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MILANO| Fondazione Matalon | 12 gennaio 2012, ore 19.00.

www.caramammaecaropapa.it

Prosegue la presentazione al pubblico del progetto “Cara mamma, caro papà”, dell’artista Alessia De Montis. Questo secondo appuntamento vedrà una tavola rotonda organizzata presso la Fondazione Matalon,  alla quale interverranno l’artista Alessia De Montis, la critica e curatrice  Alessia Locatelli, Massimo Rizzardini, Docente Università degli Studi di Milano e altri ospiti in via di definizione e Paolo Brazzoli, ingegnere.

PRESENTAZIONE del PROGETTO  di Alessia Locatelli

Non è possibile o non è facile mutare col ragionamento ciò che da molto tempo si è impresso nel carattere. (Aristotele)

Lacrime salate, profonde vibrazioni dell’anima. E due esseri che ci hanno generato, senza la possibilità di sceglierli. Nondimeno discendiamo da qualcuno che contribuisce enormemente alla nostra autodeterminazione nel mondo. I legami familiari sono la base della formazione dell’individuo. La rabbia, le incomprensioni, le frustrazioni fanno parte della gamma di impulsi con cui ci confrontiamo, fin dalla tenera età, nelle quotidiane dinamiche delle relazioni familiari ma spesso la rielaborazione in età adulta può sembrare inutilmente tardiva. Ognuno pensa che le irrisolte questioni coi genitori siano parte di un percorso personale indicibile e, sovente, non più risanabile.
“Cara mamma, caro papà”, l’ultimo lavoro affrontato dall’artista Alessia De Montis vuole cercare di scandagliare i legami consanguinei alla ricerca dei profondi solchi che lasciano nella personalità.
Il progetto si articola in diverse fasi. Primariamente un sito web (http://www.caramammaecaropapa.it/) in cui, attraverso un’interfaccia blog, i navigatori vengono invitati a scrivere in modo totalmente anonimo una lettera aperta ai genitori, per fissare attraverso un gesto poetico parole mai dette e sedimentate nel fondo dell’anima.
Collettivizzare le proprie emozioni, condividere uno stato d’animo che pensavamo solo nostro aiuta a riconoscerne il valore universale, perché no, terapeutico. Citando A. Jodorowsky: “(la condivisione) Spezza la quotidianità delle proprie problematiche e del personale vissuto, per arrivare a una nuova percezione del problema”. Senza alcuna pretesa di analizzare clinicamente la questione, la prima tappa del lavoro di Alessia si prefigge una doppia valenza: alleggerire l’animo da fardelli inespressi nei confronti dei propri genitori attraverso il “gravoso” gesto del mettere nero su bianco tali pensieri e, leggendo le lettere degli altri, riconoscere come questi siano elementi ricorrenti nella vita di tutti, non dipendenti dalla sfera privata.
È la prima volta che l’artista si confronta col mondo del World Wide Web, e lo fa ricorrendo alla materia prima dell’umanità attraverso l’approccio inviolato e sincero di chi non ha mai avuto alcuna interfaccia virtuale ma desidera condividere l’esperienza di questo work in progress col mondo intero. La raccolta delle lettere trova dunque nel web il suo inizio in quanto agile e veloce strumento di condivisione (pensiamo ad esempio al ruolo sociale che oggi ha assunto internet, facile medium per raccontarsi senza l’incidenza dello sguardo dell’altro) ma continua per le strade, nei vernissage, alle fiere…
Accumulando lettere, mese per mese cresce fino a creare il primo nucleo del lavoro. Successivamente l’opera prende una forma. Da virtuale diviene fisica, tangibile. L’installazione è il prosieguo naturale del processo creativo dell’artista. Una grande struttura in vetro (= vetro come simbolo della permeabilità tra sfera intima e pubblica) accoglie le lettere stampate e precedentemente accartocciate. All’interno della struttura viene montato un grosso ventilatore e la sua pavimentazione è coperta di sale, testimonianza solidificata e tangibile delle lacrime versate. L’aria generata dal ventilatore crea un turbinio di lettere che colpiscono chi varca la soglia ed entra nella stanza. I pensieri ai genitori concretizzati su carta vogliono essere raccolti, letti e condivisi in una catarsi_ personale e al contempo collettiva_ permeabile come il vetro stesso che compone la struttura; “per capire che siamo tutti figli di un padre ed una madre per mezzo dei quali siamo sulla terra..”, racconta l’artista: “Per imparare ad alleggerire questo fardello di cose non nostre.(…) Realizzare che siamo nel mondo e che ognuno ha il proprio destino da ascoltare, per imparare ad essere veramente liberi”.
Alessia De Montis lavora da molti anni nel tentativo di affrontare, attraverso il linguaggio della multimedialità, gli archetipi che costituiscono la terminologia sotto cui poniamo le categorie “uomo” e “donna”. “Cara mamma, caro papà” è dunque un ulteriore tassello al grande mosaico delle dinamiche umane che Alessia scrupolosamente studia e compone nella personale ricerca del ti en einai, il principio primo.

Vi invitiamo a visitare il sito ed a partecipare al progetto sul web scrivendo la vostra lettera anonima ai genitori!
www.caramammaecaropapa.it

Alessia De Montis
Cara mamma, caro papà
a cura di Alessia Locatelli
12 gennaio 2012 alle ore 19.00
Fondazione Matalon
Foro Buonaparte 67, Milano
Info: +39 02 878781 – 347.9638427
caramammaecaropapa@gmail.com
alessia_locatelli@hotmail.com

www.caramammaecaropapa.it

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