tra arte e natura in Italia (1964-2023)
A cura di Paola Bonani e Francesca Rachele Oppedisano
30 marzo – 27 agosto 2023
Mattatoio
Piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
Orari: da martedì a domenica dalle 11.00 alle 20.00, l’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura